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venerdì 20 luglio 2018

Gli devo almeno un grazie, prima che il giorno finisca…



Gli devo almeno un grazie, prima che il giorno finisca…
Oggi Umberto Zanella avrebbe compiuto 76 anni, conoscevo la data che riportavo sul calendario come tante altre, gli avrei mandato un sms, gli avrei fatto piacere…


Lo vidi l’ultima volta in bicicletta, andava come il vento, il ritratto della salute: “Domani vado dentro…”.
Sapevo del suo intervento.
Io: “Tranquillo, io prego per te, andrà tutto bene!”
Non è andato tutto bene...

Incredula, sono passata a salutarlo… Maria Libera, la moglie, aveva posato un mazzo di rose del giardino sulle sue ginocchia: “Le ha coltivate lui, gli piacevano tanto!”
Ho fatto il possibile anche per accompagnarlo in corteo dall’ospedale.
Tanta gente a rendergli l’ultimo omaggio nella Chiesa di San Pietro a lui particolarmente cara, perché era quella del quartiere in cui era sempre vissuto. Umberto era molto conosciuto per il suo lavoro di autotrasportatore – un camion, infatti, posteggiato nella piazza, all’inizio e alla fine della Messa, ha suonato il clacson per ricordarlo (io non avevo capito…) – per la sua passione di cineoperatore, per le sue vicende familiari e il suo impegno nelle Associazioni di Volontariato, con Telethon in particolare (per quello che ho conosciuto io).
Era presente anche un drappello di uomini con la divisa dell’Aeronautica, dei quali, uno, alla fine ha letto la “Preghiera dell’Aviatore”: Umberto - non mi è mai piaciuto chiamarlo Bertino - era molto amico di Luigi Gorrini, l’asso dell’Aviazione Italiana, con cui ha condiviso tanti momenti di vita. Insieme a Don Gianemilio, a Don Felice e al Cappellano dell’Ospedale, ha concelebrato pure il Cappellano dell’Aviazione.
Aveva espresso il desiderio di sentir suonare al suo funerale “Oh When the Saints go Marching’in”, un gospel tradizionale statunitense, un inno che esprime il desiderio di recarsi in Paradiso insieme alla schiera di tutti i Santi (cantato dai negri nei funerali). Libera lo ha accontentato, facendolo eseguire alla tromba.
L’ho accompagnato al cimitero. Una cassa di legno nella nuda terra, come un tempo, e, come un tempo, anch’io ho buttato una manciata di terra, prima che il personale addetto intervenisse con la ruspa. Fin che lo coprivano, il figlio Andrea ha portato il nipote Matteo a fare un giro con la carrozzina… ha dovuto poi tornare… e mentre Deborah, l’altra nipote, batteva il cumulo col palmo delle mani per lisciarlo esclamando “E… ciaciara poc!”(chiacchiera poco), alludendo alla facilità con cui il nonno amava raccontarsi e raccontare, Matteo guardando la croce con la sua foto appena infissa alla testa della sepoltura, diceva: “Almeno, nella foto, è sorridente?” Andrea invece cercando con gli occhi tra i fiori sistemati, ha chiesto alla mamma dov’era il mazzo di rose rosse che era sulla bara. Lei ha fatto cenno che era stato sepolto con lui e il “Bene.” ottenuto come risposta, ha fatto capire che era d’accordo.
Libera, poi mi ha dato “il santino” con il suo ritratto, come ai pochi presenti.
Ecco, io l’ho lasciato così.

Io ricordo il suo entusiasmo del vivere, la passione per le cose che faceva, uno spirito gioioso e positivo, generoso e disponibile. Ti raccontava i suoi guai, che ne ha avuti tanti, e i problemi della vita, ma poi risolveva con una battuta, e la tensione si stemprava.
Quello che ho sempre ammirato in lui è l’amore che aveva per la sua famiglia e la sua Libera. Si erano conosciuti ragazzi, lei aveva quattordici anni e lui diciassette, i parenti hanno cercato di dissuaderli, ma alla fine hanno vinto loro, sono stati sposati cinquantasette anni senza mai uno screzio, ma con tanta condivisione: cosa rara!
Era felicissimo, mesi orsono, per essere riuscito a farle dare un riconoscimento dal Comune per il suo grande impegno nel sociale (anche Libera, come lui, ha dedicato molto tempo agli altri, con disinteresse). Mi aveva telefonato per invitarmi a festeggiarla al Ridotto: “Lei non sa di essere premiata, è una sorpresa!”
E, nonostante i venti contrari, trovava il modo di viaggiare e di concedersi vacanze in crociera con lei.  Naturalmente portando a casa, con le sue riprese, tutte le immagini e l’essenza dei luoghi visitati, filmati che poi faceva vedere con orgoglio, insieme a quelli girati a Fidenza e nelle frazioni, per far conoscere e valorizzare la ricchezza dell’arte e della storia locale, e per i quali aveva preparato un sito (www.zanellaumberto.it).
La soddisfazione più grande per lui, penso, sia stata quando ha presentato in Duomo il video sull’opera antelamica eseguito con Fausto Negri: la cattedrale piena di gente lo ha commosso e ripagato di tanto impegno! Si, perché lui non era del mestiere, era solo un grande appassionato, quindi fatica doppia.
L’ultimo sms ricevuto da lui, domenica 1 aprile, Pasqua, h 01,34: “Ciao Mirella, in questo momento sto consegnando le paste di mio figlio ai bar che sono aperti tutta la notte. Tanti auguri di Buona Pasqua. Ps. Forse il giorno 5 mi operano al pancreas”.
Io, naturalmente più tardi: “Ti pensavo, ma stavolta sei arrivato prima tu…”.
Altre volte mi aveva mandato sms mentre faceva le consegne, per dirmi che “è bellissimo girare per Fidenza di notte, quando c’è nessuno per le strade… gli edifici hanno un fascino particolare”. Amava molto Fidenza e tutto quello che contribuiva a farla grande.

