Sui ponteggi del Duomo
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La chiesa, sulla via che conduce i pellegrini a Roma, era ed è luogo di accoglienza, di ristoro fisico, ma soprattutto spirituale, per chi si mette in viaggio in una intima ricerca di risposta alla sua ansia.
Tale profondo significato colse l'Antelami, non solo scultore e architetto, ma raffinato e sensibile conoscitore dell'animo umano e dei suoi tormenti.
Solo questo da una spiegazione alla meraviglia che nasce davanti alla sua opera.
La facciata è un libro di pietra, aperto e parlante,in cui non solo la storia del Santo viene rappresentata, ma la spiritualità medievale, la storia sacra, il simbolismo delle figure, la catechesi per immagini.
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Dall'arenaria emergono figure vive, occhi penetranti, gesti eloquenti, sono personaggi che si muovono, che comunicano, siano essi i poveri scalzi o i ricchi con abiti di pregio, l'imperatore che si accarezza la barba o siano coloro che seguono quello strano passaggio di soldati a cavallo.
Ancora, dopo otto secoli, conservano la loro freschezza, in certe parti il taglio che incide la pietra è così preciso come se fosse appena realizzato.
Una domanda per chi compie il restauro e ci accompagna: quale materiale tanto resistente e da dove proviene?
Come dare vita agli occhi? Con il colore o con una goccia di piombo?
Ancora : ci sono tracce di colore? Se sì, come fissarlo perché resistesse nel tempo?
Osservare da vicino significa cogliere la finezza delle decorazioni, veri e propri ricami; di fronte ad alcuni ci siamo soffermati alla ricerca di un'interpretazione, perché qui tutta la cultura del tempo è presente, non tutto ancora è chiaro nel suo messaggio, ma niente è affidato al caso.
Una sorpresa la riserva l'osservazione esterna del velario che toglie la profondità dei volumi e porta tutto in superficie.Sopra il portale centrale e sotto la cimasa, ai lati della figura del Cristo glorioso sono visibili “i graffi”: il quadrato scomposto in quadrati, a loro volta scomposti che suggeriscono la lettura architettonica della facciata.
Marisa Guidorzi
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