I successi che in varie parti del paese si registrano nello sviluppo delle fonti di energia pulite (fotovoltaico, eolico etc) non fermano la ricerca nel territorio di giacimenti di petrolio o gas.
La contraddizione è evidente. Se poi si considera che le ricerche sono effettuate da aziende che fanno capo a gruppi non nazionali al danno si aggiunge la beffa: puliamo in casa nostra permettendo poi ad altri d'entrare con calzature infangate.
Qualcosa è tuttavia possibile fare vediamo come:
La situazione lucana
Nella
Basilicata petrolizzata, dove si emigra ancora ai ritmi degli anni '50, si vuole
passare di botto da 104 mila barili al giorno di petrolio estratti a circa 200
mila, grazie ad un accordo bipartisan tra il Pdl e il Pdmenoelle che si chiama
"Memorandum". Con 104 mila barili al giorno, nelle tasche dell'Eni, da quasi 20
anni, entrano circa 3 miliardi di euro all'anno; ai lucani restano il 7% di
royalties più il 3% del fasullo "Bonus benzina" che, meno le varie franchigie
previste, fanno un totale di poco più di 100/150 milioni di euro all'anno da
dividere tra la Regione, i Comuni delle aree estrattive e una carta carburante
da 100 euro all'anno di benzina per ogni patentato lucano.
Intanto
negli ultimi 20 anni un cittadino lucano su due, patentati e no, si è ammalato
di patologie cardio-respiratorie civetta nell'area del centro oli di Viggiano
mentre le percentuali di malati di tumore, in tutta la Basilicata, hanno
viaggiato al doppio della media nazionale.
In
attesa di un'indagine epidemiologica retrospettiva, sempre evocata ma mai
promossa, 104 mila barili al giorno (più un milione di mc. di gas all'anno),
oltre agli spiccioli di royalties, già "regalano" ai lucani quantità industriali
di acido solfidrico, composti organici volatili, idrocarburi policiclici
aromatici e polveri sottili (nell'aria dei centri di raffinazione) e, come
rilevato da laboratori indipendenti, metalli pesanti, toluene, benzene,
idrocarburi e bario nelle falde dell'area di Viggiano e nei sedimenti della diga
del Pertusillo.
La
Basilicata è terra di fiumi, di laghi e di campi agricoli e le compagnie
petrolifere vogliono ottenere l'incremento delle estrazioni anche perforando i
monti delle sorgenti del fiume Agri, il più importante bacino idrico del tacco
d'Italia (dà da bere e disseta i campi per 4 milioni di pugliesi), già
circondato da circa 50 pozzi minerari, due dei quali sulla faglia sismica
appenninica di Grumento Nova.
Per
cercare di far capire alla gente la drammaticità della situazione e la fregatura
loro riservata, il Movimento 5 Stelle Matera e la Ola (Organizzazione lucana
ambientalista) hanno chiamato a discutere su "Petrolio, tra miti e falsità", il
professore associato dell'Università californiana di Northridge, il fisico Maria
Rita D'Orsogna, esperta internazionale di dinamiche minerarie
A Montescaglioso si sono mossi così
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