Gli edifici e le realizzazioni di questo periodo della nostra città rimangono come testimonianza di un ventennio che per molti versi è stato rimosso dalla memoria cittadina.
L’architettura durante il fascismo divenne anche una forma di propaganda ed ebbe l'effetto di rafforzare il prestigio internazionale per il regime. L’architettura del regime ha attraversato due fasi che in parte si sono sovrapposte: quella razionalista e quella monumentale.
Si vuole che la fase del Razionalismo sia legata ideologicamente al primo fascismo creando un distacco dal passato, le forme classiche sono interpretate in chiave ideologica nazionalistica.
E' il periodo in cui Mussolini promuove iniziative architettoniche di rilevante impatto urbanistico come il ridisegno di intere aree urbane.
L'abbattimento dei terragli nord è iniziato, niente resterà di quel che vediamo nella foto. |
La realizzazione della piscina DUX e delle vicine infrastrutture sportive fa da cerniera urbanistica col quartiere San Lazzaro in cui s'intensificano le costruzioni. La costruzione della torre piezometrica è una delle realizzazioni simbolo di Fidenza e ne caratterizza ancora il profilo panoramico.
L’architettura fascista, con il consolidarsi del regime, muta le sue caratteristiche ed alla fase razionalista fa da contrappeso una fase monumentalista che testimonia l’idea di grandezza che il regime aveva di se; dall'uso geometrico delle forme si passa a privilegiare gli aspetti scenografici e monumentali.
Verso la fine degli anni trenta abbiamo la costruzione del Palazzo Littorio in Piazza dei Martiri Fascisti oggi Piazza Matteotti. Questo palazzo è oggi in disuso, molti lo ricordano anche come Casa del Popolo ed altri, più giovani, come Liceo.
Edifici storicamente consolidati vengono sostituiti da altre realizzazioni, oltre all'ex Convento dei SS. Giovanni che ha lasciato il posto al palazzo Littorio, altre demolizioni hanno interessato la stessa Piazza Garibaldi. Questa politica di abbattimenti e costruzioni di dubbio gusto sono comunque continuate nel dopoguerra e via via fino ai giorni nostri.
I miei nonni, hanno continuato a chiamarlo "Litòri" fin che sono vissuti. I miei genitori (mi scappa da ridere al ricordo) dicevano: "Lecsé däl Litòri" e subito appresso: "Scüšäm, da la Cà del Pòpul".
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