Franco Nardella pugliese di origine, emiliano d'adozione, laurea in Filosofia a Firenze con tesi su "Sud e magia". Insegnante di Storia e Filosofia nei Licei di Parma e Fidenza, oggi in pensione, è autore di varie pubblicazioni, ne ricordiamo una: "Sessantotto e dintorni".
L’ultimo suo lavoro "Destinazione Libertà", edito da "Fidenza Scrive" è stato presentato oggi al Ridotto del Teatro Magnani di Fidenza.
Così Franco Nardella presenta il suo lavoro:
“Destinazione Libertà” è un racconto sulla Resistenza, su ciò che è o potrebbe essere accaduto in ogni luogo dove si è combattuto per la Liberazione del suolo patrio contro l'occupante nazista e i collaborazionisti della Repubblica sociale italiana. Agli ideali perseguiti, agli atti compiuti, al sacrificio dei caduti, alta gioia per la libertà acquisita fa da contraltare la delusione cocente delle promesse non mantenute:• la lotta ha dato i suoi frutti, ne darà di migliori, per un futuro diverso ... nuove prospettive strategiche aprono scenari impensabili solo qualche mese fa ... incomincia un'altra esistenza, finalmente sgombra della presenza di oppressori e tiranni.• si sporcano di fango le bandiere partigiane … abbiamo sperato che i colpevoli pagassero … l'impegno si ferma alla retorica!Non siamo giunti a destinazione, il cammino è ancora lungo ...
La Prof. Maria Pia Bariggi, Assessore alla Cultura del Comune di Fidenza, ha aperto l'incontro riprendendo la sua "Presentazione". Ne riprendiamo alcuni passaggi significativi:
Ancora difficile parlare di Resistenza. Ancora più difficile senza soffrire e senza provocare ulteriori divisioni nonostante i decenni trascorsi. Persistono, infatti, molti interrogativi, primo fra tutti quello sui valori espressi dalla Resistenza: se una volta trasferiti nella Carta Costituzionale entrata in vigore nel gennaio del 1948 questi valori, da allora a oggi, abbiano realmente prodotto una democrazia avanzata, tale da soddisfare, non solo nei propositi, ma nei fatti, la generalità dei cittadini della Repubblica. ..............................
Permane anche l’esigenza di indagini testimoniali più approfondite ricorrendo a nuovi strumenti storiografici, documenti non più vincolati al segreto e resi accessibili negli archivi italiani e stranieri per verificare le vicende che caratterizzarono la Resistenza, i rapporti dei partigiani con la popolazione civile, il sostegno e il contributo che questa diede alle formazioni della guerriglia nelle città, nelle campagne e sui monti. Franco Nardella con il suo libro non procede in questo senso: invita il lettore a condividere un’esperienza per udire il terribile rumore di quegli anni. ........................................
Nella ricorrenza del 25 aprile, noto che non si parla mai, o perlomeno solo raramente dei 710mila IMI, che passarono un anno e mezzo terribile nei vari Lager, disprezzati, sviliti, picchiati, fucilati o impiccati dai tedeschi, che li chiamavano “Badoglio”, li trattavano come schiavi e ne hanno uccisi allegramente perlomeno 70mila. Tra di loro, che ebbe la fortuna di tornare a casa, anche il padre di Ambrogio Ponzi. Chi fece ritorno in Italia, non venne accolto bene, specie dai partigiani, erano considerati tutti, cosa inaudita, dei militari fascosti. Non ebbero nemmeno ricompense, riconoscimenti, emolumenti pensionistici. Dovevano starene buoni e zitti, e lasciare campo libero agli unici, veri eroi del contrasto al nazifascismo, ossia ai partigiani della Resistenza armata. Molti di loro morirono dopo la liberazione, in Italia, segnati dai patimenti subiti.Tra gli IMI, oltre a centinaia di migliaia di poveri eroi sconosciuti, ci furono anche nomi famosi, come Giovannino Guareschi,Tonino Guerra, Giuseppe Lazzati, mio caro docente di Latino alla Cattolica di Milano, Alessandro Natta, Raffaele Pisu, Edilio Rusconi, Mario Rigoni Stern, Luciano Salce, Gianrico Tedeschi. La bibliografia sugli IMI è piuttosto scarna ed essi non vengono mai ricordati dai palchi dei politici, che sciorinano orazioni ad hoc per il 25 aprile. Gli IMI non sono suscitatori di entusiasmi patriottici.
RispondiEliminaDa quando ho cominciato a capire e a conoscere ho l'impressione che il periodo in cui si è manifestata la Resistenza sia diventato monopolio e patrimonio di un'unica parte di popolazione e che si sia molto spesso trascurato il punto di vista di chi in quei momenti la viveva da cittadino, da lavoratore, da persona che aveva subito e continuava a subire perdite umane e materiali, semplicemente trovandosi in mezzo ad un conflitto purtroppo con strascichi anche dopo il 25 Aprile.
RispondiEliminaNon intendo togliere alcun merito a chi ha partecipato alla Resistenza con alti ideali di Libertà, tuttavia ogni anno che passa mi rendo conto che le commemorazioni si riferiscono solo parzialmente a quel momento della nostra Storia, che secondo me avrebbe bisogno di uno studio rinnovato e obiettivo.