sabato 19 agosto 2017

Cronache di un altro mondo: 1912 - Don Albera viene a Borgo.

La testata de "il Risveglio" nel 1912.
Da notare l'indicazione "Giornale Popolare Settimanale"
105 anni fa il nostro mondo era un altro mondo e si chiamava Borgo San Donnino.
I fermenti della chiesa dell'ottocento, alimentati da grandi figure che hanno dedicato la loro vita ai poveri ed ai minori, non erano così lontani come appare ora. 

Anche la nostra piccola città non era ai margini di quel processo, fiorirono opere che ora stentiamo a tenere in piedi, lo stato era certo presente, la tradizione laica contava su persone importanti e soprattutto influenti, la chiesa era presente pur nelle difficoltà del tempo e delle tensioni politiche e civili.
I salesiani vi tenevano un oratorio per la gioventù e non fu cosa da nulla.
Successe così che nell'agosto del 1912 Don Albera venne a Borgo.


Ma chi era Don Paolo Albera?
Don Paolo Albera Rettor Maggiore dei Salesiani è stato il 2° successore di Don Bosco,
Nato a None, Torino, il 6 giugno 1845 e morto a Torino il 29 ottobre 1921, fu sepolto a Valsalice, accanto a don Bosco e a don Rua, a conclusione di una vita tutta spesa per la congregazione presente a Fidenza con l'Oratorio Don Bosco di Via Bacchini.


Così ricorda quella giornata il bollettino della congregazione:

1912 A BORGO S. DONNINO.

Degna di ricordo è pur la breve visita fatta a Borgo S. Donnino. 
Spigoliamo dal Risveglio locale.
Una delle adunanze più geniali e indimenticabili che si sono svolte finora al Salone « San Donnino » fu senza dubbio quella dell'11 giugno.
Il salone era per la circostanza decorato di fiori e di festoni: e, intorno intorno, nel folgorio della luce, spiccavano vani cartellini recanti espressioni fervide e gentili all'indirizzo dell'ospite caro.
Quando Don Albera vi fece il suo ingresso in compagnia di quell'Ecc.mo Vescovo Mons. Leonida Mapelli e di Sua Ecc.za Mons. Costa, i giovanetti dell'Oratorio - che qualche ora prima eransi recati ad ossequiarlo al suo arrivo in Vescovado - furono i primi a prorompere in una squillante ovazione, alla quale il pubblico unì i suoi replicati applausi, mentre la fanfara dell'Oratorio lanciava note festose, provocanti all'entusiasmo.
Dopo il canto di un riuscitissimo « Inno d'occasione » disse affettuose parole l'Ecc.mo Vescovo Mapelli. Rilevò lo scopo della Società Salesiana che si adopera a prò della Religione e della Patria e si protestò, a nome proprio e dei Fidentini, compreso della più sincera e profonda gratitudine per il bene che essa compie a Borgo S. Donnino.
Seguì la gara catechistica, intrecciata con l'esecuzione di un attraente programma di musica. I bravi giovanetti dell'Oratorio si fecero onore alla prontezza intelligente, con cui risposero nel catechismo, fecero armonioso riscontro l'intonazione nei canti e nei suoni e la spigliatezza nella recita di varie parabole del Vangelo. Sedeva al piano il M.° Amadè.
Visibilmente commosso, il rev.mo Don Albera, a saggio finito, disse parole di ringraziamento a S. Ecc.za Rev.ma, ai giovanetti e a tutti i convenuti, rilevando quanto sia importante l'opera degli Oratorii per l'educazione delle giovani generazioni. Il suo breve discorso venne ascoltato fra il più religioso silenzio.

"Fissando quella fisionomia di vecchio sacerdote, dai lineamenti così calmi e simpatici, dagli occhi in cui traluce una bontà che attrae, suggestiona ed affascina - così il Risveglio - ci sorgeva spontanea nel pensiero la immagine di Don Bosco e di Don Rua e nel cuore fioriva la legittima speranza che sotto gli auspicií di così santi personaggi la gioventù italica non potrà che risentire i migliori vantaggi".


