La Santissima Trinità, olio su tela, Compiano, chiesa di San Giovanni
Pittore fidentino ancora poco conosciuto, Luca Casana, nato a Borgo San Donnino il 6 gennaio 1706, appartiene, insieme a Girolamo Bertani alla cerchia ristretta degli allievi e collaboratori dell'assai più famoso Giovanni Battista Tagliasacchi (1696-1737). La sua vicenda artistica, in passato confusa con quella del figlio Grisante (1738-1783), è ancora poco nota e solo in parte documentabile attraverso le fonti francescane, in particolare il Registro del Convento dei Cappuccini di Borgo san Donnino, che lo ricorda come autore di due ovali: il Beato Serafino da Montegranaro del 1724 e il Beato Giuseppe da Leonessa eseguito nel 1737. Quest'ultima tela merita davvero una speciale attenzione, poiché, come osserva Aldo Bergamaschi (1969), si deve considerare che lo stesso Tagliasacchi vi ha posto le mani poco prima della sua prematura scomparsa avvenuta il 3 dicembre dello stesso anno. La sua impronta è facilmente riconoscibile negli accorti passaggi chiaroscurali e nella fattura accurata e un po' manierata e nel convinto realismo con cui è risolto il brano di natura morta, costituito dal crocifisso ligneo e dal giglio fiorito, attributi ricorrenti dell'iconografia del santo reatino, beatificato nel 1737. Al 1739 risale invece questa tela raffigurante la Santissima Trinità, la cui esistenza è segnalata presso la sagrestia della chiesa di San Giovanni Battista di Compiano dalle guide e dalla scheda d'inventario della Soprintendenza di Parma. E'questa l'unica opera autografa di Luca Casana: firma e data sono infatti ben leggibili nel cartiglio in basso a destra, insieme alla dedica a un ignoto personaggio forse di origine tedesca.
La composizione, che ricorda la Ss. Trinità dipinta dal Guercino per la chiesa romana di S.Maria della Vittoria, si caratterizza per le acconciature ricercate dei personaggi e soprattutto l'inconfondibile movimento dei panneggi sfaccettati, desunti chiaramente dal Tagliasacchi. L'Eterno Padre, presentato nelle sembianze di un anziano con la barba fluente e l'abbondante chioma morbidamente ripiegata sulle tempie secondo la moda aristocratica del tempo, sembra appoggiarsi al globo, simbolo del suo potere universale; egli regge lo scettro e ha il volto racchiuso dall'aureola triangolare e, come a voler richiamare le parole pronuciate da Gesù davanti al sinedrio, indica con un ampio gesto della mano destra il Figlio, dai lunghi capelli biondi e inanellati, che regge la Croce e mostra col petto scoperto i segni della Passione: "D'ora innanzi vedrete il Figlio dell 'uomo seduto alla destra di Dio" (Mt 26,64).
Ma se spostiamo la nostra attenzione sul piano prettamente stilistico, questo singolare dipinto offre altri spunti interessanti. Esso mostra infatti strette analogie formali con la piccola tela dell 'Addolorata conservata nella sagrestia capitolare della chiesa ex agostiniana di San Pietro Apostolo ed anche con la più complessa pala d'altare della chiesa di Chiusa Ferranda, dedicata a San Giovanni Evangelista, San Luigi IX e San Giuseppe.
La quasi inedita tela di Compiano può essere inoltre accostata a una gradevolissima immagine della Maddalena penitente, di proprietà della parrocchia di Santa Maria Annunziata di Fidenza, pubblicata nel 1990 nella guida di don Adriano Gervasoni.
Il dipinto, che privilegia le tonalità calde e dorate dei marroni e dei gialli, è attribuito al Tagliasacchi ma molto probabilmente appartiene allo stesso Luca Casana, come lascerebbero intendere il serrato intreccio delle mani oranti e l'intensa e convincente rappresentazione realistica del teschio e del crocifisso, su cui la santa dai lunghi capelli biondi si china piangendo. Lo stesso modo di trattare le mani e il teschio della penitenza lo ritroviamo nel ritratto di Padre Antonio da Modena (1578-16481)custodito presso il Convento dei Cappuccini di Reggio Emilia e reso noto come opera di Luca Casana da Andrea Maggioli in "I Cappuccini in Emilia Romagna" (2002, p.27). Per questo ritratto, del tutto sconosciuto alle fonti locali, il pittore fidentino si è rifatto all'originale seicentesco, oggi conservato presso le collezioni del Museo dei Cappuccini di Reggio: ma con alcune interessanti novità, come il guizzo argenteo che rallegra la barba del frate modenese (fu Ministro Generale dell'Ordinne) con una luce del tullo simile a quella che appare sul volto del Padre Eterno della Trinità di Compiano e nei due noti ritratti dei Capuccini di Fidenza.
Guglielmo Ponzi
Articolo pubblicato sul settimanale diocesano di Fidenza il 25 febbraio 2011