Presentiamo in anteprima un libero stralcio dell'opera che Fausto Negri ha dedicato alla nostra città ed alla sua cattedrale e che verrà presentata al Teatro Magnani sabato 19 Settembre alle ore 17,30 come abbiamo già segnalato questo evento in un post precedente di utile lettura.
Entreremo nel cuore della sintesi trinitaria di Gioacchino da Fiore permanendo ancora nell'ortodossia, anche se impregnata di visione profetica. Sarà poi il nostro concittadino Frate Gherardo da Borgo San Donnino che, esaltando l'opera di Gioacchino da Fiore, costruirà una sua visione che la Chiesa giudicherà eretica.
A Frate Gherardo in epoca postrisorgimentale la cultura massonica imperante aveva dedicato una via cittadina, via che successivamente è stata portata a sfociare sul sagrato del nostro duomo.
La lettura di alcune composizioni farà da cornice all'evento.
Entreremo nel cuore della sintesi trinitaria di Gioacchino da Fiore permanendo ancora nell'ortodossia, anche se impregnata di visione profetica. Sarà poi il nostro concittadino Frate Gherardo da Borgo San Donnino che, esaltando l'opera di Gioacchino da Fiore, costruirà una sua visione che la Chiesa giudicherà eretica.
A Frate Gherardo in epoca postrisorgimentale la cultura massonica imperante aveva dedicato una via cittadina, via che successivamente è stata portata a sfociare sul sagrato del nostro duomo.
La lettura di alcune composizioni farà da cornice all'evento.
Personalmente ora aggiungo questo tardo dipinto, volutamente non finito, di Ettore Ponzi che rivive la storia di un luogo, che è poi il nostro, in un atmosfera di visione.
A.P.
Borgo San Donnino tra storia e visione in un dipinto di Ettore Ponzi |
GHERARDO
DA BORGO SAN DONNINO
Un
Frate “gioachimita” ed eretico
PARE INCREDIBILE, MA TUTTO QUESTO È “SCRITTO”
SULLA FACCIATA DELLA NOSTRA CATTEDRALE!
La
figura di Gioacchino da Fiore
Convinto dell’urgenza di scelte decisive,
tra il 1188 e il 1190 il monaco calabrese Gioacchino, appartenente all’ordine
cistercense, diede avvio in Fiore – sulla Sila - (poi San Giovanni in Fiore) a
una nuova forma di vita monastica.
Dante lo colloca nel cielo del Sole e lo
fa presentare da San Bonaventura come «il calavrese abate Giovacchino / di
spirito profetico dotato» (Paradiso XII, 139-141). La fama di profeta lo
accompagnò già da vivo, dandogli notorietà e prestigio anche presso Papi e
sovrani. Egli, però, precisò più volte di considerarsi solo un teologo. Gioacchino
non voleva prevedere il futuro, ma far capire il presente ed il suo urgere in
una direzione della storia. Non annunciò dunque l'imminenza della fine dei
tempi, quanto una svolta, una nuova era.
Il
fulcro centrale del pensiero gioachimita è la suddivisione della storia
dell’Umanità in tre ere, associate alle tre figure della Trinità.
Il teologo
stimò che, dopo «l’epoca del Padre»
(Antico Testamento), l’umanità stava attraversando «l'epoca del Figlio».
Questa, prossima alla fine, avrebbe presto lasciato spazio alla nascente «epoca
dello Spirito Santo».
In un momento
di continui conflitti - Papa e Imperatore, guelfi e ghibellini, guerre locali
-, Gioacchino prospettava dunque una “terza età”, come un “nuovo Fiore”, l’età
dello Spirito-Amore che tutti attendevano. Tanti in quel tempo invocavano una
svolta, un “novus ordo”, una Chiesa spirituale. In essa sarebbe stata possibile
aprire la vera “porta” della Parola di Dio, cioè comprenderne il significato
più profondo tramite una “intelligenza spirituale”. La vita attiva dei chierici
sarebbe stata superata dalla vita contemplativa dei monaci, chiamati gli
“Spirituali”.
