Il dialetto non è di destra né di sinistra
Il dialetto unisce, l'affermazione dovrebbe trovare il suo coronamento nell'incontro dei capogruppo del 4 novembre, oggi. Pare ormai scontato che il lungo lavoro di ricucitura delle varie posizioni politiche si ricomponga e trovi il suo storico momento nella "Giornata del dialetto" in cui i cultori della lingua locale, di destra e sinistra o presunti tali si ritroveranno, non per un confronto fonetico, lessicale o etimologico ma nella comune volontà di promuovere una "cultura del dialetto".
Addirittura dovrebbe trattarsi di un Consiglio Comunale interamente dedicato al dialetto cioè alla nostra storia e cultura, il teatro Magnani sarà probabilmente la degna sede dell'evento.
Dovranno essere inizialmente affrontate tutte le liturgie consuete di un consiglio comunale ma alla fine saranno loro i vernacolisti a spiegarci la nostra origine e l'origine della nostra lingua.
Avremo così riuniti i più qualificati vernacolisti come Adriano Gainotti, Franco Giordani, Ircano Cogato, Germano Boschesi e Claretta Ferrarini, e da loro le proposte: accademia, dizionario del dialetto borghigiano ecc.
La giornata promossa dall'Assessore alla cultura Alessia Gruzza vedrà le conclusioni del Sindaco di Fidenza Andrea Massari ed il voto unanime dei consiglieri presenti.
Spero tanto che si supporti, in ogni modo e con ogni mezzo, la pubblicazione e la diffusione del lavoreo pluridecennale della Claretta, il famoso DEB.
RispondiEliminaQuante sono diventate le persone esperte di dialetto ? io sono rimasto alla signora Claretta, quando veniva nella classe della maestra Tiziana e poi in quella della professoressa Genzia Boni.
EliminaCi faceva divertire e ci insegnava la grammatica del dialetto. Se ho capito i superlativi e i congiuntivi italiani, lo devo alle sue divertenti lezioni. Claretta, sono Mirko, il ragazzo che ti ha consegnato i fiori e ti ha chiesto da dove viene bedul.
Grazie, Prof. Bifani.
EliminaProf. Bifani, il grazie è il mio. C'è da ridere: mi appariva lo spazio del commento contrassegnato dal nome di Pierre Barilli (non capisco come e perché) e smanetta e riprova, alla fine è uscito col nome di anonimo.
RispondiEliminaPer te, Mirko: dovresti avere 42 anni e non saprei più riconoscerti, ma ricordo benissimo i fiori e la faccenda del bédul. Se non sbaglio te lo aveva chiesto tuo nonno e, se non sbaglio, la volta dopo mi chiedesti (sempra grazie al nonno) se sapevo cos'era la dügära. La tua classe e quella delle Maestre Toscani, Cremona, Arcari, Barbieri, per citarne solo alcune di quel quinquennio, sono state classi dove ho lavorato molto bene, perché l'insegnante vi preparava all'incontro e io m'informavo sul vostro programma didattico, per dargli una continuità mediante le regole del dialetto. Vi ho ritrovati in diversi alle Medie dove c'erano molti studenti della campagna e, con l'aiuto dei vostri genitori e dei vostri nonni che vi scrivevano i vocaboli dell'agricoltura, ho imparato tanto anch'io. Sì, Mirko: in dialetto non si dice grändìssim, mo gròss äbòtta. Grazie e 'Tabén.