San Martino |
La cosa che mi ha
colpito di più è stato il grano mosso dal vento, immagine di perfetta armonia e
di un universo paradisiaco. Mi sorprende il fatto che in un luogo dove tutto parla
di pace, siano arrivati carri armati e mezzi militari.
Non accuso del
tutto i giovani soldati, in quanto forse non riuscivano a ragionare in una
situazione del genere, visto che li avevano ‘educati’ a credere che dovevano
uccidere per non essere uccisi. Accuso di più le SS meno giovani, che non erano
nate tra quelle ideologie che mutano la coscienza e privano di buon senso.
L’esperienza mi ha
arricchito molto, non tanto perché è stato un approfondimento storico che mi
aiuta a capire alcuni aspetti dei regimi dittatoriali nazisti e fascisti, ma
perché mi ha dato molti spunti per ragionamenti e riflessioni emotive. Qualcuno,
al Sacrario, ha ritenuto straziante le immagini degli angioletti al posto delle
foto, per me è stato più straziante pensare che alcuni adulti, che forse la
foto da mettere sulla lapide l’avevano, sono segnati come ‘Ignoto’ perché forse
erano resi irriconoscibili dalle fiamme, dalle schegge, dalle macerie, dal piombo..
(Alessandro)
L’uscita è stata
molto toccante, specialmente la visita ai villaggi, anche se sono del tutto
distrutti. E’ stato un momento molto triste, ma, come ha detto Ilaria, la pace
e la serenità regnano in quei luoghi simili al Paradiso.
Per me i momenti
più emozionanti (in negativo) non sono state le immagini vere e proprie dei
resti, bensì immaginare le persone fucilate in quel luogo dove ogni tristezza
sembra impossibile, figuriamoci tali tragedie.
Anche il Sacrario
è un luogo devastante...ogni angioletto sostituito al viso di un piccolo mi
spezzava il cuore, come tutti i poveri innocenti.
E’ stata
un’esperienza davvero unica a trecentosessanta gradi.
(Silvia)
La Chiesa di Casaglia |
La cosa che mi ha
colpito più di tutte è la natura, oggi è così ricca e piena di vita, proprio in
un luogo che settantatrè anni fa ha visto solo morte, sangue, dolore, fuoco.
Per me simboleggia la rinascita, la vittoria del nuovo, del meraviglioso.
I resti delle case
mi hanno ricordato la poesia di Quasimodo, “Milano agosto 1943, ”che parla di quella
realtà storica. Quasimodo rappresenta la città con le sue macerie, una città in
cui domina la morte cosmica, che accomuna uomo e natura. Non serve seppellire i
morti, la città è di per se stessa un cimitero, non serve nemmeno scavare pozzi
in cui attingere la vita, i superstiti non hanno più voglia di vivere. Ecco, ieri ho visto da vicino quello che,
leggendo Quasimodo, avevo solo cercato di immaginare. Ilaria ci ha raccontato
di superstiti che non hanno più voluto tornare e probabilmente non avevano ‘più
sete’.
(Sophia)
Stamattina, mentre
Ale ci raccontava le sue impressioni, mi è venuta l’ispirazione per questa
poesia:
“Momenti di
inferno
accaduti in questo
paradiso,
anime di morti
oltre il grano.
Colpevoli convinti
del bene,
perché
così avevano
imparato”
L’esperienza di
Marzabotto mi ha coinvolto molto emotivamente e, grazie alla guida, mi sembrava
di vivere quei momenti. Sembrava di sentite le grida di giovani e adulti, vittime innocenti, che
supplicavano per la vita. Spesso le cose che studiamo ci sembrano così distanti
e invece sono fatti accaduti solo pochi anni fa, vicino a noi.
Pensare che ci
sono ragazzi che non hanno avuto la mia stessa fortuna di vivere un’infanzia
serena e tranquilla, senza problemi, mi fa capire quanto io sia fortunata.
(Dejana)
Cimitero di Casaglia |
Non mi sento di
dire che ho preferito qualcosa, di questa uscita, perché mi sembrerebbe di
mancare di rispetto alle persone morte in quei luoghi, però penso che questa
esperienza mi abbia aperto molto la mente. Non posso dire che sia stata bella o
piacevole, perché sicuramente non lo è stata.
Mentre camminavo
per i villaggi di Monte Sole ero sovrastata da un senso di inquietudine
indescrivibile, sentivo nell’aria la morte, mi sembrava di calpestare i morti,
li sentivo intorno a me.
La cosa peggiore
era il silenzio. Il pensiero che quei
luoghi, un tempo pervasi dalle risate e dalle grida dei bambini, siano stati
rasi al suolo da un giorno all’altro è terrificante.