10 commenti:

  1. Ambrogio, scusa se mi permetto, vorrei fungere per un attimo da Advocatus diaboli, da Bastian contrario, od anche, Sebastian contrario, come dice una mia conoscente. Ma a Borgo, si sono avvicendati solo rappresentanti del clero e dintorni, più o meno illustri, non ci sono state le vicende, silenti e sconosciute, di tanti borgsàni, che si sono spaccati la schiena a lavorare, in città o nel contado? Di loro non è rimasta alcuna memoria, solo quella di preti, frati, vescovi, monsignori e compagnia bella? I fidentini di allora vivevano tutti all'ombra dei campanili o dentro i vari templi cristiani dell'epoca?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sai bene che non è così, ma perché allora ne chiedi e non ne scrivi?
      Del Borgo massone qualcosa ho detto, di Berenini pure, altri verranno e saranno ancora tra di noi.

      Elimina
  2. Ambrogio, le mando un abbraccio! Mentre tutti (si fa per dire...) sono in vacanza e pensano a riposarsi, mentre il caldo opprimente toglie le forze e la voglia di fare (sicuramente a me...) Lei continua a rovistare le vecchie carte e farci conoscere una realtà di un tempo lontano in cui certi valori erano importanti, venivano insegnati e davano frutti...
    oggi? ...siamo in difficoltà...
    Mi viene un dubbio: non è che l'hanno chiusa nell'Archivio del Risveglio???
    Che bella la testata di allora!
    Saluti caldi
    Mirella

    RispondiElimina
  3. Ambrogio, io non sono borgsàno, ma immigrato, integrato, ma non del sasso, non mi permetterei mai di andare a scrivere di vicende e personaggi e luoghi che non conosco. Se parlo d'altro, vengo ridicolizzato da un certo Anonimo; a mio fratello medico hanno addirittura chiesto quando avrei smesso, qui sopra, di scrivere cazzate, per cui, da qualche tempo, preferisco tacere e commentare. Ciò in nome del detto latino: Sutor, ne supra crepidam! La mia critica, non nei tuoi confronti, ma nei contenuti del blog, non voleva essere malevola, anche tu questo lo sai bene.

    RispondiElimina
  4. Caro Franco. La mia era una provocazione e, nel contempo, un invito a scrivere.

    RispondiElimina
  5. Penso che il pensiero pedagogico di don Bosco vada oltre i limiti clericali. Ha saputo cogliere le problematiche umane e sociali di un momento di trasformazione economica che rischiava di schiacciare l'uomo . Ha puntato sui giovani, è partito dalla radice della società, ha costruito nei ragazzi la speranza nella loro capacità di operare.
    Le riforme scolastiche hanno gradualmente smantellato il valore della manualità e della creatività ,che a certi giovani aprirebbero opportunità per sfuggire a tanta dispersione delle loro risorse individuali.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ha ragione, signora. Noi dell'Avviamento Agrario di "agrari" eravamo ben pochi, però sapevamo dall'inizio che alla fine del III anno ci aspettava la ricerca di un mestiere. Senza se e senza ma.

      Elimina
  6. Quella dei salesiani e' stata una presenza importante a Fidenza, qualcuno dovrebbe pero' anche chiedersi perche' scomparve improvvisamente. I fidentini non sono tutto amore, belle cose epappa e ciccia. Io so perche se ne andarono, ma in nome del dialogo vorrei che lo scoprissimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Una certa diserzione? Si può chiamarla così?

      Elimina
  7. I centri di aggregazione giovanile, si pensi agli oratori e all'Azione Cattolica, con l'arrivo del benessere e il venir meno della compattezza del tessuto sociale dei tempi difficili, entrarono tutti in crisi, ci furono molte defezioni e i giovani cominciarono a cercare e a trovare
    altrove una collocazione.Credo che anche la disponibilità degli adulti verso i giovani sia venuta meno .
    Sono nate nuove associazioni che coinvolgono tutte le fasce di età come C.L.
    si rinforzò lo scoutismo...
    I Salesiani hanno incrementato la loro presenza nelle Terre Lontane, come si intitola il loro bollettino di informazione missionaria, con azione tangibile e fedele al mandato del loro fondatore.

    RispondiElimina