venerdì 26 settembre 2025

Luigi Pigorini e le origini delle terramare di Castione

 

Luigi Pigorini e le origini delle terramare di Castione 

In occasione del centenario della morte di Luigi Pigorini, in attesa della conferenza che si terrà a Castione Marchesi
questa sera

 VENERDÌ 26 SETTEMBRE 2025 alle ore 20.30

propongo  un approfondimento sulle origini delle  terramare di Castione.

La Pianura Padana, oggi un'ampia distesa pianeggiante, in tempi remoti era in gran parte occupata dal mare, formando un vasto golfo padano che si estendeva fino al Piemonte. 
Il golfo, formatosi nel Pliocene, circa 5 milioni di anni fa, era caratterizzato da un paesaggio molto diverso da quello attuale, con zone montuose meno elevate e un mare che lambiva le pendici alpine. 
Con il passare del tempo, i sedimenti trasportati dai fiumi, in particolare dal Po e dai suoi affluenti, hanno gradualmente colmato il golfo, dando origine alla pianura che conosciamo oggi. 

Il mare antico, o meglio, le trasformazioni ambientali che hanno interessato la pianura padana nell'età del Bronzo, sono strettamente legate alla civiltà delle Terramare. 
Le Terramare, villaggi fortificati dell'età del Bronzo medio e recente (ca. 1650-1150 a.C.), sorsero in questa area, caratterizzata da un ambiente fluviale e lacustre. 
Tra la fine del XVII e il XVI secolo a.C., in piena età del Bronzo, nella pianura padana iniziano a fiorire decine di villaggi, le cosiddette “terramare”, con peculiari caratteristiche strutturali e un omogeneo patrimonio di manufatti.
 I villaggi, estesi da uno fino a oltre 10 ettari, erano distanti mediamente 5/6 chilometri uno dall’altro e la loro economia era basata su un’agricoltura piuttosto avanzata e sull’allevamento.


Una serie di campagne di scavi effettuate nel 1861 permise di datare alla fine del III millennio a.C. la fondazione di un primo nucleo abitato nel luogo ove oggi sorge Castione Marchesi; il villaggio, costituito da poche capanne su palafitte ed una necropoli, fu occupato dai Terramaricoli fino all'VIII secolo a.C., quando all'antica popolazione subentrarono gli Etruschi, dei quali tuttavia non rimangono che poche impronte
 All’interno dei villaggio, ogni famiglia provvedeva autonomamente alla realizzazione di vasellame, tessuti, manufatti in legno e, forse, corno; la produzione ceramica era particolarmente intensa e gli scavi (sia ottocenteschi che più recenti) evidenziano l’ampio repertorio di forme in uso, alcune delle quali caratterizzate dalla presenza di un particolare manico, con terminazioni simili a delle corna. Sempre in ambito domestico sono realizzati i tessuti (impiegando strumenti in legno e terracotta, quali fusi, fusaiole, telai verticali e relativi pesi). Molto praticata in ambito terramaricolo era la lavorazione del palco di cervo, forse almeno in parte opera di un artigiano specializzato; sicuramente appannaggio di una figura specializzata era invece la realizzazione di oggetti in bronzo, tra cui sono compresi armi, attrezzi, ornamenti personali. 



Una serie di beni di pregio, quali ambra, bottoni in pasta vitrea, conchiglie ornamentali suggeriscono l’esistenza, all’interno delle comunità, di una ristretta élite costituita dai guerrieri e dalle loro famiglie. Con la civiltà terramaricola si affermava definitivamente un nuovo rito funebre, la cremazione: le ossa combuste erano raccolte e inserite in urne appositamente realizzate, poi sepolte al di fuori del villaggio; non erano previsti elementi di corredo, ma parti di oggetti in bronzo, intenzionalmente spezzati, si trovano spesso nel terreno circostante le sepolture. Dopo secoli di prosperità, intorno al 1200 a.C., il sistema economico della Cultura terramaricola entrava in crisi per l’impoverirsi dei terreni, sovrasfruttati da secoli, e per una fase di siccità; nel giro di pochi decenni pressoché tutti i villaggi  vennero abbandonati e per la pianura emiliana inizia un lungo periodo di spopolamento. (MP)







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