Non posso dare la
colpa ai soldati, però mi sembra ingiusto dire che non erano coscienti di
quello che facevano; la coscienza non è una cosa che va e viene, è sempre
presente, anche in momenti del genere.
Credo piuttosto
che siano stati mossi dalla paura. Ilaria ci ha letto la testimonianza di un
soldato presente quel giorno e non posso biasimarlo per aver sparato, perché,
in fondo, anche se non l’avesse fatto e fosse morto per questo, ci sarebbero
state altre persone dietro di lui che avrebbero agito senza esitare, quindi il
suo sacrificio sarebbe stato vano.
(Cecilia)
La Chiesa di Casaglia |
Dopo la visita ai
luoghi dell’annientamento ho riflettuto su quello che può essere stato per
tutte quelle persone che vivevano in una sorte di Paradiso
Terrestre...ritrovarsi senza più nulla, perdere la vita stessa, il terrore e
l’odio dei sopravvissuti nel vedere quelle atrocità e nel non trovare più nulla
per cui valesse la pena di vivere.
Visitare prima il
Sacrario mi ha permesso di realizzare in modo effettivo che determinati volti
percorrevano quelle stesse strade sulle quali stavo camminando io, magari nella
stessa ora, circa settant’anni prima, e che ora della loro breve esistenza sono
rimasti solo i nomi e nemmeno di tutti o qualche mattone ancora intatto nei vari villaggi.
Mi ha colpito
molto il fatto che a San Martino abbiano dovuto tentare più volte di bruciare
la chiesa e il cimitero perché era come se il fuoco non facesse effetto, una
sorta di miracolo che ho visto come una cosa contro natura. Ho interpretato le
gocce che sono state poste sui resti del
villaggio come un mezzo per spegnere il fuoco, come il tentativo di far cessare
quelle atrocità, e quindi la pace.
Questo senso di
pace è ricorrente in tutto il percorso, soprattutto al cimitero di Casaglia,
dove mi ha colpito molto il suggestivo silenzio, che sembrava una cosa forzata,
e in realtà è la voce del silenzio, che ci ha sussurrato tante cose.
Ho avuto come
l’impressione che tutte le persone fossero lì per un momento, ma le loro grida
e le loro paure fossero ‘bloccate’, racchiuse tutte in quel silenzio quasi
spaventoso.
(Greta)
La Chiesa di Casaglia |
Credo di non
essere stato preparato per quella visita, cioè credo di non averla vissuta al
meglio. Solo dopo che ho sentito parlare i miei compagni ho capito quanti
spunti di riflessione ha offerto questa giornata. La cosa che mi ha colpito
maggiormente e stato il paesaggio, non tanto perché è stupendo e richiama la
pace interiore, la calma, ma piuttosto perché è innaturale pensarlo occupato da
carri armati, soldati, veicoli militari, uomini armati. E’ chiaro il contrasto
tra la pace del paesaggio e la violenza dell’uomo. Mi viene da dire che è come
un inquinamento, un paesaggio così naturale contaminato dalle armi.
Un altro spunto di
riflessione è il comportamento dei soldati durante le fucilazioni. Per parlarne
bisogna immedesimarsi nel soldato e vedere le possibilità che poteva avere in
quel momento. Secondo me non aveva molta scelta. Doveva decidere se salvare la
propria vita o quella delle vittime, che comunque non avevano scampo.
E’ un’esperienza
che consiglio a tutti, sia per la magnificenza del paesaggio che per la sua
storia.
(Giuseppe)
Mi ha colpito
molto il movimento dell’erba e del grano perché le spighe ondeggiavano tutte
insieme, così da sembrare vive, come se fossero le anime dei defunti.
Mi sono chiesto
come sia stato possibile che i nazisti siano arrivati lassù con i carri armati
per uccidere e devastare tutto. Mi ha colpito anche che tutti i superstiti non
siano più tornati in quei luoghi a ricostruire la propria vita in quei paesi
dove, per la maggior parte, erano nati. Questa uscita è stata molto
significativa moralmente e storicamente
(Lorenzo)
Caprara |
Dell’esperienza di
mercoledì ni è rimasto molto, soprattutto a livello di emozioni. La cosa che mi
ha emozionato di più è stato pensare che in quei luoghi vivessero delle persone
che poi sono state strappate brutalmente dalle loro case, dal luogo dove erano
nate e uccise atrocemente senza motivo.
Era strano pensare
di camminare sui morti...mi veniva da pensare a dei cadaveri stesi sotto di me,
cadaveri che io calpestavo.
(Agatha)
Strano camminare
su quei sentieri, avevo quasi l’impressione di camminare su dei corpi e sentivo
che si dovesse rispettare il silenzio che c’era tutto intorno.
