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domenica 9 aprile 2017

Scenografie fidentine ed irriverenze storiche

Propongo questo compendio storico-artistico di Marisa Guidorzi che ripercorre attraverso scritti illustri e cronache recenti le "mutazioni" che monumenti e luoghi a noi consueti hanno subito nel tempo sottolineando nel contempo le "persistenze" di antichi splendori.
A.P.
Da Fidentia Julia a Borgo San Donnino a Fidenza
                  ….e Borgo ghibellino si ritrovò guelfo!

Mi sorprende sempre la grandiosità della Cattedrale, la sua navata protesa verso l'alto, le quadrifore dalle quali si intravvedono i matronei e la immagino illuminata dalle tremule fiammelle delle lampade ad olio che creano giochi di luce ed ombra mentre un'assemblea sta raccolta in preghiera e nell'ascolto delle parole del suo prevosto.
Nel Medioevo Borgo stava stretto intorno alla venerazione di quel Santo martire che qui, raggiunto dai soldati di Massimiano era stato decollato secoli prima e per il quale una comunità era decisa ad innalzare un tempio proprio sul luogo presunto del martirio.

La Chiesa, ancor prima di diventare quella che oggi vediamo, è stata un punto di aggregazione e di accoglienza per una popolazione spesso smarrita di fronte al passaggio di eserciti, di carestie ed epidemie, di fronte alle esose richieste dei governanti del momento.
Mi piace pensare i corridoi del matroneo non già affollati di donne e signore separate dagli uomini (come a scuola mi avevano insegnato), ma di pellegrini, di appestati, di rifugiati che oltre ad un tetto cercavano protezione.

Siamo abituati a pensare alla separazione dei poteri, religioso e civile, ma anticamente erano spesso connessi in un rapporto di interdipendenza, uno conferiva prestigio ed autorità all'altro, spesso in conflitto , ma mai separati.
Borgo seppe muoversi sempre al fine di non perdere la propria autonomia, godere dei privilegi concessi da vari papi e nello stesso tempo fruire della protezione imperiale.

La Storia di questa città e della sua comunità, sta scritta sulle sue pietre e sui suoi palazzi, visibili e scomparsi... La facciata del Duomo nelle sue sculture rappresenta e riassume il rapporto con le autorità. L'imperatore Massimiano appare nel pieno della sua dignità, omaggiato dal suo cubiculario Donnino e dai suoi collegionari della Tebea.

Nel frontone del portale di sinistra compare la figura di Carlo Magno con scettro e globo: si può desumere la tendenza ghibellina di Borgo?
Accanto, un 'altra scena mostra Papa Adriano II (867-872) che porge all'Arciprete di San Donnino la mitria e il pastorale, simboli episcopali.


Nel Museo del Duomo si può ammirare, e ci si può stupire , il fonte battesimale  con varie figure fra cui emerge quella di Papa Alessandro II (1061- 1063) che concesse ai canonici di Borgo la facoltà di scegliere i vescovi, sottraendosi al vescovo della Diocesi di Parma.

Il triangolo Parma Piacenza Cremona spesso in lotta vede Borgo costruire una chiesa tanto imponente (sfida e simbolo per i vicini!), secondo le direttive del grande architetto e scultore Benedetto Antelami. Nonostante gli ostacoli e le interruzioni obbligate i lavori procedono, mentre la politica continua a “giocare “la sua interminabile partita a scacchi.

Tra il 1095 e il 1101 la comunità vede la presenza di Corrado, figlio di Enrico IV, che qui visse poiché il padre non gli perdonava di aver fatto atto di fedeltà ad Urbano II nella città di Cremona (si era nel mezzo della lotta per le investiture). Anche questo sostiene la tesi di ideali ghibellini di Fidenza e di fatto con Corrado essa diventa Capitale d'Italia (A. Aimi ).

Il 27 luglio 1162 Federico Barbarossa prende Borgo sotto la sua protezione e concede benefici alla Chiesa di S. Donnino che “...sempre fu protetta dai nostri Imperatori
Nel 1221 Federico II concede al prevosto Sessi la protezione imperiale, il Comune inserisce l'aquila nello stemma. Da quel momento il Comune ha la facoltà di creare i suoi consoli e compilare i suoi Statuti e Borgo comincia a reggersi in repubblica ( G. Laurini)



Non si conosce esattamente quando il Palazzo del Comune sia stato costruito nella sua prima parte a nord. Nelle lotte ricorrenti con i Parmigiani accadevano incendi e devastazioni e mancano notizie certe sull'ubicazione del palazzo.

Sempre il Laurini riferisce che dalla seconda metà del secolo XIV, in epoca viscontea, il Palazzo Comunale “assunse la veste della sua attuale costruzione gotico- lombarda”, ossia la parte nord, come è possibile vedere da cartoline del primo 900.
Lo stesso ricorda che sulla facciata era dipinta l'immagine di San Donnino del pittore borghigiano Formaiaroli e l'immagine di Maria SS. 

Esse “vennero distrutte, allorché si è, con cattivo gusto artistico, restaurata ed abbellita la facciata del Palazzo Comunale, e cioè nel 1875”.
Le finestre da trifore, come ancora oggi si possono vedere nella parte laterale che prospetta su Via Amendola, furono ridotte a bifore.   Il braccio occidentale fu costruito nel 1905 e quello orientale nel 1915.




In un ritaglio di giornale (“Il Risveglio”1953) leggiamo il giudizio di Nullo Musini sulle capacità e conoscenze artistiche ed architettoniche dello scenografo Girolamo Magnani che nel 1875 restaurò e modificò la facciata del Palazzo comunale.


Sono parole crude e severe nei confronti dell'artista, a cui , forse solo per il rispetto dovuto ad un concittadino ormai famoso, era stato assegnato l'incarico, senza curarsi se possedesse specifica preparazione.
In tal caso il torto è da condividere con i committenti dell'opera, altrettanto impreparati in materia artistica.

Altri toni usa per parlare del nuovo palazzo che sostituirà la Rocca: “Altra costruzione sorgerà sulle tue rovine, con maggior fasto, e con più modernità di linee e con tutti i conforts del giorno d'oggi, ma il tuo ricordo rimarrà incancellabile...”


Musini non rileva l'incongruenza dei merli guelfi anziché ghibellini, errore grave nei confronti dei Borghigiani che nel Medioevo seppero destreggiarsi tra il favore imperiale e la forte spinta all'autonomia.
Se le pietre parlano e raccontano, quale messaggio si leggerà, non solo da Palazzo Porcellini, ma dalla fontana che lo completa e dalle Torri?

Marisa Guidorzi

(note e considerazioni liberamente tratte nel tempo dai riferimenti di storici e storiografi di vicende locali)

1 commento:

  1. Quale messaggio, lei dice cara Marisa? Con precisione non saprei dirle. Posso soltanto asserire che è, e sarà un messaggio pauperrimo. (Senta mo pärli ben)

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