Il campanilismo, da giustificato attaccamento alla propria città, ai suoi usi e alle sue tradizioni, può talvolta degenerare in un becero e melenso spirito di rivalità accesa con i centri vicini e in un ingiustificato rifiuto di quanto e di quanti non siano prodotti strettamente locali. Basti pensare alle sciocche rivalità tra Pisa e Livorno, tra Firenze a Siena, Bergamo e Brescia, Palermo e Catania. Addirittura, in Campania, il campanile di S. Gennaro Vesuviano, nel lato che guarda verso la rivale Palma Campania, è stato privato dell'orologio, per un dispetto meschino verso i vicini.
Purtroppo,
anche qui a Fidenza, mi sono accorto che il campanilismo si manifesta,
talvolta, nel disprezzare, spesso senza motivazione, gli usi e costumi di chi non
è “del sasso”, come se essere tale comporti un valore aggiunto alle qualità
umane di chi, invece, è indigeno, da tempi immemorabili; ciò quando, invece,
borgzàni o meno, siamo tutti simili tra di noi.
La Fiera Borgo era un importante momento di aggregazione tra Borgo e contado |
E' stupenda una sana nostalgia di casa, la voglia di sentire la gente che
parla, in italiano o in dialetto, con quell’accento a noi ben noto, di mangiare
i piatti tipici, come li preparava la nonna, o rivedere- e difendere- quei
paesaggi, che portiamo sempre nel cuore e nella memoria. L’affetto per le
proprie radici e la conoscenza delle proprie origini sono sentimenti importanti
e rappresentano un patrimonio immenso, da portare con sé, ma da condividere non
solo con le locali generazioni future, bensì con chiunque incontreremo sul
nostro cammino e avrà la voglia e l’intelligenza di ascoltarci. Però, la cosa
non dev’essere intesa a senso unico.
Purtroppo,
però, nella mia vita, ho spesso incontrato quelli che io definisco “campanilisti
fondamentalisti”. Persone che, a mio parere, commettono il grave errore di
dare a qualunque diversità un giudizio di valore. Per loro, due culture
non possono essere semplicemente diverse, parimenti valide e apprezzabili.
La
loro forma mentis impone che, se due cose sono differenti, una delle due
-quella indigena- debba essere, per forza, migliore dell’altra.
Ed ancora,
tanto per esemplificare, in questo periodo di sfrenata corsa per la campagna
elettorale della nomina a Sindaco, non capisco perché solo un borghigiano del
sasso debba essere considerato degno e capace di ricoprire tale carica, quale
garanzia di un operato corretto e progressista.
Infatti, da anni, si è potuto
ampiamente constatare quali effetti positivi comporti l'essere del sasso, del
legno e dell'acqua, qui a Fidenza. Apriamo la mente ed il cuore, per favore,
viviamo nel 2014, non torniamo ai clan ed alle tribù non tanto medioevali, ma
addirittura della Preistoria, tra rivali di caverna e spelonca, di palafitta e
terramara.
Franco
Bifani, non del sasso borghigiano, ma di Salsomaggiore
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