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mercoledì 18 ottobre 2023

Vacanze romane: "La cripta dei frati Cappuccini", un testo di Nino Secchi

Roma: cripta dei frati 

La cripta dei frati Cappuccini è sicuramente fra i luoghi più strani da vedere a Roma e si trova sotto la chiesa di Santa Maria della Concezione in Piazza Barberini, o meglio – per essere più precisi – all’inizio di via Veneto. 
Questo ambiente è composto da alcune piccole cappelle e la particolarità è che tali cappelle ospitano i resti di quasi quattromila monaci dell’ordine dei Cappuccini. 
I monaci iniziarono questa pratica nel 1631 e da allora le sei cappelle sono state decorate con parti di ossa per creare lampadari, sedute e cornici. 
In realtà le sale che comprendono il museo sono otto la prima sezione del percorso espositivo racconta lo stile di vita semplice, la vicinanza ai poveri e lo spirito di fraternità che caratterizzano l’ordine religioso, di cui viene ripercorsa la storia dal Cinquecento a oggi. 
Sempre la prima sezione del museo è dedicata al convento, commissionato dalla famiglia Barberini – proprio la famosa famiglia Barberini, quella del Papa Urbano VIII, e ultimato nel 1631 secondo il progetto dell’architetto cappuccino Fra Michele da Bergamo.

Le due sezioni successive presentano l’ordine e la spiritualità cappuccina attraverso le immagini e le storie di alcuni santi, mentre nella quarta sezione sono esposti vesti, oggetti di uso liturgico e manufatti di uso quotidiano. 
La quinta sezione è dedicata al dipinto che raffigura San Francesco in meditazione, forse realizzato da Caravaggio appositamente per il convento dei cappuccini. La sesta e la settima sezione raccontano l’attività spirituale, culturale, missionaria e artistica dell’ordine nel Novecento e nel mondo. 
Al termine del percorso espositivo, l’ottava sezione introduce al luogo conclusivo e di grande suggestione che chiude la visita del museo: la Cripta-Cimitero. 
Realizzata verso la metà del Settecento, la Cripta è un’opera d’arte singolare dal gusto macabro tutto barocco, un “memento mori” artistico e filosofico che ha pochi altri esempi in città – come la cripta della chiesa dell’Orazione e Morte a via Giulia o il cimitero della Confraternita dei Sacconi Rossi nei sotterranei della chiesa di San Bartolomeo all’Isola. 

La parte più particolare, singolare e certamente più coinvolgente è costituita da un lungo corridoio sul quale si affacciano cinque cappelle, decorate sulle volte e sulle pareti con i resti mortali di quasi 4.000 frati, come abbiamo detto prima, vissuti tra il 1500 e il 1800, composti in modo tale da formare rosoni, lesene, stelle, clessidre, orologi e farfalle, lampadari e croci. 
Alle pareti sono ammassate migliaia di tibie, femori e teschi trasformati in materiali da costruzione a creare nicchie e strutture architettoniche che accolgono gli scheletri vestiti con il saio di alcuni frati. 
Ogni cappella porta il nome delle ossa con cui sono stati eseguiti i decori e contiene, secondo la tradizione, terra santa trasportata qui dalla Palestina o da Gerusalemme. 
Sono quindi riconoscibili la Cappella delle Tibie, quella dei Bacini, quella dei Teschi, quella detta dei Tre Scheletri e quella della Resurrezione. 
Le ossa sono assemblate in modo tale da comporre simboli legati alla morte come clessidre, orologi e farfalle, mentre dal soffitto pendono lampadari fatti con falangi e coccigi. 


La scelta di decorare la cripta con le ossa, che potrebbe apparire lugubre e macabra, è in realtà un modo di esorcizzare la morte e sottolineare come il corpo non sia che un contenitore dell’anima. Proprio in virtù di questa essenza, una volta che essa l’ha abbandonato il contenitore si può riutilizzare in altro modo. 
Significativa la frase lapidaria che vi possiamo leggere: 
"QUELLO CHE VOI SIETE NOI ERAVAMO; 
QUELLO CHE NOI SIAMO VOI SARETE."
In conclusione chi visita Roma e vuole vedere un qualcosa di diverso, oltre ai luoghi rinomatamente ad uso turistico, o estremamente religioso, deve fare un salto in questo posto: una visita che rimarrà indubbiamente impressa.
Nino Secchi

1 commento:

  1. Complimenti! Esempio di un viaggiare , che è diverso dal turismo, per conoscere, per riflettere, per entrare in mondi sconosciuti che ogni volta ci avvertono della nostra piccolezza e dei limiti in cui viviamo credendoci “grandi”!

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