lunedì 24 luglio 2017

Un "boccalaro" in Contrada San Bernardo a Borgo San Donnino

Riportiamo qui di seguito un breve articolo estratto direttamente dagli appunti stilati da Savino Faroldi durante i lavori di ristrutturazione di una casa posta in Via Frate Gherardo e prospiciente dall'altro lato su Via Romagnosi. 
Ci troviamo quindi proiettati nei Terragli a Sera all'altezza dell'antico complesso conventuale di San Bernardo di cui oggi rimane solo una piccola porzione. Il convento complessivamente copriva un'ampia area del Borgo e dava il suo nome alla contrada che appunto si chiamava Contrada San Bernardo. 
Anche se in punta di piedi entriamo quindi in qualche modo nella dimensione storica del vecchio borgo, che ci è dato oggi solo pallidamente tratteggiare nella sua evidenza ottocentesca quando ancora la toponomastica permetteva una comprensione degli "spazi storici" del Borgo. 
Ringraziamo Letizia Bussandri di averci messo a disposizione queste note che tanto ci dicono dell'amore del marito Savino per la sua città. 


Reperti ritrovati durante la ristrutturazione
di una casa in via Frate Gherardo a Fidenza
La casa è prospiciente all'ex convento di San Bernardo che è stato adibito, in parte, a fabbrica dal maestro vetraio BORMIOLI LUIGI, figlio di CARLO, presente dal 1826. La vetreria è rimasta attiva fino al 1909.

E' attestato che verso il 1841 — 1843 viene impiantata, annessa alla vetreria, anche una fabbrica di stoviglie da parte di Petronilla, vedova di Bormioli Luigi (morto 1832), e che aveva già riaperto la fabbrica dei vetri nel 1834, due anni dopo la morte del marito.

Il monastero di San Bernardo, delle monache di Cistellis, fondato nel 1346, ha avuto vita fino alla confisca di Napoleone nel 1809.

Visti i numerosi ritrovamenti di cocci di vasi, come documento con diverse foto, ipotizzo in zona, se non nella stessa casa, la presenza di un artigiano produttore di stoviglie in terracotta, "boccalaro", questo ancora prima della venuta di Bormioli, cioè nel periodo 1450 — 1800, quindi secondo queste mie considerazioni Bormioli è subentrato a qualcosa di già esistente, un "boccalaro", un artigiano che lavorava la terracotta.
I ritrovamenti sono stati effettuati:

  • nelle due fosse biologiche dei due bagni che erano ubicati in cantina;
  • nella terra tolta dalla cantina, tolta per creare un'intercapedine di 50 cm circa sotto al pavimento della cantina stessa;
  • nella terra che copriva le volte della cantina, tra il pavimento del piano terra e la volta della cantina (in prossimità del vecchio camino della cucina infatti ho ritrovato la ciotola in terra rossa che era tutta in pezzi ma che riunendoli e' risultata poi quasi completa, manca solo un piccolo triangolino);
  • nelle macerie buttate nel pozzo (che era stato riempito fino alla bocca esterna, bocca che si trova nel cortile di via Romagnosi, questo riempimento è stato fatto di recente, probabilmente nell'ultima ristrutturazione del 1940-1950);
  • nell'orto prospiciente la casa su via Romagnosi, questi ultimi reperti sono stati scoperti quando ho fatto gli scavi per le fondamenta dell'autorimessa.

Nei lavori di smontaggio del camino della cucina, e di realizzazione delle colonne montanti, (cappa di aspirazione cucina e scarichi) è emerso che tra i due camini contrapposti, tra quello della cucina e quello del soggiorno, esisteva un terzo camino, molto più vecchio che era stato murato (i due camini erano leggermente sfalsati fra di loro ).
All'interno della bocca di quest'ultimo camino, che era stata tamponata con pianelle, sono state ritrovate le catene e i ferri (un tempo queste catene si usavano all'interno dei camini per appendevi pentole e altre cose da cuocere), con vari anelli (questi ferri erano già stati rilevati e segnalati anche dal cerca metalli di Zannoni alcuni anni prima; Zannoni si era infatti offerto di sondare i vari muri e soglie di ingresso delle varie stanze e cantine.

