Da "il Risveglio" |
Nel ricordo di Don Lino Cassi una s. Messa sarà celebrata sabato 15 ottobre alle ore 18 nella chiesa di s. Michele.
Una ulteriore opportunità è la s. Messa celebrata nella cripta della Cattedrale venerdì 14 ottobre alle ore 8.00.
Una ulteriore opportunità è la s. Messa celebrata nella cripta della Cattedrale venerdì 14 ottobre alle ore 8.00.
Qui sotto riprendo uno scritto del 21 settembre 2012, il giorno del sessantesimo della sua ordinazione sacerdotale.
DON LINO CASSI, PRETE
Una generazione di fidentini si è ritrovata alla messa
che Don Lino Cassi ha celebrato nella cappella del seminario vescovile in
occasione della ricorrenza del sessantesimo anno dalla sua consacrazione
sacerdotale avvenuta appunto il 21 settembre del lontano 1952; suoi ex
parrocchiani di San Michele, gli amici del Gruppo Condivisione e persone a lui
particolarmente legate. Nella cappella si è per un giorno riformato quel gruppo
di ex universitari fidentini che alla fine degli anni cinquanta e negli anni
sessanta hanno dato vita all'esperienza della FUCI a Fidenza. La FUCI
(Federazione Universitari Cattolici Italiana) fu per tutti noi un momento
straordinario e Don Lino ne fu l'anima, così si spiega il ritorno a Fidenza per
questa occasione di “fidentini del sasso” ma trapiantati altrove, la loro
fidentinità è rimasta nel cognome: Salvini, Serventi, Rastelli, Vannucci,
Bisagni ancora Rastelli.
A concelebrare è arrivato, a voluta sorpresa, Don
Felice Castellani che poi avrà parole, poche ma intense, per Don Lino suo
maestro in tutti i significati che questa parola può avere.
Niente quindi di formale in questa messa, nessuna
presenza per dovere di presenza o per significare autorità alcuna.
Le riflessioni che Lino ha abbandonato alla nostra
attenzione ne ricordiamo alcuna.
Parte Lino da Gesù che scruta l'animo dell'uomo: “Gesù
sembra passeggiare invece il suo occhio guarda nel profondo e decide, non come
un destino, ma come una proposta di vita”.
“Si incontrano -Matteo e Gesù – quasi per caso,
d'altra parte Gesù non spiega la sua chiamata né Matteo lo pretende, lui
accetta, obbedisce. C'è il sì di Gesù che precede e genera il sì di Matteo.
Questo vale per tutti voi. Non è un sì facile ma vero, se Dio ti chiama è
perché riserva un dono, un sì difficile, ma una volta detto rivela il mondo
nella sua verità profonda.”
Si sofferma poi Lino sui cambiamenti in questi
sessant'anni che “sono tanti” ma rimane che per comprenderli anche oggi e forse
proprio oggi “occorre molto ascolto in famiglia, personalmente, nella società e
nella Chiesa”.
Prosegue “Vi dirò quella che è stata per ma la mia
esperienza di prete: “per me è stato grande sostegno il sì di Dio. A parte il
sì di Dio è stato importante il rapporto con tutti voi, con le persone
conosciute. Ho imparato molto dalle persone, specialmente dalle persone
sinceramente in ricerca, ma che mi hanno aiutato a vivere la fede, la sua
complessità ed insieme essenzialità. Il secondo aiuto che ho ricevuto è stata
la parola di Dio, in realtà è la prima, luce e lampada ai miei passi. Lampada
che mi ha aiutato a cogliere la realtà.”
Mi sento di dire: qualunque sia la vostra situazione,
abbiate fiducia sempre; perché Dio, quando si fa aspettare è per darci un Dono
più grande”.
“Anche accanto alla Parola di Dio l'esperienza della
malattia in realtà è una scuola, difficile indubbiamente, ma attraverso la
quale il Signore conduce i nostri passi”.
La Messa si è conclusa, ed i segni di affetto che
nascondevano commozioni profonde, hanno avuto libero spazio: la foto, le foto,
le parole, i saluti, gli auguri. Ma solo nei vuoti corridoi del seminario
qualcosa di diverso ha preso tutti, singolarmente, inesprimibile.
Ambrogio Ponzi
PROFILO
Don Lino è sacerdote da
sessant’anni e nemmeno la malattia che ormai da tanto tempo lo assilla è
riuscita a smorzarne l’impegno al fianco del prossimo. Quella di monsignor Lino
Cassi è una storia di fede e di cultura.
Nato a Parma, nel settembre
del 1929, a quindici anni fu privato del padre, morto durante il bombardamento
su Fidenza del 13 maggio del ’44.
Allora era allievo nel
seminario di Fidenza, che nel periodo
bellico era stato trasferito a Campolasso, nelle prime colline verso Tabiano.
Ha poi vissuto sempre con la madre Celesta nella piccola casa in Via dei Mille.
Dopo gli studi, il 21
settembre 1952 è stati ordinato sacerdote da Monsignor Evasio Colli.
Dottore in filosofia,
licenziato in teologia negli anni Sessanta, non ancora parroco è stato
promotore della sezione fidentina della FUCI,
la Federazione degli universitari cattolici, uno spazio di confronto in
cui sono cresciuti giovani poi impegnati in molti campi, spesso lontano da
Fidenza. In quegli anni, sempre insieme alla mamma, ha abitato in via Mentana,
ai margini dello storico quartiere Oriola.
Dal 1969 è stato nominato parroco di San Michele, dove è
rimasto per trent'anni. La comunità ha
concretizzato la sua lezione spirituale dando vita a varie iniziative che
ancora oggi arricchiscono la città: l’Avo, per il volontariato in ospedale, il
gruppo Condivisione e la Cooperativa Arcobaleno per i disabili.
Tra le opere parrocchiali importante è stato il rinnovamento della chiesa di San Lazzaro,
diventata il centro del quartiere, e la valorizzazione della chiesa della Gran
Madre di Dio.
Ma centrale nel suo impegno è
stato l'annuncio della Parola sia nelle omelie domenicali che nella promozione
di momenti specifici di preghiera e meditazione, dedicati ai singoli o alle
famiglie.
Le sue giornate di “esercizi
spirituali” hanno costituito per tanti anni il riferimento per tante persone
provenienti, anche da altre parrocchie.
Nel 1999, già toccato dal
Morbo di Parkinson, ha lasciato la parrocchia e si è trasferito nel seminario
vescovile, dove oggi vive. Malgrado la malattia non ha smesso di incontrare
persone e di “comunicare” il suo messaggio e celebrare la messa nella cappella
del seminario.
Oltre allo studio, all'organizzazione
della comunità e alla preghiera, si è confrontato con l’arte e, soprattutto, con la poesia.
A.P.
Don Lino è stato un grande sacerdote, inimitabile, unico, km. al di sopra di tanti suoi colleghi, di un tempo e di sempre. Non era il solito chierico che, quando ti parla, si erge a giudice e castigatore, dall'alto di uno scranno; ascoltava e comprendeva, confortava e dava sollievo. Ho ancora un libro che mi regalò, sui problemi del matrimonio. È un uomo indimenticabile, un uomo di Dio, ma vicino ai suoi consimili.
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