Di Romano Ferrari, "Burghsan strajè 2021", conoscevamo le "ricerche storico-scientifiche da lui condotte nell’ambito dell’archeologia e della storia dell’arte" che lo avevano impegnato, all'inizio degli anni sessanta (1960), a frugare nei recessi più remoti di Fidenza alla caccia di reperti e testimonianze del passato. L'impegno di Romano, unitamente a quello di altri come lui, Claudio Saporetti, Franco Giordani, Dodo Rastelli ed altri coetanei, fu un importante richiamo ai fidentini che, nella fretta di ricostruire, non troppa attenzione avevano posto alla ricchezza urbanistica che Fidenza aveva ereditato da Borgo San Donnino e che avrebbe potuto e dovuto conservare.
Sotto confessione Romano allora svelò di essere sceso abusivamente nel più importante recesso di Borgo/Fidenza che per cinquecento anni aveva custodito il corpo del nostro santo patrono Donnino. Ora a distanza di sessant'anni ecco un'altra sua impresa che, in un primo momento, ha "scosso il mondo dell'arte" e che così viene presentata nel saggio che lo studioso Marco Horak dedica alla figura di Alceo Dossena:
"è di grande interesse descrivere un intervento monumentale e di altissima qualità, rinvenuto occasionalmente in Francia dal dottor Romano Ferrari, uno studioso italo-francese autore di numerose pubblicazioni, presidente di FAI France dal 2014 al 2018 e attualmente presidente dell'ente Pour le Patrimoine d'Italie, originario della provincia di Parma e precisamente di Fidenza. II dottor Ferrari, pochi anni fa, aveva individuato nella chiesa prospiciente il castello di Saint-Germain-en-Laye (città ricca di storia alle porte di Parigi, già sede della corona di Francia tra il XV e il XVII secolo) un grande rilievo scultoreo che si ispira e reinterpreta la nota Deposizione del pulpito del Duomo di Parma, opera datata e firmata nel 1178 da Benedetto Antelami"
Vediamo allora questo ritrovamento Romano Ferrari (pensate: un borghigiano "strajè" in giro per tutto il modo trova in terra francese un capolavoro antelamico che aveva ammirato nella vicina Parma!)
Come si può anche intuire dalla lunga citazione tratta dal saggio che Marco Horak si tratta di un falso ma non di un banale falso, la deposizione francese è opera del falsario più geniale del secolo scorso, un certo Alceo Dossena, il cremonese Alceo Dossena (1878-1937), “autentico falsario”, che "figura tra le più affascinanti del secolo scorso, che diede vita a una ricchissima produzione di falsi di opere scultoree di età antica e rinascimentale".
Ad Alceo Dossena, nato nel 1878 e morto a Roma nel 1939 quasi in povertà, Vittorio Sgarbi dedica una bella e utile mostra al Mart di Rovereto di cui è presidente. Dossena ingannò fior di collezionisti e conoscitori. Il mercato del falso correva parallelo a quello degli originali, spesso con l’avvallo di importanti conoscitori e critici che reagivano alla enorme richiesta dei collezionisti e dei musei facendo la fortuna dei falsari, fortune spesso precarie come nel caso di Alceo.
Una sala dell'esposizione dedicata all'opera di Alceo Dossena |
Ritornando alla Deposizione occorre evidenziare come
"Dossena non si sia limitato a eseguire una copia, pur se di grande qualità ma abbia voluto, riuscendoci, reinterpretare l'opera dell'Antelami, migliorandola in alcuni particolari e correggendone qualche difetto" (Marco Horak).
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