Dagli appunti di Savino Faroldi
I reperti

CIOTOLA ROSSA



Dimensioni: diametro 17,50 cm altezza 5,50 cm diametro piede 8,70 cm (piede bordato). Il disegno non e' inciso (solo INGOBBIATURA e non graffito) e la decorazione è data a pennello di un impasto di terra bianca ( ingobbio ) ed invetriata internamente ed esternamente. Il piede presenta un bordo.

CIOTOLA FIORE CENTRALE E BORDO A GRECA



Dimensioni: diametro 20,00 cm altezza 4,79 cm diametro interno 12,00 cm
I disegni interni risultano incisi (graffiti a punta nell'INGOBBIO ) con colore giallo ( FERRACCIA —ossido di ferro ) e verde ( RAMINA—ossido di rame ) e VETRINA incolore solo internamente. Il disegno e' semplice un fiore centrale e una bordura che richiama una greca sembrano quasi delle lettere ). E' invetriata solo internamente non esternamente e non presenta un bordo nel piede.

CIOTOLA FIORE CENTRALE E BORDO A FOGLIE



Dimensioni: diametro 21,30 cm altezza 5,80 cm diametro 12,80 cm
I disegni interni risultano incisi (graffiti punta nell'INGOBBIO) con colore giallo (FERRACCIA) e verde (RAMINA) e VETRINA incolore solo internamente. Il disegno è semplice e presenta un fiore centrale e nel bordo disegni di foglie verniciata (VETRINA) solo internamente non esternamente e nessun bordo nel piede.


SPIEGAZIONE DEI TERMINI USATI NELLA DESCRIZIONE DELLE CIOTOLE

INGOBBIO: E' una tecnica di pittura per la terracotta e ceramica (impasto di terra bianca diluita con acqua ottenendo così un impasto cremoso quasi liquido). L'ingobbio va utilizzato quando il pezzo è ancora umido, come avviene per gli affreschi. L'ingobbio va diluito con acqua e si usa un ingobbio bianco per le ceramiche rosse e un ingobbio rosso per le ceramiche chiare. L'ingobbio può essere steso su tutto il pezzo e poi si incide con una punta metallica (graffito), o altri strumenti di legno o raschiatoi per asportare parte dell'argilla e per creare il disegno, oppure, come nel caso della ciotola rossa, con l'ingobbio ed un pennello si crea il disegno vero e proprio senza nessuna incisione.
Occorre poi fare asciugare bene il pezzo (nell'asciugatura il pezzo va tenuto lontano da fonti di calore e all'asciutto ).
PRIMA COTTURA dopo l'ingobbio e le incisioni del disegno (GRAFFITO)
Terminata l'asciugatura la terra cruda va infornata una prima volta portandolo a una temperatura di 980 C (procedimento detto di BISCOTTATURA).
I colori dell'ingobbio sono colori opachi e non lucidi.
COLORITURA dopo la prima cottura si procede a colorare il pezzo con colori sottovetrina (ossidi metallici); i colori più usati sono: VERDE RAMINA (ossido di rame), GIALLO FERRACCIA (ossido di ferro) e VIOLA MANGANESE (ossido di manganese) e, dagli inizi del XVI secolo, BLU COBALTO.
INVETRIATURA per finire si passa al bagno vetroso con PIOMBINA VETRIFERA per rendere il pezzo IMPERMEABILE e che crea anche l'effetto di lucentezza.
SECONDA COTTURA dopo la stesura del colore e l'invetriatura l'oggetto viene cotto per la seconda volta in forno alla temperatura di 960-980 gradi.


2 commenti:

  1. Che meraviglia! Il nostro passato, la nostra storia (che sono la stesa cosa) mi incantano sempre! Ci si immerge in epoche lontane dove ogni cosa era avvolta da magia, almeno è come appare ai miei occhi. Sapere che un tempo vi era in città tanta maestria artigiana stride con la mancanza oggi di tali botteghe o laboratori. Dove è andato a finire il nostro ingegno, talento? La modernità non è così affascinante, ci impoverisce. Il tornare all'uso delle mani, del creare dal nulla oggetti pensati dalle nostre menti è un'utopia?

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  2. Sempre molto interessante! Complimenti Savino. Anche in questo frangente, non posso fare a meno di dire (con un nodo in gola), quanto, come cittadina davanti ai microfoni delle radio e quanto, come Maschera Ambasciatrice di Fidenza, la sottoscritta abbia lottato per riavere almeno alcune botteghe di artigiani intèl Burghén äd San Barnärd. Mo gnan, mo gnan, mo gnan sè ven žu diu.

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