Zibello, don Gianni Regolani,
L’amore per il Creato, e le Creature, manifestato nella vita di tutti i giorni. Dimostrato con i fatti, prima ancora che con le parole, realizzato con umiltà, senza cercare alcuna forma di ribalta o di notorietà. Un esempio significativo e bello quello di don Gianni Regolani, da quarant’anni parroco di Zibello (divenuto anche parroco, negli anni, delle vicine comunità di Santa Croce, Ardola e Polesine Parmense, tutte parrocchie appartenenti al Comune di Polesine Zibello). Sarebbe facile, quasi ovvio, un paragone con San Francesco d’Assisi.
Ma chi scrive queste righe è fortemente contrario a qualsiasi forma di paragone, convinto e consapevole del fatto che ogni persona abbia una sua identità, un proprio carisma, una sua personalità: senza bisogno di somigliare a nessuno, né tantomeno di fare il”copia incolla” dello stile altrui.
Don Gianni, sacerdote di profonda fede e grande uomo di fiume (del Po conosce ogni angolo, lo ama e lo ha sempre percorso, in lungo e in largo, fino a non molti anni fa anche come sciatore d’acqua) il Creato lo vive, lo difende e se ne prende cura, anche nei piccoli gesti di tutti i giorni, con consapevolezza. La sua famiglia è composta da una Tortorella, da un cane e da un gatto.
In passato è stata composta anche da una cavalla, l’indimenticabile Susky, con la quale don Gianni ha condiviso indimenticabili giornate nelle golene del Po. Un giorno la cavalla, che alla vista dei bambini si inchinava per lasciarli montare in sella, è “andata avanti”, all’improvviso, accanto ad un pioppeto del Po.
Lui, don Gianni, a modo suo non se ne è mai separato, facendola dipingere in un quadro, dall’indimenticato pittore Vittorio Meloni, circondata dai girasoli e dalle terre del Po. Quadro che, gelosamente, custodisce nel suo studio.
Oggi, in casa, ha la compagnia stabile, dolce e costante di una Tortorella. I due si intendono anche solo con uno sguardo o un piccolo richiamo. Il piccolo volatile sa di essere in mani sicure e, a sua volta, sa di essere la bella compagnia del suo amico don. Come lo sa il vecchio pastore tedesco che don Gianni ha “adottato”.
Il cane, che da anni vive in una casa a ridosso della chiesa sussidiaria di Santa Maria delle Grazie (per tutti, a Zibello, semplicemente la “chiesuola”) è purtroppo rimasto senza le sue padroncine. Ma il canile, per fortuna non lo ha mai rischiato e nessuno si è dovuto dar pensiero circa la sua successiva destinazione. La casa infatti è rimasta quella di sempre e don Gianni, senza pensarci nemmeno un istante, lo ha “adottato”: anzi, sarebbe meglio dire che i due si sono “adottati” a vicenda.
Lui, il pastore tedesco è diventato anche il più assiduo e frequentatore della messa quotidiana. Non ha bisogni di orologi né di sentire il richiamo della campana. Quando mancano pochi minuti alle 17, tramite una porticina, puntuale come un orologio svizzero, entra in chiesa e si accovaccia a breve distanza dal don, in parte all’altare, seguendo in religioso (è proprio il caso di dirlo) silenzio la funzione, senza mai abbaiare e senza portare alcun disturbo ai pochi, per lo più pochissimi, presenti.
Più assiduo e presente di tanti cosiddetti fedeli da “primo banco” (nessuno ce ne voglia). Una immagine che fa pensare a quella del film “Don Camillo” del 1952 quando il “mitico” parroco di Brescello si avviò con il Crocifisso per la processione sul Po, seguito soltanto da un cane che inizialmente cercò di scacciare, ripreso dalla voce del Signore che gli disse di lasciarlo in pace “così Peppone non potrà dire che alla processione non c’era neanche un cane”.
Don Gianni, che ogni anno il 15 luglio benedice gli animali davanti alla chiesa di Ardola (e quest’anno ha anche avviato la benedizione dei cani per le ricorrenza di San Francesco d’Assisi) nemmeno ci avrebbe provato a scacciare la bestiola, consapevole proprio della preziosità di ogni Creatura. Infine, ecco la gatta, divenuta invece ospite fissa della chiesa parrocchiale, che ha stabilito la sua “dimora” sulla torre campanaria, quasi a voler vegliare sul parroco e sulle sorti del paese. Quel paese di cui don Gianni, senza mai chiedere nulla in cambio, si prende cura con sensibilità e dedizione ogni giorno: da quattro decenni. Una testimonianza di fede , e di amore, che si è resa ancora più lampante in questi ultimi anni.
Infatti don Gianni, classe 1941, celebre anche per le sue epiche imprese sportive (a cavallo degli ottant’anni, con l’inseparabile amico Valerio Savazzi di Cogozzo, è andato in pellegrinaggio, in bicicletta, prima a Roma e poi a Loreto e ad Assisi, e solo l’eccessivo caldo di quest’anno lo ha fatto desistere dall’andare, rigorosamente in bici, a Medjugorje), non appena è esplosa la pandemia ha deciso di non fare mai mancare la sua presenza alla sua gente.
Il giorno di Pasqua del famigerato 2020 si è recato, da solo, in piazza e alla casa protetta, per portare il suo messaggio augurale al paese e agli anziani e subito dopo è salito in cima al campanile per benedire la sua parrocchia.
Il pomeriggio dello stesso giorno ha posizionato una mascherina ai piedi della statua della Madonna di Fatima (molto venerata in paese e ritenuta prodigiosa in seguito ad un voto fatto in tempo di guerra quando Zibello fu miracolosamente scampato dallo scoppio di una bomba che, sganciata sulla piazza, rimase incredibilmente inesplosa) chiedendo la grazia per la comunità, e da quel momento Zibello, che nelle settimane precedenti aveva già pagato il suo comunque pesante tributo, non ha più avuto decessi causati dal Covid.
Poche settimane dopo, il 13 maggio, ricorrenza della Beata vergine di Fatima, tra la commozione generale di tutti, ha attraversato tutte le vie del paese, in solitaria, con la statua della stessa Madonna di Fatima.
Ma soprattutto, da tre anni a questa parte, ogni sera, dopo l’ora di cena, tramite il gruppo WhatsApp della parrocchia (che ormai conta adesioni in tutta Italia e anche all’estero) manda un messaggio vocale a tutti gli iscritti portando loro una riflessione, una preghiera, a volte anche una battuta (e giustamente qualche sorriso non può che essere utile), una presenza docile e preziosa: la sua.
Un prete di campagna che, nell’amore per il Creato, ha posto uno dei suoi inossidabili capisaldi: senza mai chiedere niente in cambio, come già scritto. A lui non si può che rivolgere un Grazie, vero e autentico, per la sua silenziosa e bella testimonianza che arricchisce, ogni giorno, le sue e le nostre terre del Po, dove anche tra nebbie e gelate, giornate afose e momenti faticosi, brilla la luce di una presenza sicura, e preziosa.
Eremita del Po, Paolo Panni
Che bello!
RispondiEliminaAmmiro molto don Gianni e la sua voce mi è di molto conforto e l’aspetto ogni sera con gioia
RispondiEliminaHo incontrato Don Gianni in occasioni speciali e particolari...
RispondiEliminaNe serbo il ricordo con piacere.
Conosco le sue 'imprese'.
Ho per lui grande stima e tanta ammirazione.
Grazie Paolo!