(Marco)
A Monte Sole il
posto non era come lo avevo immaginato. Pensavo a rovine e a un’atmosfera
d’ansia continua, invece ho trovato un clima di pace, surreale e totalmente
illogico.
La prima cosa che
mi è venuta spontanea è stato pensare a questo luogo dominato dalla natura e il
contrasto con la strage e mi sembrava impossibile che il luogo
dell’annullamento fosse proprio quello. C’era un clima troppo pacifico, un
silenzio mai udito, un silenzio che discordava con l’accaduto. Questo silenzio
trasmetteva una sensazione d’ansia continua, ma anche di naturalezza. Era come
se tutte le persone uccise stessero in silenzio, così come protesta.
Poi al Sacrario di
Marzabotto, dove sono riunite le vittime della prima e della seconda guerra
mondiale con quelle della guerra civile, abbiamo letto nomi e cognomi di tantissime persone. La cosa
che più mi ha colpito è stato vedere i bambini di 23 giorni uccisi e leggere
per tantissime volte gli stessi cognomi, tra cui ricordo 11 persone con il
cognome Venturi e 10 con il cognome Ventura.
Salendo a Monte
Sole, si vedono i luoghi nei quali i partigiani si nascondevano e immaginavo
come ci si dovesse sentire mentre si vedeva bruciare la propria casa e uccidere
i propri familiari. Ho notato anche che su alcuni alberi erano dipinte bandiere
e scritte che dicevano: ” Viva la Resistenza”.
Pensare che
probabilmente erano le ultime parole di un partigiano, mi ha lasciato dentro
una sensazione di vuoto, come se la felicità fosse inesistente.
(Maninder)
Caprara |
Appena arrivati al
sacrario, mi ha interessato molto il discorso di Ilaria. Le foto esposte
all'esterno mi avevano già dato un’idea di quante persone fossero morte,
soprattutto bambini e ragazzini della mia età, che non avevano nemmeno una
fotografia.
I colori neutri
della struttura interna trasmettono tranquillità, come se i morti avessero
finalmente trovato un momento di pace. I dipinti, al contrario delle pareti,
trasmettono un senso di agitazione, paura, raffigurando scene di rottura del caldo clima familiare. Il fatto che i dipinti
siano ricoperti d’oro mi ha fatto pensare ad una specie di risvolto positivo
della morte di civili innocenti. Guardando i nomi e le età dei morti ho notato
soprattutto le persone delle quali non si sapeva il nome e mi sembrava come se
queste persone non potessero realmente ‘vivere’ in pace, nonostante fossero
morte. Il grande numero dei miei coetanei mi ha fatto riflettere come se mi
fossi immedesimata in loro, poco prima che la loro vita finisse.
Mi rattrista che non siano riusciti a vivere i loro 12/13/14 anni e mi prendo, se pur poco, la responsabilità di vivere la mia vita appieno come loro non hanno potuto fare. I bambini, una quantità di bambini defunti innaturale, impressionante, bambini che avevano appena iniziato a vivere la loro infanzia, bambini che avevano a malapena un anno e un bambino che non aveva neanche raggiunto il primo mese di vita, neanche il tempo di conoscere tutto il borgo in cui sarebbe vissuto, e madri morte con i figli che non erano in grado nemmeno di tenersi in piedi. Un’atmosfera angosciante mi pesa ancora sulle spalle dopo essere uscita, e un senso di gratitudine per essere ancora qui dove sono ora.
Mi rattrista che non siano riusciti a vivere i loro 12/13/14 anni e mi prendo, se pur poco, la responsabilità di vivere la mia vita appieno come loro non hanno potuto fare. I bambini, una quantità di bambini defunti innaturale, impressionante, bambini che avevano appena iniziato a vivere la loro infanzia, bambini che avevano a malapena un anno e un bambino che non aveva neanche raggiunto il primo mese di vita, neanche il tempo di conoscere tutto il borgo in cui sarebbe vissuto, e madri morte con i figli che non erano in grado nemmeno di tenersi in piedi. Un’atmosfera angosciante mi pesa ancora sulle spalle dopo essere uscita, e un senso di gratitudine per essere ancora qui dove sono ora.
(Mara C.)
A cura della Prof.ssa Mara Dallospedale
Comincio la giornata con una consapevolezza in più, per continuare a vivere senza lamentarmi troppo e con gratitudine al Buon Dio per essere nata in un periodo di pace...
RispondiEliminaGrazie a Mara che sa essere non solo insegnante ma guida appassionata di vita.
Un plauso ai ragazzi, protagonisti sensibili di questo incontro con la storia e bravissimi scrittori, che, con le loro parole, mi fanno ben sperare per il futuro...
Complimenti.
Finalmente delle riflessioni che fanno ben sperare.
RispondiEliminaGrazie, ragazzi!