Il simbolo del Museo dei Fossili di Fidenza rappresenta una “Chlamys”.
Il pettinide bivalve era stato scelto dai componenti del Gruppo Paleontofili Fidentini (G.P.F.) agli albori della grande avventura, poiché è una conchiglia fossile molto comune e rappresentativa dello Stirone. Tipica dell’ambiente temperato del periodo Quaternario (quindi ha più di due milioni di anni) è caratterizzata dal colore grigio scuro e dal numero pari di lamelle: venti o ventidue.
Il torrente, che nasce sul monte Santa Cristina a Pellegrino Parmense e sfocia nel Taro a Fontanelle (PR) a quattro chilometri dal Po, dagli Anni Cinquanta, con lo scavo a valle di materiale per la costruzione dell’Autostrada del Sole, cominciò a svelare i segreti di questa pianura, testimonianza del mare antico, custoditi per milioni di anni.
Faccio parte del G.P.F. fin dall’inizio della sua formazione, negli anni in cui venni ad abitare a Fidenza.
Questo grazie all’ingegner Angelo Orzi – appassionato cultore della scoperta paleontologica locale e ideatore lungimirante di codesta raccolta privata esposta al pubblico – primo capoufficio di mio marito in quella fabbrica del vetro chiamata allora “Mamma Vetraria”.
Da Angelo e dalla moglie Anna, oltre ad essere stati accolti nella nuova realtà fidentina, siamo stati coinvolti in questo mondo per certi versi fantastico.
Anche se, come per tante altre cose nella mia vita, non ho potuto coltivare la mia presenza attiva in modo assiduo come avrei voluto, ne ho sempre portato nel cuore, con orgoglio, l’appartenenza.
Ricordo ancora con emozione la prima conchiglia fossile che presi in mano, scavando in un calanco, nella mia prima escursione: una sensazione indescrivibile, un privilegio grande.
Ero la prima persona al mondo che toccava una creatura vissuta milioni di anni fa nell’allora mare padano, conservatasi quasi intatta, addirittura con tracce di colore, sotto terra, per tutto questo tempo.
Da pelle d’oca!Era una “Natica millipunctata”, a distanza di quasi cinquant’anni ci penso ancora.Mi attendeva...?
L’emozione si rinnova ogni volta che passo davanti, magari solo di sfuggita, alle bacheche del Museo...
Credo che il fascino sprigionato da quelle conchiglie millenarie possa coinvolgere e incantare attraverso la bellezza di forme armoniose e raffinate anche se non si conosce la materia.
Ecco, volevo dire che sono contenta di aver siglato con un mio disegno della “Chlamys” – piccolo contributo – una così importante istituzione museale, che ha aggiunto valore a queste terre, e per la quale, credo, abbiamo tutti un debito di gratitudine all’ingegner Orzi.
Fidenza 17.12.2021 Mirella Capretti
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