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lunedì 13 giugno 2016

L'osteria "d'la Francia"


Si deve alla penna di Nino Denti la più bella descrizione di quell'edificio posto alla confluenza della strada proveniente da Salsomaggiore e la vecchia circonvallazione dove oggi giriamo in tondo nella nuova piazza provvisoriamente chiamata "Gramsci". Nel 1980 veniva infatti pubblicato il 14 volume della fortunata collana Quaderni Fidentini dell'avvocato Nino Denti illustrato da disegni di Ettore Ponzi.
Leggiamo e guardiamo. 


La foto è di qualche anno fa ma ancora oggi la palazzina si presenta così
Questo è un particolare, il balcone oggi prospetta su piazza "Gramsci"
Ed ecco una foto storica, come l'ombrello ed il cappello
del contadino in abito da città

L'osteria "d'la Francia" 
Dal volume "Osterie di Casa Mia" di Nino Denti

Alcuni anni prima della guerra 1915-1918 era arrivata in Borgo dalla Francia una famiglia del casato dei Corradi, la quale intese aprire un esercizio di vendita di vino; la prima azienda venne sistemata in un negozio di macelleria di carne equina, in contrada San Michele, ceduto da un ben noto "Sprochén", di origine parmigiana. Non fu però che un inizio, perché dopo poco tempo, i Corradi pensarono di fare un passo in avanti, prendendo in affitto una casa isolata di nuova costruzione, posta alla confluenza della strada per Salsomaggiore e di quella della circonvallazione.
Era una palazzina pretenziosa, ideata con criteri presuntuosamente «faraonici», cosi da attirare l'attenzione di chi passava appresso; infatti non venne installata alcuna insegna, quasi a non voler profanare lo stranissimo stile.
La chiamavano tutti l'Osteria della «Francia» e ciò piacque ai gestori e ancor di più ai clienti.
A tener lontana dall'osteria la cosiddetta «gente da poco» era l'austerità di questa palazzina, che automaticamente divenne come la sede di un circolo di appartenenti all'élite borghigiana, intenditori di buona cucina e di altrettanto buona cantina; vi si dava anche alloggio, con poche camere a disposizione, confortevoli in tutti i sensi.
La signora Corradi mandava avanti da sola la cucina e poiché veniva dalla Francia, dove la gente ha sempre avuto cura dei fornelli come delle bottiglie, non ci mise molto a creare per il proprio esercizio una meritata fama di posto di delizie per il palato e per lo stomaco: premessa, questa, che assicurò subito una buona clientela.
Come succede in tutti i centri di provincia, dove è facile controllare i vari ambienti pubblici, a Borgo i cosiddetti «signori» si organizzarono, per stare da soli nelle ore trascorse lontano dalle proprie attività e dal proprio focolare domestico e l'osteria della «Francia» divenne una specie di cenacolo, più che di giorno, di notte, dato che, per essere in regola con l'orario di chiusura, bastava mettere i battenti alla porta d'entrata.
Al pianterreno c'era l'ampia cucina e le stanze per chi chiedeva da bere e da mangiare; c'era sempre una saletta riservata, le cui finestre venivano chiuse quando ospitava gente con una certa discrezione. L'osteria della "Francia" non poteva a meno di essere l'argomento di tante indiscrezioni.
Allora le donne difficilmente frequentavano pubblici locali e se qualche giovane ragazza doveva andarci, prima di superare la porta d'entrata, si guardava d'attorno, per paura di occhi indiscreti.
Poi alla "Francia" vi fu un "fattaccio". 
.........

Ometto per non disturbare animi sensibili e morigerati la descrizione del "fattaccio" riportata nel volume citato.

2 commenti:

  1. Ambrogio, interrompi sul più bello, non vale! Praticamente, l'Osteria d'la Francia era un'antenata del Dea Luna della Fidenza odierna: mangia, bevi e…

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  2. Interrompa pure signor Ambrogio, è quanto di meglio!
    Ricordo, era sulla ds dopo la villa liberty, come si può notare un piccolo slargo sulla ds dell'ultima foto.
    Grazie!

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