Una via lunga e stretta, dove il sole gioca a rimpiattino, di
qua e di là, tra ombre e abbagli di luce, è dedicata a Benedetto Bacchini,
monaco benedettino cassinese.
Benedetto Bacchini
( Borgo S. Donnino 1651- Bologna 1721 )
Lo storico Ireneo Affò ( 1741-1797) nelle “Memorie degli
scrittori e letterati parmigiani” lo definisce uomo grandissimo e si
lamenta di non poter attingere ai materiali
per farne vivere eterno il nome e le azioni, e per illustrarne le Opere e quindi di vedersi costretto a trattare del Padre Abate don Benedetto
Bacchini su quel poco ch'egli troppo modestamente di sé lasciò
scritto...qualche lume dippiù traendo da alcune lettere sue.
In realtà
nella stesura della biografia l'Affò sperava notizie dagli studi che don Andrea
Mazza (1724-1797) stava compiendo sulle numerose carte lasciate dal Bacchini,
che tuttavia non furono mai completati, ma di cui in parte si avvalse il
Tiraboschi (1731- 1794) per la sua “Storia
della Letteratura”.
Nato a B. S. Donnino il 31 agosto 1651 da Alessandro, di
onesta famiglia originaria di Parma, e da Giovanna Martini, pure di Parma, fu
battezzato nella Cattedrale con il nome di Bernardino.
Ad appena due anni il padre lo portò con sé a Parma, sembra
costretto a trasferirsi per dissesti economici causati da un familiare.
Fatto grande, studiò la lingua latina e le Umane Lettere per
cinque anni presso i Gesuiti.
Il 25 ottobre 1667 vestì l'abito cassinese nel Monastero di
S. Giovanni Evangelista. Modificò in seguito il suo nome in Benedetto in
memoria dell 'Abate Trecca suo maestro.
Si diede allo studio delle più ardue scienze al punto
che la salute ne patì e fu costretto a ritirarsi a Torrechiara. Non per questo
cessò la sua applicazione che si rivolse alla più piacevole letteratura
nella lezione de' più celebri antichi scrittori.
Per sette anni si dedicò alla predicazione che nei suoi
viaggi gli assicurò l'amicizia con molti letterati tra cui il celebre
Magliabecchi. Tornato a Parma nel 1683, intraprese lo studio del greco e
dell'ebraico ch'ei giunse a possedere perfettamente.
Nel 1686 cominciò quale unico redattore a pubblicare in
questa città “Il giornale de' letterati”che aggiornava mensilmente sulle
più importanti pubblicazioni erudite stampate, su ogni disciplina, in Europa, e
per questo la sua fama si era diffusa in Italia e all'estero.
Seguirono anni tormentati in cui al plauso che presso i
più saggi egli ebbe, fu congiunta l'invidia che incontrò presso alcuni... .nere
calunnie presso il Duca di Parma che nel 1691 gli impose di lasciare lo
Stato.
Fu presso il Monastero di San Benedetto in Polirone, finché
fu chiamato dal Duca di Modena Francesco II perché ricostruisse la genealogia
della famiglia Estense.
Nel 1696 compì un viaggio a Roma e a Montecassino in cui sarebbe difficile a definire se
maggiori fossero gli onori ch'ei ricevette da principi e da letterati, o i
vantaggi che la sua erudizione ne trasse. Egli stesso scrisse: “Mi pare de'
46 anni che tengo d'età d'haver vissuto i soli cinque mesi passati”. Da questo
viaggio egli trasse un diario, compilato in seguito riordinando annotazioni,
memorie, lettere. Non esisteva infatti ancora la forma di compilazione come la
intendiamo oggi, sembra che anche “Il viaggio in Italia”di Goethe sia stato
ricomposto tempo dopo sul filo della memoria.Presso la Biblioteca Palatina di
Parma è conservato il manoscritto del diario del nostro Bacchini.
Nel frattempo, 1698, fu costretto dall'Inquisizione ad interrompere la pubblicazione del
“Giornale dei Letterati”. Il suo Monastero in un certo senso lo”degradó “
affidandogli l'incarico di cellulario ( soprintendente alla cantina e alla
dispensa del convento ) e per questo
lasciò il compito di bibliotecario . Gli successe il Muratori con cui aveva
stretto da tempo un saldo rapporto di amicizia.
