sabato 2 novembre 2013

Via Mazzini: tra passato e PSC

Questa costruzione anni ottanta ha inaugurato l'era del cemento in via Mazzini. Si tratta di un edificio completamente occupato da box privati per auto. Davanti, il parco Guernica è stato convertito a parcheggio pubblico a righe blu. Alcuni alberi e fazzoletti  di verde sono rimasti ed ora si ha in animo una ulteriore riqualificazione.


Via Mazzini scorre per un certo tratto parallela all'asse principale della città rappresentato da Via Romagnosi e Via Cavour, per poi piegare leggermente a sud fino a convergere su Piazza Grandi dove termina anche Via Cavour ed inizia Via Abate Zani. Nel suo percorso aggira a Nord il quartiere Oriola separandolo dalla massicciata ferroviaria. Nata come espressione di una nascente viabilità ha conservato tale caratteristica anche per effetto del sottopasso ferroviario. 

La storia dei suoi primi quarant'anni e delle opportunità, in parte realizzate, in parte mancate, maturate nel periodo della "ricostruzione" postbellica sono magistralmente riassunte in un articolo apparso sul periodico diocesano "Il Risveglio" nel 1948 che proponiamo sotto. L'altra metà della storia è sotto i nostri occhi: qualcosa è rimasto, qualcosa si aggiunto, ma tutto e sempre in modo occasionale, senza un qualsiasi disegno di assieme. In questo inizio di millennio poi il cemento, che già aveva creato brutture, ha completato l'opera su quel che restava di urbanisticamente pregevole. 

Via Mazzini nella sua vita ormai centenaria ha conosciuto un lungo periodo in cui si qualificava per la presenza di numerose attività produttive. Sino agli anni ottanta, ed in alcuni casi anche oltre, erano presenti uno storico sugherificio, una impresa di trasporti, un forno, una falegnameria, una sartoria, un deposito di materiale ferroso, una unità commerciale di minuterie metalliche ed utensili, una officina di lavorazione del ferro, la fabbrica per la produzione del ghiaccio e una sala da ballo. Il venir meno di queste attività ha ulteriormente impoverito questa via.
Esaurito questo sguardo al passato il ruolo futuro di questa via appare problematico, i condizionamenti di cui abbiamo parlato, sottopasso ferroviario e nuovo sottopasso di collegamento tra est ed ovest della città, pesano e qualsiasi soluzione deve fare i conti con queste due realtà e non solo. Se viene confermato il progetto di portare il sottopasso della ferrovia in Via Mascagni chiudendo poi al traffico automobilistico l'attuale sottopasso, si avrebbe l'effetto di rendere più fluido il traffico stesso, ma anche quello di richiamarne altro appesantendo ulteriormente Via Abate Zani e la stessa Via Mazzini. Le due vie verrebbero definitivamente marginalizzate mentre ormai dovrebbero essere considerate a tutti gli effetti vie del centro cittadino. 


L'apoteosi del cemento, quello più recente ed invasivo, è all'inizio di Via Mazzini. Da questa posizione una doppia fila di alberi incorniciava la stazione ferroviaria che oggi risulta avulsa dal restante contesto urbano.

Da questa posizione si vedono alcune delle brutture segnalate. Il primo palazzo a destra è la "casa dei ferrovieri". Più in fondo, sul lato sinistro della strada si intravede la "casa popolare" citata nell'articolo.

All'inizio di Via Mazzini l'area dell'ex Caffè Balilla abbandonata da circa dieci anni in attesa di essere demolita.


Al posto dell'antica Rocca prospetta su Via Mazzini il retro di palazzo Porcellini. 


1 commento:

  1. Una volta un signore mi disse: "Ma cosa pretendete, voi borghigiani? In fin dei conti Fidenza non è Gubbio, non è Assisi". È vero, ma non merita neppure cul mästüròtt, cul mäscäban, cul cunžübiämênt ch'i g'han fât déntar.

    RispondiElimina