Tutta la storia andava così
interpretata come una storia di progresso: dalla severità dell’Antico
Testamento alla relativa libertà del tempo del Figlio, nella Chiesa, fino alla
piena libertà dei Figli di Dio, nel periodo dello Spirito Santo, che sarebbe
stato anche il periodo della pace tra gli uomini, della riconciliazione dei
popoli e delle religioni. La Storia non venne più vista come un declino verso
la fine del mondo, ma un’ascesa piena di speranza verso il compimento dei tempi.
Frate
Gherardo da Borgo San Donnino
Le idee del
monaco calabrese si diffusero tra gruppi eterogenei (movimenti “gioachimiti”)
che però confusero il suo messaggio.
Si trattò di una diffusione talmente
repentina da permettere ad alcuni storici di asserire che l’Ordine florense “s’abbatté
come un ciclone” nella Chiesa del tempo.
Frate Gherardo di Borgo è stata la tromba
d’aria più forte di quel ciclone che, da una parte ha prodotto frutti
spirituali come gli ordini mendicanti, opere d’arte e frutti artistici come il
duomo di Borgo; ma anche dottrine eretiche come, appunto, la sua.
Giovanni da Parma, ministro dell’Ordine
francescano, e il suo allievo Frate Gherardo da Borgo San Donnino sostennero la
visione di Gioacchino da Fiore. Gherardo, che
era stato inviato a insegnare a Parigi – l’Università più prestigiosa del tempo
- proprio da parte di Giovanni da Parma, nel 1256 venne denunciato dai teologi
secolari della Sorbona e condannato dal papa Alessandro IV per il
cosiddetto "scandalo del Vangelo eterno", che prende il nome dal
titolo che Frate Gherardo aveva scelto per una edizione da lui curata e
glossata dei libri di Gioacchino da Fiore (il titolo
di quel testo era “Introductorium in evangelium aeternum” - 1254).
Gherardo, in questo testo, faceva proprio il
criterio esegetico di Gioacchino, esasperandone tuttavia l'aspetto profetico ed
escatologico, con esiti per certi versi dirompenti. Egli dichiarava che il
Nuovo Testamento aveva cessato ogni sua funzione a partire dal 1200, mentre
l'avvento dell'Anticristo e delle tribolazioni che lo avrebbero accompagnato
quali espressioni del passaggio all'età dello Spirito erano, contrariamente a
quanto lo stesso Gioacchino aveva sostenuto, temporalmente circoscritte
all'anno 1260. Il frate di Borgo sosteneva dunque che
il Vangelo eterno del veggente calabrese avesse completato e sostituito il
Vangelo di Cristo e che la Chiesa avesse ormai
esaurito il proprio ruolo storico: al suo posto subentrava una comunità
carismatica di uomini liberi guidati interiormente dallo Spirito, cioè i
"Francescani spirituali". L'opera
fu condannata ad Anagni (1255) e Gherardo fu sospeso dal ministero sacerdotale;
insistendo nella sua dottrina, fu processato nel 1258 a
Parigi. Dopo 18 anni, nel 1276, morì prigioniero e ritenuto pazzo; gli fu
negata persino la sepoltura religiosa.
A
questo punto, sorge spontanea la domanda: "Il messaggio di Gioacchino da
Fiore e le idee di Frate Gherardo da Borgo San Donnino, hanno in qualche modo
influenzato le raffigurazioni poste nel nostro Duomo?".
La
risposta è… “sì”.
Per
saperne di più, ti invitiamo a partecipare all’incontro del prossimo
19 Settembre -
ore 17,30 –
presso il
Teatro Magnani
In tale occasione Fausto Negri presenterà un suo
testo, edito da Enrico Mattei, che porta il titolo “Gloria, Martirio e Profezie”, in cui propone un’interpretazione
complessiva della facciata della nostra Cattedrale.
PER APPROFONDIRE
Gioacchino da Fiore: I
cerchi trinitari
(tavola tratta dal
"Liber Figurarum")
Con
la tavola dei tre cerchi si entra con un ‘colpo d’occhio’ nel cuore della
sintesi trinitaria di Gioacchino da Fiore. Siamo ancora nell'ortodossia anche se impregnata di visione profetica. Sarà poi il nostro concittadino Frate Gherardo da Borgo San Donnino che, esaltando l'opera di Gioacchino da Fiore, costruirà una sua visione che la Chiesa giudicherà eretica.
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