Oggi, nella chiesa di santa Maria Assunta, il Vicario Generale della Diocesi ha dato ufficialmente la notizia che il Parroco Don Paolo Pacifici lascia la guida della parrocchia e ritorna nella sua città e diocesi , Bergamo.
Per i parrocchiani è stata una indesiderata sorpresa, ma la procedura si è conclusa in pochi giorni e, con efficienza burocratica e riservatezza, ha lasciato giusto il tempo di un addio durante la messa domenicale di oggi, 29 luglio.
Don Paolo Pacifici è un parroco, un prete, un amico. Difficile trovare figure di altrettanta "carica pastorale" con un "odor di pecora" che non gli viene da uno spray oggi alla moda.
Nato ad Entratico (BG) il 4-4-1943 è ordinato sacerdote a Bergamo il 28.6.1969 dal vescovo Gaddi.
Coordinatore parrocchiale di Bolgare (1969-1970), Zingonia (1970-1973) e a Selvino (1973-1976), poi parroco di Fonteno (BG) dal 1976-1985.
E' missionario in Bolivia dal 1985 al 1996 presso la parrocchia Santa Maria dell'Annunciazione di Cochabambami dove le sue mani trovano altre mani per costruire una chiesa, ora Santuario Virgen de Guadalupe Cochabambami. Dirà che nel costruire quella chiesa aveva avuto rispetto per le locali tradizioni e che la "Signora di Guadalupe" aveva il suo spazio in fondo, dietro all'altare ma dall'altare separata.
E' missionario in Bolivia dal 1985 al 1996 presso la parrocchia Santa Maria dell'Annunciazione di Cochabambami dove le sue mani trovano altre mani per costruire una chiesa, ora Santuario Virgen de Guadalupe Cochabambami. Dirà che nel costruire quella chiesa aveva avuto rispetto per le locali tradizioni e che la "Signora di Guadalupe" aveva il suo spazio in fondo, dietro all'altare ma dall'altare separata.
Tornato in Italia è Parroco a Rosignano-Solvay (LI) dal 1998 al 2008.
Nel 2008 Mons. Carlo Mazza lo chiama a Fidenza dove per tre anni Paolo Pacifici è reggente della Parrocchia della Cattedrale.
La precarietà del suo incarico non gli ha impedito di assumersi tutte quelle responsabilità, pastorali e non, che competono ad un Parroco, anzi il suo modo di porsi schietto ed aperto ha portato nuova vitalità.
Allora lo chiamai "prete precario" e non ho cambiato idea.
La precarietà del suo incarico non gli ha impedito di assumersi tutte quelle responsabilità, pastorali e non, che competono ad un Parroco, anzi il suo modo di porsi schietto ed aperto ha portato nuova vitalità.
Allora lo chiamai "prete precario" e non ho cambiato idea.
Nel 2011 è di nuovo parroco presso la Parrocchia di Santa Maria Assunta in via Milano a Salsomaggiore che oggi, come abbiamo detto, lascia ritornando a casa in quel di Bergamo.
E' l'età giusta per lasciare? E' l'onerosità dell'impegno gravato dalla necessità di servire altre sei parrocchie appenniniche in qualità di amministratore? Lo stato di salute rendeva precario anche il suo precariato? Pura obbedienza? possiamo ipotizzare ma poco importa.
Lascia una parrocchia migliorata portando a compimento lavori di messa a norma degli impianti, rifacimento impianti (elettrico, termico, idraulico e di riscaldamento), rifacimento del tetto e di strutture che da tempo necessitavano cura, miglioramento dell'estetica interna ed esterna, con recupero di spazi abbandonati. Questo ha certamente contribuito a dare dignità alla chiesa e lindore alle strutture della canonica. Ma tutti questi, che sono meriti evidenti, sono secondari se ricordiamo lo sforzo da lui profuso a riannodare un rapporto con la gente che sembrava impossibile.
Alla parrocchia resta tutto quello che è stato realizzato fisicamente, molto, e spiritualmente, di più, a lui niente, ma lo pensiamo ad alzare gli occhi intento a ripetersi ancora una volta la sua "litania":
"Oggi al signore dico: Grazie Signore perché continui a scrivere diritto sulle righe storte della mia vita ... ".
Inutile spendere immagini del momento di addio, ci pare troppo retorico, preferisco mostrare queste che rimandano alla sua esperienza missionaria nelle Ande boliviane, alla sua gente di lì e alla chiesa che vi ha costruito, inaugurata nell'aprile 1996.
Parlo del Santuario Virgen de Guadalupe Cochabamba che si trova nella periferia nord della città di Cochabamba, barrio povero, densamente popolato in grande espansione. Il dipartimento è quello di Cochabamba a 2850 metri s.m.. L'unica cosa che non sa è come sia riuscito a finanziare l'opera, si ricorda bene invece l'impresa di porre un ceppo di un enorme eucalipto a sostenere il marmo dell'altare, e lo stretto contatto con artisti italiani, bergamaschi per lo più, per vetrate ed arredi.
Risponde alle mie domande Don Paolo, più per non deludere la mia curiosità che per auto celebrarsi e nel darmi queste informazioni conclude:
Parlo del Santuario Virgen de Guadalupe Cochabamba che si trova nella periferia nord della città di Cochabamba, barrio povero, densamente popolato in grande espansione. Il dipartimento è quello di Cochabamba a 2850 metri s.m.. L'unica cosa che non sa è come sia riuscito a finanziare l'opera, si ricorda bene invece l'impresa di porre un ceppo di un enorme eucalipto a sostenere il marmo dell'altare, e lo stretto contatto con artisti italiani, bergamaschi per lo più, per vetrate ed arredi.
Risponde alle mie domande Don Paolo, più per non deludere la mia curiosità che per auto celebrarsi e nel darmi queste informazioni conclude:
"Comunque chi fa è tutto il Signore",ebbene rispondo "anche Dio ha bisogno di carpentieri".
Ambrogio Ponzi
Sono certo che Dio ti accompagnerà sempre, caro Don Paolo. Sei tra quelle persone che non hanno bisogno di farsi ricordare perchè hai preso posto nel cuore e nell'anima, quindi sei e sarai sempre presente in noi.
RispondiEliminaI missionari sono i veri, eroici, coraggiosi continuatori dell’operato di Cristo, fino a mettersi in pericolo di vita. Purtroppo, pochi si ricordano di loro,e della loro testimonianza di fede.
RispondiEliminasi ma Dio non si scorderà certo di loro che avranno un posto privilegiato in paradiso
EliminaLascia un segno in chi l'ha incontrato: non aveva parole vuote, pratico ed essenziale nell'arrivare al concreto delle situazioni, pronto all'altro che non considerava mai sconosciuto.
RispondiEliminasei stato un punto di riferimento per tutti noi della parrocchia caro don, una presenza importante per ognuno di noi, con il tuo modo di fare, sempre sincero e altruista hai dato l'esempio a tutti noi che ti abbiamo amato come si cammina per la strada verso il Signore. Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che ci hai dato e insegnato. Ci mancherai, che il Signore sia sempre accanto a te!!
RispondiEliminaUn uomo prima di essere prete.onore rispetto lealtà. Vicino ai bisogni di ognuno dal piccino all' anziano. Attento al vicino e concreto prima con l esempio poi le parole. Grazie di esistere un grazie a chi a potuto lavorare con te. Ps. Non è stato sicuramente facile sopportarti
RispondiEliminaGrazie Don Paolo e buon cammino!!!
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