DEL DUOMO DI FIDENZA
Di
seguito alcune annotazioni ed immagini relative a questo gioiello del romanico.
L’abside esterna
Come
ho già fatto notare nel testo che accompagna il video sulla Cattedrale
realizzato da Umberto Zanella (ora anche su youtube; vedi sito www.umbertozanella.it, alla voce:
“Sculture e bassorilievi del Duomo di Fidenza”), l’Antelami ha lavorato sotto
una precedente chiesa, allungandone in avanti la facciata poi arricchita di
bassorilievi e statue, e progettandone l’abside così da rendere più spaziosa la
cripta.
Guardando
l’abside esterna da Via Micheli (antico percorso della via francigena) si
possono cogliere, in alto, due rosoni. Quello superiore, cieco, è della
primitiva chiesa. Il rosone inferiore, meno ornato, è invece quello che ancora
oggi dà luce all’interno del Duomo.
Forse
l’Antelami aveva pensato anche di costruire accanto all’abside due piccole
torri. Le fondamenta di una di esse sembra siano state ritrovate quando è stato
risistemato il piazzale verso il Vescovado.
Il degrado attuale
Nel
1973 è stato pubblicato con il contributo della Cassa di Risparmio il prezioso
volume di Roberto Tassi “Il Duomo di Fidenza”, oggi pressoché irreperibile.
Quando, con le fotografie di Massimiliano Conti, ho pubblicato la Guida “Le
pietre parlanti della Cattedrale di Fidenza” (Ed. Enrico Mattei, 2011), ho
potuto raffrontare le foto del Tassi con quelle realizzate solo pochi decenni
dopo.
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La Primavera, ove la raffigurazione dei Mesi di Marzo che suona il corno dei venti e di
Aprile col ramo fiorito, è ben conservata. Ma la colonnina di
destra si sta letteralmente sbriciolando!
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Osserviamo poi l’interessantissimo bassorilievo che raffigura l’Inverno,
rappresentato con l’anno vecchio che se ne va portando sulle spalle l’anno
nuovo che arriva con i doni contenuti in un prezioso sacchetto sorretto con la
mano sinistra. I due stanno di fronte ad un focolare, nell’atto di scaldare del
cibo posto in una pentola appesa ad una catena da camino. Questa è attaccata ad
un’asta, sulla quale alcuni strolghini sono appesi ad asciugare.
Ciò che volevo comparare sono le due immagini del
volto dell’anno vecchio (quello verso la pentola): ben riconoscibile nella
vecchia immagine, oggi è scomparso!
Se si pensa che per 800 anni la cattedrale ha
resistito ad ogni tipo di devastazioni, dalla distruzione totale di Borgo da
parte dei parmigiani (1268) sino alle bombe dell’ultima guerra mondiale (1944),
possiamo ben constatare come l’inquinamento atmosferico ha fatto più danni
negli ultimi 40 anni che non negli 800 precedenti!
Il
particolare degli strolghini
Sono
tipici della nostra zona, tant’è vero che nel bassorilievo dedicato al segno
zodiacale dell’Acquario che si trova nel Battistero di Parma sono raffigurati i
salami di Felino.
Gli
strolghini (che nel Medioevo non si chiamavano però così) sono ottenuti
dalle rifilature magre del culatello e del fiocco di prosciutto. Per dare al culatello la
sua tradizionale forma a pera è necessario infatti rifilare il pezzo e la
pregiata carne che avanza viene destinata a questo prodotto di nicchia. Viste
le dimensioni e la composizione magra, questi insaccati in un budello sottile
non hanno una lunghissima stagionatura ma, per
accorciarla ulteriormente, venivano appesi sopra i focolari come nel
bassorilievo.
Il
nome strolghino deriva dal greco ‘astrologos’ e dal latino ‘astrologus’,
cioè ‘indovino’. Dal D.E.B.
(Dizionario Etimologico Borghigiano) della Claretta Ferrarini apprendo che il
termine potrebbe significare:
“Indovina cosa c’è dentro”; oppure: “Abbiamo strolgato (inventato) qualche cosa di eccezionale per il palato”. Viene automaticamente alla mente questa espressione tipica del nostro dialetto: “Mo csa vät a strulghèr?”, e cioè: “Ma cosa ti stai inventando?” (p.354).
Fausto
Negri
Gran bel lavoro, prof. Negri. Non è che dentro il pentolone sul fuoco, la persona stia mescolando "i gräsö" o facendo bollire "j'òss del gugnén" o "èl fürlón del parsütt". Me lo suggerisce il fatto che, i preziosi insaccati ed investiti di cui parli sopra, non hanno bisogno di alcuna bollitura e che il primo pasto consumato, "däl mässlén" e dal committente prevedeva proprio gli ossi bolliti, il fegato fritto con la ratella e "i sänguänâs cum la sigùlla". Dimmi cosa ne pensi.
RispondiEliminaGli strolghini sono appesi ad asciugare, così da essere mangiati presto, senza aspettare il tempo di stagionatura.
EliminaNon saprei cosa potrebbe esserci dentro la pentola raffigurata nell'abside del nostro Duomo: non è visibile alcun cibo.
Invece in quello del Battistero di Parma si vede bene che il contadino sta bollendo salami da pentola.
Prof Negri, il contadino del Battistero di Parma sta bollendo dei preti, nel pentolone, non vedo bene se quelli in tonaca o gli altri o ambedue.
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