Novembre 1951
"Attorno si sboccocella del pane, si mangia ministra, si beve vino. Ai lati dell'argine si snodano le cascine sommerse"E intanto l'acqua sale ed ingrossa. Sembra impossibile che tant'acqua sia caduta dal cielo. Il Po si è allargato a dismisura. Le notizie che raggiungono ogni limite d'Italia sono sempre più allarmanti. Venezia allagata, il Polesine sommerso.Un trattore di notte ara in sommità dell'argine con la speranza che la terra rimossa possa innalzare l'ultima difesa.Poi tutti a riempire sacchi di terra. Uomini, donne, ragazzi, militari, preti, frati, genio civile, vigili del fuoco affluiti anche da lontano, lottano disperatamente per tenere questa immensa massa di acqua che sembra invincibile, o pare voglia prendersi gioco di tanta fatica.Non supera i sacchetti che si allineano per chilometri e chilometri, ma ecco che rispunta alle spalle dei disperati; sgorga impudente o quasi divertita dai cunicoli che le talpe hanno scavato nel corpo degli argini. Sono i "fontanazzi" che pullulano ovunque, minacciando l'erosione dell'intera difesa. E contro di essi sembra non vi sia rimedio. Nel cuore della notte, illuminata da una tenue e fredda luna, si lotta disperatamente. Ma si lotta!"
Questo un pezzo di cronaca di allora lungo i duecento chilometri di un fronte d'acqua e di fango. Una battaglia che ancor prima di Natale "uomini, donne, ragazzi, militari, preti, frati, genio civile, vigili del fuoco affluiti anche da lontano" vinsero.
Settant’anni dopo"Settant’anni dopo, più che raccontare ancora una volta i noti fatti dell’epoca, è forse più significativo ripercorrere i grandi valori che, anche in quella occasione, gli uomini e le donne del Po, emiliani e lombardi, piemontesi e veneti, avevano saputo, come sempre del resto, mettere in campo fornendo molteplici prove di coraggio, generosità, solidarietà e altruismo, tirandosi su le maniche per salvare il salvabile, aiutare (prima, durante e dopo) chi aveva bisogno, rispondendo “presente” ai rintocchi dei campanili e agli appelli delle autorità. Non erano affatto tempi facili, molti di loro portavano ancora nelle mente e nel corpo i segni della guerra finita solo pochi anni prima.""Molti erano stati protagonisti della Resistenza; altri ancora avevano tirato avanti la “baracca” tra mille difficoltà e crescente povertà; altri avevano pianto la scomparsa, tragica e improvvisa, di figli e nipoti, genitori e fratelli. Ma, nonostante le frustrazioni e i dolori, si erano di nuovo messi in trincea, per la pesante disputa contro il fiume. Una nuova e dura prova, che la gente aveva appunto affrontato, e superato, tra prove di coraggio, solidarietà e generosità."
Questo è l'estratto dell'articolo di Paolo Panni "La piena del Po del 1951: 70 anni dopo..."
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