Emilio Demetrio Cassi, nato nel eroe a Cuba, spianò a Theodore Roosevelt la corsa alla presidenza degli Stati Uniti. Ricostruita la sua storia. |
Emilio Demetrio Cassi borghigiano di nascita, “soldato di ventura per necessità e musico per vocazione”
L'avventurosa
vita di questo “borghigiano” che alla fine scelse gli Stati Uniti come sua
nuova patria ebbe il suo momento di gloria nel 1898 nella battaglia della
collina di Ban Juan a Cuba durante il conflitto che oppose la Spagna agli Stati
Uniti e che spianò a quest'ultimo paese la supremazia nel continente delle
Americhe.
A
parlarci di lui è Roosevelt stesso che, diventato Presidente degli US,
concesse una intervista ad Ugo Ojetti allora corrispondente negli Stati Uniti
per il Corriere della Sera, giornale del quale diventerà vent'anni dopo
direttore. Siamo nel 1904 e l'intervista avvenne alla Casa Bianca a
Washington.
Così
il Gazzettino di Bergamo, riprendendo il Corriere della Sera di poche settimane
prima, riportava la notizia:
“Lo stesso Roosevelt ricordava con parole di calda
simpatia l'episodio del trombettiere italiano che, mentre lo seguiva suonando
la carica, avendogli una palla spezzato due dita della mano che reggeva la
tromba, trasse di tasca il fazzoletto e avvoltone le dita sanguinanti riprese a
suonare ed a correre.”
concludendo
poi:
“la cronaca di quell'episodio, che parecchi giornali
americani, come il New York Herald del 10 giugno 1900, hanno, a suo tempo
segnalato aggiungendo che il capo trombettiere italiano, di cui si parla, si
chiama Cassi Emilio Demetrio, ed è nativo di Borgo San Donnino, provincia di
Parma. Egli, per atti di eroismo singolare compiuti durante quella carica, che
fu detta di Saint Juan ed è senza fallo il più brillante fatto d'armi della
guerra di Cuba, venne fregiato della medaglia d'oro al valore e dal Governo
americano nominato a guerra finita, capitano della prima milizia costituita per
la sicurezza interna dell'isola.”
I riscontri effettuati confermano la sostanza di questi fatti e permettono di sapere molto di più sulla vita di questo nostro compaesano che fu virtuoso di violino a Parigi, soldato in Algeria, Rough Rider a Cuba, attivista politico con Roosevelt, romanticamente sposato che, stanco di bivacchi e battaglie, sceglie la quiete domestica.
Cassi
si definì con queste parole: “musico
per vocazione, soldato di ventura per necessità”, la musica lo seguì tutta la
vita e che il suo rimpianto per la ferita ricevuta a Saint Juan era quello di
non poter più suonare il violino.
Probabilmente a spingerlo definitivamente a New York fu un episodio occorsogli a Cuba .
Dovette
scontare infatti 10 mesi nelle prigioni cubane per aver ucciso un tenente
cubano davanti all'Hotel Inglaterra nella città di Avana. Cassi allora faceva
parte del corpo di polizia dell'Avana e sparò per proteggere un uomo disarmato.
Solo la testardaggine della futura moglie cubana riuscì a trarlo fuori vendendo
informazioni alla polizia cubana circa un attentato che si andava progettando,
informazioni dimostratasi veritiere, la liberazione avvenne comunque in gran
segreto per evitare che esplodesse la rabbia anti-statunitense dei
nazionalisti.
In una intervista concessa al quotidiano newyorkese Herald Cassi racconta così la sua vita avventurosa:
“Oh! Ma alla fine non fate di me uno spavaldo. Io
nacqui a Montecarlo magari la mia irrequietezza deriva da questo. Come sapete
tutto è così mutevole a Monaco, come in un caleidoscopio. La musica era il mio
talento. Io andai a Parigi a studiare. Come virtuoso del violino fui
fortunato. Poi mi arruolai nella Legione Straniera e per due anni prestai
servizi tra i negri in Dahomey. Era un lavoro duro. Eccitante? Oh! Si. Ma
quando è troppo, ti chiedi il perché.”
