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domenica 23 giugno 2019

Scoprire legami, vedere corrispondenze, in una gita a Pomposa


Domenica scorsa, 16 giugno, “Castione è Donna” ha organizzato una gita che, come meta culturale, ha toccato l’Abazia di Pomposa (Ferrara) mentre, dal punto di vista gastronomico, ottimo il pranzo presso i Lidi Ferraresi. Il pomeriggio è stato dedicato alla visita a Comacchio, un luogo davvero particolare ed interessante per quanto concerne il territorio e la struttura architettonica. 



A Pomposa, dobbiamo dire, una scoperta che ci ha accomunato all’Abate Guido, poi santificato e tuttora patrono dell’Abazia: nato presso Ravenna, nella seconda metà del X secolo, da giovane, Guido, si dedicò agli studi vivendo negli agi della vita di famiglia. 
La sua vita ebbe una svolta quando decise di donare i suoi abiti ai poveri e di ricoprirsi di un saio. Fece un pellegrinaggio a Roma dove ricevette la tonsura e da lì in Terra Santa; ma una volta tornato a Ravenna si ritirò a vita eremitica sotto la guida dell'eremita Martino, abate di Pomposa, di cui fu successore nel 998. 
Sotto la sua guida il monastero conobbe un periodo florido, sia nell'ingrandimento edilizio, sia per il gran numero di monaci presenti. Collaborò con l'arcivescovo Gebeardo alla riforma ecclesiastica, favorì le nuove teorie sul campo musicale liturgico, ebbe fra i suoi monaci anche Guido d'Arezzo, inventore del pentagramma. 
La collaborazione fra Enrico Imperatore e i monasteri emiliani e romagnoli, tra cui soprattutto Pomposa, ebbe poi importanza notevolissima nella politica italiana del sovrano l'anno successivo, quando per la prima volta scese in Italia per essere incoronato e per risolvere i gravissimi problemi della cattedra pontificia, contesa in quel momento da tre papi. 
Una missione dal "vasto significato politico" (Violante, pp. 43 s.) venne inviata a Guido per sollecitare un incontro personale con il sovrano in occasione del suo viaggio in Italia. 
Alla Dieta convocata da Enrico a Pavia fu infatti espressamente invitato anche Guido, che si mise in viaggio ma, ormai anziano, si ammalò lungo la strada e morì, il 31 marzo 1046, a Borgo San Donnino (oggi Fidenza). 
Il suo corpo fu trasportato a Parma, in attesa di essere riportato a Pomposa. 
L'assemblea convocata da Enrico ebbe luogo soltanto nell'ottobre dello stesso anno; quando, nel novembre, l'imperatore partì per Roma, passando per Parma fece prelevare le spoglie di Guido e le fece trasportare a S. Zeno di Verona. 
L'anno successivo, ritornando in Germania, la salma dell'abate fu trasportata per suo ordine a Spira e deposta, il 4 maggio 1047, nella chiesa di S. Giovanni, che assunse da allora anche l'intitolazione a S. Guido. 
Il culto del santo abate si diffuse subito dopo la sua morte, restando però limitato alla diocesi di Spira, a Pomposa e all'arcidiocesi di Ravenna. Quindi un legame diremmo quasi sconosciuto con questo Santo venerato anche dal Cardinale Caffarra che possiamo citare tra i nostri concittadini illustri. 
Un plauso a “Castione è  Donna” e in particolare alle responsabili ed organizzatrici: Domenica, Mariangela, Patrizia, Raffaella, Stefania, Valì e Vanna. Tra i partecipanti anche il Presidente dell’Associazione Pro Castione Marchesi Flaviano Fassa che, col Consiglio Direttivo, è al lavoro per preparare la prossima “Estate Castionese”.
Nino Secchi

2 commenti:

  1. L'Abbazia di Pomposa è sempre una meta di profonda suggestione.

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  2. Castione e’ donna bello il nome pero’ e’ anche uomo spero. Quello che inquieta in queste iniziative, come al pellegrinaggio dei docenti a Fontanellato con il Vescovo Ovidio e’ vedere una miriade di donne e solo due o tre ometti non e’ buon segno. Maschio e femmina Iddio li fece. Ognuno con le sue peculiarita’.

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