A dimostrare di quale considerazione godesse il Bacchini
presso il Muratori vengono riportate le parole di quest'ultimo:
“Mancava a me ed io desideravo forte di trovare, che porgesse buon filo a' miei passi nello studio dell'erudizione: e senza che facessi gran viaggio Modena stessa mi somministrò quale non si sarebbe incontrato in assaissime altre città, anche delle più ragguardevoli. Fu questi il Padre Don Benedetto Bacchini monaco cassinese altamente stimato e protetto dalla serenissima Casa d Este […] ampiezza di erudizione , ottimo gusto in ogni sorta di letteratura...eccellente uomo... pochi suoi pari potea mostrare l'Italia, valentuomo di tanto sapere e grido. Egli sapea, come fu detto di Socrate, mirabilmente fare la balia degli ingegni “.
Caduto peró il Bacchini in disgrazia del duca Rinaldo d'Este,
neppure Parma, dove era stato teologo dei Farnese, lo voleva. Passò al governo
di Bobbio, ma il clima non gli giovava ed andò per riprendersi al S. Giustina
di Padova, senza che potesse per divieti politici rientrare al Monastero dopo
la guarigione.
Si sentiva escluso ormai da ogni parte, quando l'Università di
Bologna lo richiamò alla cattedra che aveva già occupato, ma si ammalò e morì
il giorno 1 settembre 1721.
Fu grande studioso, ma del suo pensiero ben poco fu
pubblicato mentre era in vita.La sua fama è stata alimentata dai giudizi di
coloro che lo conobbero e che alla sua scuola appresero come ideali la sua
austerità, il suo disinteresse, il suo coraggio e la sua tenacia.
I suoi studi furono ampi e meticolosi, la sua corrispondenza
con gli uomini della cultura sua contemporanea fu vasta, fasci di lettere sono
conservati nelle biblioteche e negli archivi delle città in cui egli soggiornò,
ma gran parte è ancora manoscritto come egli lo lasciò. Solo in questi ultimi
anni, con il nuovo interesse per gli scritti del Muratori , è iniziata una
approfondita riflessione sulle sue
opere.
Egli si applicò secondo la direttrice del metodo storico e di
una ricerca di verità scevra da pregiudizi, ne pagò le conseguenze subendo
contrasti sia da parte degli ecclesiastici che da parte del potere politico.
Gli viene oggi riconosciuto un metodo scientifico di
osservazione ed esperimento e, nel suo interesse per la numismatica e per le
biblioteche, come egli ritenesse possibile completare il quadro degli
avvenimenti storici con l'aiuto delle medaglie, delle monete e delle fonti
antiche.
Solo per caso la vita del Bacchini ebbe contatti con Borgo
San Donnino, tanto che l'Affò dice che più di uno tra gli eruditi del tempo
citando la sua nascita lo definiva “mutinensis”, tratti probabilmente in
inganno dal suo rapporto con Modena fino ad associare la sua nascita ad una
borgata ad est della città dedicata appunto a S. Donnino.
Grazie alla segnalazione di Mirella Capretti (vedi sotto il commento) siamo in grado di pubblicare questa "Trascrizione degli atti di battesimo dei fidentini Bernardino Gislamerio Bacchini e Michele Angelo Leoni, fatta eseguire dall’Abate per i suoi studi" e che la stessa Mirella Capretti,che ringraziamo, ha incluso come " ALLEGATO 65 (B 69 bis)" nel suo volume "L'ABATE DON PIETRO ANTONIO MARIA ZANI FIDENTINO".
Per Marisa
RispondiEliminaHo letto con molto piacere lo scritto di Marisa sulla vita di Benedetto Bacchini.
Scritto frutto di sincero amore per la storia che apre una finestra sul passato, come Marisa ha fatto altre volte, dando voce a personaggi straordinari, purtroppo dimenticati, di cui rimane, a volte, solo una traccia nell’intitolazione di una via.
Una vera ricchezza che non conosciamo!
Un grande, Bacchini - moderno nel metodo storico con cui portava avanti i suoi studi - e come tale ebbe una vita tormentata: la sua erudizione gradita ai “saggi”, destava invidia ad “alcuni”, per cui era continuamente allontanato dal luogo in cui esprimeva il suo sapere… che peccato!
Tra i documenti dell’abate Pietro Zani conservati in una busta della Biblioteca Diocesana del Seminario Vescovile e pubblicati nel volume a lui dedicato, un foglio scritto a mano riporta una trascrizione degli atti di battesimo di due borghigiani, fatta eseguire dall’Abate da amanuense per i suoi studi: uno di questi è di Bernardino Gislamerio Bacchini.
Grazie dunque a Marisa per questo suo gradito impegno e ad Ambrogio per la diffusione nel suo blog.
Mirella Capretti