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giovedì 8 settembre 2022

8 settembre 1943. L'odissea degli internati militari

 

Cinque anni fa la Città di Fidenza ha ricordato la vicenda degli internati militari italiani con lo scoprimento di una targa posta nell'atrio principale d'ingresso del palazzo comunale. L'intento era quello di fare memoria di quei soldati fidentini che, dopo la fatidica data dell'8 settembre 1943, chiusi nei campi di concentramento tedeschi, compirono una scelta di dignità e coraggio.

In quella occasione è stato riservato il dovuto spazio alla ricostruzione storiografica degli eventi e alle vicende che hanno coinvolto direttamente quei fidentini che, come  per la gran parte dei militari italiani.  furono internati nei lager nazisti, un ulteriore passo in un cammino di privazione e lontanza iniziato molti mesi prima.

Dopo la caduta del regime fascista nel luglio 1943 le speranze di pace  furono deluse e proseguirono quelle azioni militari nei vari fronti di guerra in cui i militari italiani erano impegnati mentre segrete trattative di resa erano in corso tra il governo italiano e le Forze Alleate, che, dopo lo sbarco in Sicilia, stavano consolidando le loro posizione nel sud della penisola.

La resa incondizionata fu resa nota l'otto del mese settembre dello stesso anno. L'intervenuto armistizio fece rinascere nuove aspettative di pace presto deluse, da una parte un imbelle governo Badoglio abbandonò gli italiani, militari e non, per assicurarsi la personale sicurezza presso il nuovo alleato, dall'altra un Mussolini, regalato ai tedeschi in cambio di un lasciapassare per il Re e la sua corte e ormai sotto tutela germanica, solo otto giorni, da Monaco, ordinava agli italiani la continuazione della guerra a fianco dei tedeschi. 

L'Italia nello spazio di un settimana si era resa formalmente serva di due schieramenti opposti e ebbe inizio la Guerra Civile!

Dei nostri internati non si occupò seriamente nessuno sino all'immediato dopoguerra quando. alla fine dell’agosto del ’45, si ebbe la maggior parte dei rientri degli internati. 

Il settimanale diocesano il Risveglio nel settembre 1945 descrisse così il ritorno dei reduci: 

“Dentro e fuori dai campi, speranze, intralci burocratici e difficoltà di trasporti condizionarono il rientro dei militari e civili internati nei lager nazisti. Bruciava il desiderio di tornare ed il timore di quello che si sarebbe trovato al rientro. Erano i sentimenti di tutti: di chi aveva collaborato (pochi), di chi aveva accettato di lavorare o era stato costretto a farlo, di quelli che avevano rifiutato ogni forma di ricatto ed anche di quelli, troppo deboli, che non ce l'avrebbero fatta a tornare. Ma se dura fu la prigionia non facile fu il rientro, non sempre furono accolti ma guardati con interessato e gratuito sospetto. Fu così anche da noi.”

La vicenda degli IMI (Internati Militari Italiani) è stata considerata una sorta di storia minore, e sostanzialmente messa a tacere. I reduci apparivano ai politici e ai vertici delle Forze armate - tutti desiderosi, per un verso o per l'altro, di dimenticare in fretta - come «testimoni fastidiosi» delle loro gravissime responsabilità nella partecipazione dell'Italia alla seconda guerra mondiale e nella gestione dell’armistizio dell'8 settembre.

Anche gli storici italiani del dopoguerra furono latitanti su questa vicenda e si attennero fedelmente alla “versione ufficiale” dettata da Palmiro Togliatti. Nel 1954 Alessandro Natta rievocò la vicenda della prigionia e la "resistenza" dei militari italiani internati in Germania, ma il libro fu segretato dal PCI e pubblicato solo dopo 40 anni dall'editore Einaudi. Ricordiamo Alessandro Natta anni dopo fu Segretario Nazionale del PCI ed egli stesso reduci di prigionia.

Domenica 13 settembre una corona di Alloro verrà posta alla targa dedicata agli IMI nella galleria d'ingresso al Palazzo Comunale, il loro forzato sacrificio verrà poi ricordato durante cerimonia commemorativa di domenica prossima 13 settembre dedicata ai fatti d'arma del 9 settembre in cui, a Parma ed a Piacenza, 10 carristi di stanza a Fidenza persero la vita.



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