Mi aveva ripreso in video la presentazione del volume sull’abate Pietro Zani al Ridotto del Teatro Magnani. Glielo avevo chiesto, perché, per me, era un momento molto importante.
Mi ha pure tradotto in cd da una cassetta la registrazione dell’altra presentazione che ho avuto in Palatina a Parma, operazione un po’complessa che lo ha visto, come al solito paziente, ma contento perché mi ero rivolta a lui. Anche per questo gli sono molto grata.

Con la sua cinepresa faceva parte delle feste, delle manifestazioni che si alternavano in Città. Era il primo ad arrivare per sistemare gli strumenti, e l’ultimo ad andar via per raccogliere tutti i fili. Sempre con la sua carica contagiosa e il suo entusiasmo.
Era talmente normale vederlo riprendere, che, chi di dovere, talvolta si dimenticava di dirgli grazie.

Ciao Umberto, la terra ti sia lieve.
Buon compleanno fra gli Angeli!

Fidenza 20.07.2018                                                                           Mirella Capretti



7 commenti:

  1. La ringrazio signora Mirella, questa sua memoria mi dà il modo di partecipare al ricordo amichevole di Bertino, o meglio mi si consenta Bàrtino. Abitando lontano non ho potuto partecipare al tristissimo evento e colgo quì l'occasione per farlo, come posso. Anzi, proprio qualche giorno fa ebbi l'occasione di tornare a Fidenza e passando in auto nel pressi "dell'ecomostro" dissi a mia moglie in auto con me: " Povàr Bàrtino, l'è mort sensa l'é sudisfèsion èd vèdar butè zu c'obrobrio lè, davanti a cà sua".
    Comunque riposi in pace il nostro Amico e sia sorridente in cielo come lo fu sulla terra.

    Franco Spada - Forlì

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    1. Grazie per le belle parole ricordando Bàrtino Libera D'errico in Zanella

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  2. Ciao Umberto, grazie per tutti i sorrisi che ci hai regalato.

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    1. Grazie Gabriele per aver ricordato Bàrtino Libera D'errico in Zanella

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  3. Eravamo conoscenti. Lavorando alcuni mesi fianco a fianco per il video sul Duomo (video che ora si trova anche su youtube e che ha 1.000 visualizzazioni)siamo diventati amici. Infatti, spesso Umberto chiedeva di sostare e di fare due chiacchiere. Ho così conosciuto, oltre alla sua passione per la cinepresa e alla sua curiosità intellettuale per tutto ciò che è 'bellezza', molti particolari della sua esistenza: una vita attiva e umanamente ricca.
    Sono d'accordo con Mirella quando scrive che la sua più grande soddisfazione è stata la presentazione del video in Cattedrale. Io presentavo la serata, lui era seduto nel primo banco. Mi diceva sempre che, quando l'ho chiamato a fare la sua testimonianza e si è voltato verso il pubblico, era rimasto stupefatto dal numero di persone presenti in Cattedrale. Devo dire che ho faticato molto, quella sera, a contenerlo...
    Sono però contento di essere stato un piccolo strumento di quel momento gioioso.
    Ciao, Umberto. Sono ora certo che starai facendo due chiacchiere con la mia sposa, Marcellina, che ti ha preceduto di alcuni mesi... Piango...

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  4. Se n'è andato con un sogno che coltivava da tempo, che lo riempiva di commozione fino alle lacrime, che per lui racchiudeva l'amore per il Borgo che era stato e continuava ad essere la sua culla e la sua casa nonostante avesse viaggiato per strade lontane, doveva essere la manifestazione di una poesia nascosta nella sua anima che proteggeva con la sua esuberante vitalità e forza comunicativa, sarebbe stato un regalo ed un omaggio ai suoi amici, a questa città che amava tanto...
    Non ha potuto realizzarlo: prima ancora della malattia quel suo sogno si è frantumato e ho potuto cogliere l'amarezza del suo cuore semplice, ma grande, pronto e preparato ad accettare la delusione, ma anche disposto a ricominciare.
    È un ricordo che mi fa male, soprattutto ora che non c'è più...
    L'avevo conosciuto circa quindici anni fa, durante una gita ci eravamo trovati vicini a tavola. Con lui era facile entrare in contatto, era immediato, disponibile, la genuinità della sua risata ti rasserenava, potevi essere certa che ormai si sarebbe ricordato di te.

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  5. Ho perso molto:non lo conoscevo bene.
    Una preghiera, un saluto, un omaggio.

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