Da
notare l'indicazione “nacqui a Montecarlo” che potrebbe coprire problemi di
emigrazione clandestina, più probabilmente Emilio nacque effettivamente a
Montecarlo dove la famiglia si era trasferita. A Montecarlo comunque visse in
gioventù prima di trasferirsi a Parigi dove ebbe fama di virtuoso violinista.
Sempre a Parigi conobbe quella che diventerà la futura moglie, una cubana
appartenente ad una famiglia di fuoriusciti cubani con altre peregrinazioni
alle spalle negli Stati Uniti ed in Europa.
Meno
noti sono i motivi del suo repentino arruolamento
nella Legione Straniera. Terminata questa esperienza probabilmente durissima,
Emilio Cassi ci dice:
“poi venni a NY. Qui come musicista andai bene ma i miei compagni e colleghi intrapresero altri mestieri e io traslocai a San Francisco.”
A
San Francisco Cassi diventò il leader di una orchestra di 24 elementi in
uno dei teatri della città ed incontrò “Bucky” O'Neil, un incontro che cambiò
ancora una volta la sua vita.
“Bucky”
diventò più di un amico, di lui Cassi diceva:
“egli era il mio punto fermo, egli sarebbe passato nel fuoco e nell'acqua per un amico. C'era un splendido cuore troppo grande per il suo corpo. Nessuno provò tanto dolore come me quando fu ucciso a San Juan!”
Fu
Bucky O'Neil a portarlo in Arizona e fece di lui un vero americano. In Arizona, dove
rimase quattro anni, divenne un uomo
delle praterie ed ottenne il documento di cittadinanza, giurò quindi
fedeltà alla “bandiera a stelle e strisce e alla fine Bucky, che era molto
patriottico, lo convinse che dovevamo andare a Cuba a “pulire dagli spagnoli la
faccia della terra”.
Cassi
racconta:
“Io avrei dovuto essere leader della banda di cow-boys che desideravano entrare nella cavalleria dei Rough Riders. Ma gli eventi precipitarono e non c'era tempo di esercitarsi per cui dovetti raggiungere San Antonio in fretta dove il colonnello Wood ed il luogotenente colonnello Roosevelt stavano reclutando truppe per i loro reggimenti. Fui il terzo ad essere arruolato sempre “alle calcagna di Bucky”.
Nominato
trombettiere Cassi ebbe l'opportunità di andare al fronte a Las Quasimas e a San
Juan.
Qui, “una pallottola andò a sbattere contro il mio polso il
2 luglio 1898, e mi mise fuori gioco. Il peggio di questo fu che io non posso
più suonare il violino. Dopo Santiago tornai con il colonnello Roosevelt.
Quando fu candidato a governatore io feci molti viaggi elettorali con lui. Si,
io ero a Bowery con lui.”
Non dice tuttavia che si fasciò con uno straccio la mano e continuò a suonare la carica che risultò alla fine vittorioso. Questo fatto lo rese famoso e Roosevelt, il futuro Presidente degli Stati Uniti lo premiò.
Non dice tuttavia che si fasciò con uno straccio la mano e continuò a suonare la carica che risultò alla fine vittorioso. Questo fatto lo rese famoso e Roosevelt, il futuro Presidente degli Stati Uniti lo premiò.
In
una intervista parla anche della moglie di origine cubana e lo fa in questi
termini:
“Ella è di New York ed io sono cittadino americano, di questo siamo ambedue fieri. Lei si è diplomata all'accademia del Sacro Cuore. Suo fratello era un banchiere, tuttavia quando scoppiò la guerra essa si ricordò la sua origine cubana e si arruolò nella Croce Rossa e fu così che ci incontrammo”.
La
futura moglie, Caroline Fernandez chiamata familiarmente Cocola, era
una cugina del Generale Demetrio Castillo, un nome famoso negli annali della
rivoluzione cubana che, in quel momento, appoggiò gli Stati Uniti per
affrancarsi dalla Spagna. Tornata a Cuba come ausiliaria:
“essa badava agli ammalati e confortava i morenti, come una donna, solo una brava donna, sa far bene. Io mi ritrovai con il cuore colpito, e noi diventammo compagni di tenda per la vita.”
Il
matrimonio fu celebrato all'Avana nel periodo durante il quale Cassi stava
ancora scontando la pena per l'episodio dell'uccisione del tenente cubano di
cui abbiamo parlato.
