2 maggio 2022 – Labirinto della Masone - Alessia Allegri
Vorrei cominciare con il RINGRAZIARE tutte le persone che sono qui oggi con noi.
GRAZIE a tutti i PRESENTI..- e sono sicura di poter parlare anche in nome di mio padre....- GRAZIE, per essere venuti a festeggiare il suo lavoro e per appoggiarlo e applaudirlo, ancora una volta, nell’ ennesima dimostrazione della sua genialità artistica.
GRAZIE naturalmente anche al LABIRINTO DELLA MASONE, per ricevere, e direi, dare l’inevitabile, il giusto, il pre-destinato spazio finale a queste magnifiche sculture. Non potevano che essere collocate in questo giardino!!!!!!
Ed è per questo che credo che oggi non sia solo la festa di mio padre, ma anche la festa di Franco Maria Ricci.
Un omaggio a FRANCO MARIA RICCI dunque. ... che ha cominciato la sua incredibile attività editoriale con la Pubblicazione del Manuale Tipografico di Giambattista Bodoni. Una specie di facsimile del Manuale il cui inatteso, ma gigantesco, successo ne ha poi deciso le sorti come fondamentale e imprescindibile personaggio della storia editoriale e culturale del nostro paese, e non solo.
Maria Ricci ha da sempre condiviso con mio padre “Il gusto per la bellezza del corpo della scrittura, per le proporzioni e l’armonia delle lettere” che compongono una parola, un testo, una pagina, un libro e in questo caso, compongono questo giardino,.. che possiamo sfogliare come se fosse un libro…..attraverso una sorta di “alfabeto ambientale” o “alfabeto abitabile” (Tommaso Trini),
Non posso non ringraziare ROBERTA CASTELLANI, mia madre, che è la vera artefice di questa giornata, sempre attenta, presente, instancabile…. Grazie per la tua meravigliosa generosità!!!!
Infine, grazie ad ALBERTO ALLEGRI per averci dato, sempre, la bellezza della sua arte.
Grazie per aver dato A ME, la bellezza della tua arte.
Non ho dubbi che sono la persona che sono, in buona parte, per questo. La mia sensibilità spaziale è nata nel tuo studio…, è cresciuta li, tra i pezzi di decine di scultura e i tanti disegni. È diventata creatività progettuale, che poi ha dato vita a luoghi….abitati, per davvero. Architettura.
Anche tu hai sempre fatto opere “abitate”, secondo me. “Abitate” nel senso che non sono state mai opere finite, IN sé o PER se stesse. Hai sempre cercato, o provocato, se vogliamo, la reazione del pubblico…le tue opere hanno sempre funzionato in una sorta di interazione con chi le osservava. Non sono mai state statiche, ferme, fatte per la pura contemplazione, sono sempre state performative. Hanno sempre creato intorno a loro una specie di microcosmo vissuto, uno spazio che rendiamo nostro, facciamo nostro, conferendogli un nostro significato. Non funzionano se non c’è l’uomo, l’osservatore. Per questo sono “abitate”.
I tuoi primi dipinti, bianco su bianco. Pitture figurative, tra il mezzo trasparente e il mezzo indefinito, estremamente seducenti per la perplessità che causano in chi li osserva. Li guardiamo e ci chiediamo se si stiano muovendo, se stiano evanescendo… e sono completi, come opera d’arte, proprio e solo perché creano questa reazione. Sono performance in questo senso.
La serie del “Campanil Basso” con il nastro rosso che lo incorona. Di nuovo, il cercare la reazione del pubblico, il performativo. E in questo caso, la performance sta proprio nel registro disegnato della performance, non nell’atto.
In “ViaggioItalia”, queste enormi lettere che scrivono il nome “Italia”, - naturalmente in stile bodoniano e costruite con i materiali locali - , che sono posate con estremo rigore in siti “perfetti” lungo l’intero territorio nazionale, cominciando dalla “I” sulle Dolomiti e finendo com la “A” a Vizzini, nel centro della Sicilia..
Una mappa che induce inevitabilmente il pubblico a identificare la sua appartenenza a un luogo. Tali sculture infatti vivono in situ, attivando la nostra percezione secondo il luogo in cui sono installate e le regole dei rapporti spaziali create; prive di senso, che non sia quello più letterale, in realtà cambiano di significato col mutare della nostra reazione.
Di nuovo performance qui, nelle lettere che compongono la parola “Bodoni”. Lettere elegantissime, leggere, senza il peso della scultura, alla scala umana.
“B” “O” “D” “O” “N” “I”
le possiamo considerare come degli “oggetti attanti” (Tommaso Trini) che agiscono, senza attuare. Agiscono perché ci inducono ad una reazione, mobilitano la nostra percezione, ci coinvolgono, e ci coinvolgono nello spazio
È questo quello che mi hanno sempre insegnato le tue opere d’arte; indipendentemente dalla tecnica che hai usato negli anni, pittura, scultura, land art….hai sempre immaginato e creato uno spazio performativo, che va molto in più in la del semplice linguaggio plastico. Uno spazio per l’uomo che osserva le tue opere.
Per questo mi piace chiamare le sculture che vediamo qui oggi, “lettere abitate”.
E queste sculture abitate, le “lettere bodoniane”, qui, oggi, celebrano la tua arte.
…..e suggellano, definitivamente, l’ incontro della storia dell’arte con la storia della stampa,
….così come tornano a congiungere due dei più geniali “artefici” di alfabeti, Gianbattista Bodoni e Alberto Allegri.
Bravissimo Papá!
Alessia Allegri
Complimenti, Alberto.
RispondiEliminaUna meravigliosa iniziativa.
RispondiEliminaComplimenti Alberto👏👏
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