Non è sfuggita agli abitanti la presenza di amministratori e di rappresentanti della proprietà nel sopralluogo di qualche giorno fa in Via Romagnosi e Via Frate Gherardo. L'ipotesi formulata è di una verifica congiunta circa lo stato di salute di Palazzo Arzaghi.
Oggi la segnalazione, suffragata da eloquenti immagini, è di operai sul tetto dell'edificio intenti a sistemare i teloni di protezione che vento ed altri fenomeni atmosferici avevano reso precari. Un po' poco per capire le intenzioni maturate dopo i cinque anni di abbandono che hanno fatto seguito all'allarme lanciato da Italia Nostra nel 2010.
Il tavolo di lavoro a suo tempo previsto probabilmente è stato apparecchiato per altre cose, ma non disperiamo, quale miglior occasione per la presente Amministrazione di dimostrare di aver a cuore la città?
Le immagini artisticamente surreali per ora sono le uniche.
LA RELAZIONE STORICO - ARTISTICA
Palazzo Arzaghi , cosiddetto dal nome dell'antica e nobile famiglia fidentina che lo abitò per più di 300 anni - dalla sua fondazione nel sec. XVI fino all'800 - costituisce una delle ultime sopravvivenze di edilizia storico-monumentale della città di Fidenza (come noto, gravemente danneggiata dai bombardamenti dell'ultima guerra),' e sicuramente uno dei più rari esempi anche in ambito parmense di architettura cinquecentesca, tutt'ora conservato nell'integrità della sua struttura originaria sebbene sia disabitato da molto tempo.
Il palazzo sorge all'inizio di Via Frate Gherardo, nel punto in cui la stretta strada sbocca su Piazza del Duomo e quindi a pochi passi dall'eccezionale monumento romanico-antelamico, e ai sviluppa per tutta la larghezza dell'isolato nel quale è inserito, prospettando con il suo fronte posteriore su Via Romagnosi, ovvero su quella direttrice viaria che oggi corrisponde alla linea degli antichi "terragli", le fortificazioni medioevali di Borgo San Donnino (antica denominazione di Fidenza) costituita da mura e terrapieni, le quali perdurarono fino al 1575, quando i Farnese dotarono la città di un nuovo e più ampio sistema difensivo.
L' impianto plani-volumetrico del Palazzo Arzaqhi riflette i caratteri tipici dell'edilizia civile del sec. XVI. La pianta, compatta, ha forma pressoché quadrata; ad essa, sul fronte posteriore è aggregata una torretta angolare coronata da robuste mensole in cotto, la quale pare costituire la rielaborazione di una più antica torre appartenente alle fortificazioni medioevali. Inoltre, il palazzo si sviluppa su due piani fuori terra, oltre il sottotetto e lo scantinato, il quale occupa tutta l'area dell'edificio e che parrebbe essere stato ricavato scavando nel massiccio basamento delle mura urbane medioevali, a testimonianza anche di un magistero costruttivo tipico dell'epoca rinascimentale.
La facciata principale su Via Frate Gherardo, oggi in mattoni faccia-vista, ma fino a non molto tempo fa intonacata, come mostrano i lacerti di intonaco ancora visibili, si presenta come una sobria quinta continua appena interrotta dalla bucature delle finestre rettangolari, disposte su quattro assi, e dal portone d'ingresso, centinato. Nessuna decorazione particolare, ad eccezione delle due terminazioni a bugnato che "chiudono" da un lato e dall'altro la facciata,e di una cornice che corre sopra i finestrini del sottotetto.
Il fronte posteriore, invece, appare più ricco e articolato, sebbene le originarie caratteristiche architettoniche siano state in parte identificate nelle epoche successive. Nella sua primigenia configurazione, infatti, esso presentava per tutta la sua lunghezza al piano terra un portico ad archi a tutto sesto e coperto con una serie di volte a crociera su pianta pressochè quadrata, e, al primo piano, un loggiato, anch'esso ad archi a pieno centro sorretti da pilastri in mattoni. Sia la loggia che il portico (ad eccezione delle ultime due campate) risultano oggi tamponati con muri, al centro dei quali si aprono semplici finestre o porte, ma di entrambi sono ancora perfettamente leggibili la struttura e gli elementi formali.
Infine, completano la parte posteriore la già citata torre d'angolo, che al suo interno contiene la scala a due rampe del palazzo, e una piccola area verde, oggi incolta ma un tempo certo un grazioso giardino, la quale è separata dalla Via Romagnosi da un alto muro in mattoni interrotto da una cancellata affiancata da pilastrini.
L'interno del palazzo, organizzato distributivamente sull'asse del lungo corridoio che dal portone d'ingresso conduce al portico posteriore, conserva ambienti di grande interesse, ancora sufficientemente integri. Secondo la classica disposizione costruttivo-tipologica dell'edilizia civile dei sec. XVI-XVII, le sale al piano terreno si presentano prevalentemente coperte con le tipiche volte a crociera o a padiglione unghiato dalla forma assai armoniosa, mentre al piano primo si riscontrano sale con soffitti lignei a cassettoni con travi, travetti e assito, la cui tipologia e i cui modi costruttivi si apparentano strettamente ad analoghi esempi in alcuni palazzi di Parma caratterizzati da decorazioni dipinte di grandissimo pregio (Palazzo Tirelli di Borgo San Vitale, Palazzo Borri in Borgo delle Colonne) .