Sorsero
difficoltà perché nella città aveva molti nemici a motivo dell'uccisione
e nessun prete avrebbe accettato di sposarlo. Ma un un prete Cattolico che
conosceva Cassi da quando i Rough Riders erano a San Antonio accettò “di
farci ambedue felici.”
La
moglie si mise immediatamente in movimento per la sua liberazione, avrebbe
infatti dovuto passare tre anni in carcere. Da allora spese una fortuna
cercando di ottenere il rilascio del marito.
Supplicò
il governatore Wood, il Governatore Roosevelt, il presidente McKinley e le
autorità militari locali. Niente la scoraggiò. Per ottenere il suo scopo e
stargli vicino il più possibile pagò ai carcerieri grandi tangenti fino a
quando fu dato l'ordine di impedire il suo ingresso al carcere.
Ad
un certo momento essa denunciò alle autorità militari che alcuni cubani
tramavano per far esplodere il teatro Tacon e un altro edificio comunale a
Santa Clara nella notte del quattro luglio.
L'informazione
allarmò l'autorità militare che le promise di condonare al
marito la restante pena qualora l'informazione si fosse dimostrata veritiera e i cospiratori fossero stati arrestati. L'Avana fu messa sotto
protezione militare e quella notte un reggimento di soldati sorvegliava gli
edifici a Santa Clara. Un tentativo fu fatto in entrambi i posti, esattamente
come dai dettagli forniti dalla signora Cassi.
Tre
uomini furono catturati mentre tentavano di mettere pacchetti di dinamite sotto
il teatro Tacon.
Il
Governatore Generale Wood prese in mano a questo punto il caso e concesse il
perdono. Cassi lasciò segretamente all'Avana dopo il suo rilascio per andare
subito negli Stati Uniti con la moglie.
Alla fine dell'intervista con l'inviato dell'Herald Cassi conclude così questa vicenda:
“Io feci il mio dovere come meglio ritenevo, mi comportai come ogni cittadino americano dovrebbe fare. Avvocati e spese varie per la mia difesa consumarono tutti i miei soldi ed io decisi di tornare a NY, lavorare e diventare un uomo d'affari, come ogni americano dovrebbe”.
Al
che l'inviato aggiunge concludendo a sua volta:
“Questo quanto, dopo molte insistenze, Cassi disse delle sue avventure, sempre insistendo di non essere un soldato di ventura per scelta, ma in forza degli eventi e che egli chiedeva a tutti solo il favore di lasciarlo in pace. Lui doveva pensare solo a crearsi la propria strada alla faccia di tutti”.
Questa
è la storia movimentata dei primi trent'anni di Cassi Emilio Demetrio,
borghigiano nato nel dicembre 1871, a Borgo San Donnino o a Montecarlo. Resta da dire che le fonti giornalistiche
utilizzate non danno molte altre indicazioni per costruire una cronologia
precisa di una vita molto intensa, dal suo ruolino militare sappiamo invece che
aveva una lieve carenza visiva all'occhio sinistro.
Il
suo soggiorno a Monaco o Montecarlo come la migrazione negli Stati Uniti non
hanno infatti date precise, i restanti episodi possono invece essere datati per
i precisi riferimenti storici dei fatti narrati.
Cassi
probabilmente non tornò mai a Borgo, ma chiaramente non dimenticò le origini della sua famiglia,
il fatto stesso che ai compagni di avventura ed a Roosevelt avesse indicato
Borgo San Donnino come suo luogo di appartenenza è molto significativo, la sua
provenienza italiana è comunque confermata da altri riscontri sulla stampa
americana all'epoca degli ultimi eventi narrati.
Ambrogio Ponzi
Ah, Il Risveglio, che giornale... Se non ci fosse , lo si dovrebbe inventare; non voglio assolutamente perdere questo numero. La vicenda mi ricorda anche quella di quell'italiano, unico sopravvissuto all'ecatombe di soldati blu, comandati dal generale Custer, massacrati daimSioux.
RispondiEliminaFranco, per cortesia. "uccisi" può bastare. I Sioux si stavano solo difendendo. O li vuoi far passare solo come selvaggi??
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