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mercoledì 12 aprile 2017

Sono ritornata sui ponteggi...

Sono ritornata sui ponteggi della facciata della Cattedrale. Rimarrà un'esperienza irripetibile, non mi sarà certamente più concesso.
Si sono ripetuti meraviglia e stupore. Non sono un'artista, non sono una restauratrice, ma mi appassiona l'anima delle persone che sanno creare, che sanno interpretare e trasmettere messaggi di conoscenza. 
L'occhio vede delle forme, delle figure, cerca di leggerle: ancora più importante, senza dubbio, ritengo sia capire che cosa le ha ispirate. 
Ciò che oggi è davanti ai nostri occhi spesso distratti è paragonabile alla musica che scaturisce dalla sintonia degli strumenti di un'orchestra.

Più mani, più intelletti hanno lavorato per darci “il quadro “della facciata, ognuno vi ha profuso le sue capacità, il bagaglio di conoscenze strumentali, di esperienza comune, di errori , di un continuo studio affinché dalla materia l'ídea prendesse forma.
Anche per i restauratori si sono ripetuti studio e ricerca. La pietra , sottratta alla protezione del sottosuolo, ormai da secoli è esposta ad eventi e climi che variano. L'edificio poggia su un terreno ricco di acqua, che seppur imbrigliata e nascosta continua a permeare le fondamenta.
All'apparenza le sculture restano come le conoscevamo, ma sottile e delicato è stato il lavoro di interpretazione e provenienza dei materiali, meticolosa la ricerca delle tracce di degrado della pietra stessa e appassionato l'intento di entrare nel mondo di conoscenza di quei lapicidi che hanno dato anima ed espressione a figure emergenti dall'arenite e dalla calcoarenite.
È possibile rilevare fatture ed abilità diverse, come diversi sono i tempi di collocazione di certi personaggi, chiara ed evidente è la mano antelamica in certi raffinati decori, riconducibili a quelli di Parma.


Oggi è possibile l'utilizzo di resine, lana di vetro, acciaio, ma è stato fondamentale intervenire per salvaguardare senza modificare, ricercare fessure, incrinature e sfaldature della pietra per suturare e saldare, sanare per garantire la durata di questo capolavoro.


Dal timpano del portale meridionale la figura di un vescovo mitrato con pastorale e mano benedicente continua a guardarci benevolo con le sue pupille di piombo.
Il cesello di questo decoro inanellato è riposo per gli occhi, come  la criniera di questo leone sulla torre meridionale.



Marisa Guidorzi

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