E' da notare che nelle attuali sue condizioni il palazzo non mostra apparati ornamentali visibili; tuttavia, proprio per la sua sostanziale integrità e le caratteristiche formali e tipologiche può fare legittimamente sospettare la presenza di decorazioni dipinte su pareti, volta e soffitti. Ne una conferma il ritrovamento casuale, avvenuto in tempi recenti, di un tondo ad affresco al centro di una volta, forse raffigurante un angelo o un putto, ma ancora di incompleta decifrazione, perché tuttora non pulito né restaurato, già attribuibile, tuttavia, alla cultura tardo-rinascimentale.
Per i suoi caratteri storici e architettonici, dunque, e per la necessità di tutelarne al meglio l'integrità, il Palazzo Arzaghi viene sottoposto alla Legge 1/6/1939. n. 1089.
Chssà che il lodevole lavoro svolto con grande impegno dagli alunni della 4H della Scuola primaria Ongaro, tanto da farle vincere il primo premio al concorso di Italia Nostra, non abbia risvegliato nei cuori degli amministratori e notabili locali, l'orgoglio per il patrimonio artistico della città. Forse il nostro bel Duomo, con l'ornamento di palazzo Arzaghi riportato al suo antico splendore, potrebbe essere davvero riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità.
RispondiEliminaDirei proprio di si. Per quanto mi riguarda è stato il primo vero sostegno che ho ricevuto a questo proposito. Grazie
EliminaDel resto dovrebbe essere proprio la scuola ad educare i giovani alla conoscenza ed al rispetto del patrimonio artistico lasciatoci dai nostri antenati.
RispondiEliminaAuguriamoci che gli insegnanti seguano sempre più numerosi l'esempio degli alunni della 4H, per rendere i giovani più consapevoli dei loro diritti e doveri sia di cittadini che di persone.
Chiara Grassani · Il problema non sono i teloni, ma la inciviltà dei cittadini che sporcano, orinano e defecano nella via e vicino ai ponteggi che ormai fanno parte dell'arredo urbano... senza tralasciare le.carcasse di piccioni morti e ratti. E tutto questo a due, ma dico due passi dal nostro monumento principale. Ma credo che più di un discorso di decoro si tratti di una seria questione di igiene pubblica, troppo e per troppo tempo non considerata nonostante le segnalazioni effettuate dai cittadini. Certo, i nostri politici preferiscono essere alla ribalta con altri scoop, facendosi fotografare tra bambini o a braccetto con i vigili urbani per le vie di Fidenza...sistemare questa questione probabilmente non da sufficiente luce, procura pochi voti, di sicuro non il mio.
RispondiEliminaAndrea Massari Chiara fortunata lei che conosce come gira il mondo.
Chiara Grassani Complimenti se questa è l'unica cosa è in grado di replicare ad una manifestazione di una evidente esigenza della cittadinanza di fidenza. Perfetto, vede, allora se vuole la informo...
Andrea Massari Chiara Grassani infatti le persone che stanno lavorando lo fanno così! Per intercessione divina.
Chiara Grassani Le ricordo che non siamo nell'inferno dantesco, che lei non è Virgilio che non è nelle condizioni di dire: non ti curar di lor, ma guarda e passa. Le ricordo che è sindaco e deve saper rispondere.
Andrea Massari Classica risposta italica! C'è chi deve e chi ha il sapere infuso. Complimenti per l'educazione che le manca.
Chiara Grassani Non capisco la sua risposta. Mi lascia sconcertata. Se non è in grado di replicare in modo decente e con cortesia, perché ha fatto il sindaco? Per quanto riguarda il sapere, le assicuro che il mio non mi è stato infuso, ma che me lo sono sudato con anni di studio. Comunicherò ai miei genitori, noti cittadini di fidenza (mio padre è stato senatore e cittadino onorario) che non mi hanno educata bene. La sua più che la risposta di un politico è una risposta da bar.
Chiara Grassani Posso chiedere a Mario Cantini, sindaco uscente, che ne pensa della risposta del signor Andrea Massari? Avrebbe dato le stesse risposte? Negli.stessi termini?
Devo dire che le risposte del Sindaco dimostrano la sua inadeguatezza al posto che occupa. Il compito del primo cittadino è quello di mantenere l'ordine e la pulizia nella città, di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale (dabòn)e di scusarsi, senza arroganza, per quello che non può fare. Se i Sindaci (in generale) fossero meno formali nelll'approccio con i cittadini e più disposti ad ascoltare le loro richieste, chiedendone anche la loro collaborazione per il miglioramento della città, secondo me qualcosa in più si potrebbe ottenere.
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