Era nato il 27 luglio 1807 a Rimale, “villa vicinissima alla città sulla via Emilia.” Compí i suoi studi nel seminario locale ed ordinato sacerdote iniziò l'insegnamento nelle scuole secondarie pubbliche. “Fu esimio professore di lettere”. Ebbe vita breve, morì infatti il 19 febbraio 1852.
“Pregevole l'opuscolo , Controversie Archeologiche Patrie, ch'egli scrisse per comprovare, specialmente contro il Can. Pietro Seletti di Busseto, essere Borgo l'antica Fidenza” ( G. Laurini )
Con un' attenta lettura di testi e un'analisi precisa dei riferimenti condusse una ricerca sui documenti degli storici latini introducendo obiezioni e prove alle sue tesi.
In un libretto di quasi duecento pagine egli percorse la storia dei popoli e delle vicende che si sono alternati nell'area padana soprattutto nella parte a sud del grande fiume fino all'Appennino ligure.
Il suo intento era dimostrare sia la presenza di insediamenti nella bassa pianura, che il tracciato di una via di collegamento nello stesso percorso della attuale via Emilia o Claudia.
A chi contestava la difficoltà di vita nella pianura per la presenza di paludi e di allagamenti, ampiamente documentati in varie cronache, egli oppose la consuetudine romana di combattere le popolazioni, di respingerle ed inviare negli stessi luoghi coloni che coltivassero le terre.
Ne dedusse che l'acqua non fosse un ostacolo e che quelle terre fossero scelte per colonie proprio per la loro fertilità. Del resto come si sarebbe potuta giustificare la presenza di Adria in terreni più bassi e quindi più soggetti ad essere invasi dalle acque se si fosse negata la stessa possibilità a Fidenza e a Parma?
Non era del resto pensabile, come voleva qualcuno, che gli stanziamenti avvenissero sui pendii dei monti, dal momento che non vi è alcuna traccia di via di comunicazione, proprio perché non esisteva.
Inoltre dalle fonti risulta il prosciugamento delle paludi ad opera di Scauro nel 115 A.C., quando già erano state fondate le colonie di Piacenza nel 218 , di Parma nel 184 e la via Emilia era stata tracciata nel 187-188 circa.. Tutto ciò dimostrava che gli allagamenti erano frequenti per la presenza di numerosi corsi d'acqua, ma non impedivano gli insediamenti. I Romani compivano opere di risanamento e di occupazione stabile dei territori strappati ad altre popolazioni, avendo cura di rendere le strade già esistenti adatte alle nuove comunicazioni con Roma.
Ghiozzi espresse un giudizio severo nei confronti dei Romani, che, secondo lui, nelle loro continue guerre fecero più male degli altri popoli che solo cercavano terre in cui abitare:
“Volevano dominare soli e su tutti, non per necessità, ma per ingordigia dell'altrui ed ambizione. E più ostacoli trovavano e più rinfocolavano. Cosi non vi era modo di convenir con Roma se non ricevendo leggi, o rimanendo schiacciati, o schiacciando lei, ciò che la sorte dell'armi non permise mai. I popoli perciò, o erano deboli e piegavano il collo, sicchè la schiavitù poi scemavane il numero; od erano forti, e la guerra era essa micidiale. “ ( pag. 56 )
Lo studioso si pose il problema della denominazione Claudia che interessava anche altre strade, ad esempio l'Altinate che da Bologna prima verso Modena quindi risalendo a Este giungeva ad Aquileia.
Poiché la datazione dei Romani si basava sui nomi dei consoli in carica, forse più di un “Claudio” si occupò della sistemazione delle strade legando il proprio nome ad una via.
Ricordiamo che si parla di avvenimenti lontani e distanti fra loro con continue guerre e calamità naturali e necessità di ripristini e adattamenti.
Con la caduta dell'Impero romano , inoltre, la popolazione era diminuita e di conseguenza le terre non erano più state curate, erano ritornati gli allagamenti e la via Emilia in alcuni tratti ne era stata sconvolta. Riattivata più tardi per una ripresa dei passaggi, ma dimenticata la prima denominazione, era stata rinominata Claudia come tutte le vie che in qualche modo erano interessate al raggiungimento dell'omonima strada in Toscana.
Vi furono variazioni di percorso nella via Emilia?
Ghiozzi rilevò che le distanze indicate dai tre itinerari antichi ( Antonino- Gerosolimitano- Tavola Peutingeriana) e quelle riscontrabili nel suo tempo, cioè 1800 coincidevano. Concluse quindi che la via Emilia aveva sempre mantenuto il suo tracciato rettilineo e che non aveva alcun fondamento l'ipotesi del Seletti di un' ampia curva della via verso nord, anzi contestava a quest'ultimo errori di calcolo nella misura del miglio.
Sempre a riprova delle sue affermazioni e tenendo l'attenzione sui documenti, avanzava la proposta di una ricerca dei vari ponti sui corsi d'acqua attraversati dalla via Emilia per una “lettura”delle pietre e della tecnica di costruzione .
La morte prematura colse questo sacerdote che aveva manifestato interesse per le origini della sua città. Non poté vedere il ritrovamento delle reliquie di San Donnino il 19 luglio 1853 e neppure la scoperta del ponte romano nel 1874 che avrebbero dato conferma alle sue ipotesi.
Marisa Guidorzi
E così finalmente sappiamo chi fu Andrea Ghiozzi. Forse meritava anche che gli fosse stata dedicata una via più importante.
RispondiEliminaMolto, ma molto interessante. Grazie Marisa.
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