domenica 13 agosto 2023

"All''Anima di Pietro Antonio Maria Zani Sacerdote Fidentino", un saggio di Mirella Capretti


“QUI.VIXIT.ANN.LXXIII.DECESS.PRID.ID.AUG.
ANNO.MDCCCXXI”


12 AGOSTO 1821.
Passa il tempo: ormai 202 anni fa la morte dell’abate don Pietro Antonio Maria Zani.
Lo ricordo agli amici.
Riprendo dal mio libro:
Don Pietro dettò il suo testamento l’8 di agosto 1821...
Dispose che il suo cadavere, rinchiuso in una cassa di rovere, fosse messo nella nuda terra e che le esequie fossero semplici e modeste...
Il decesso avvenne probabilmente nella rocca di Borgo, dove l’Abate aveva ricevuto, negli ultimi anni un alloggio dal Comune...
(Questo mi era stato comunicato dalla dott.ssa Angela Leandri, con la quale, nel corso degli anni ho tessuto la vicenda umana del sacerdote: era una sua supposizione. Ora la studiosa, archivista, che continua ricerche e studi sul personaggio, consultando il suo testamento all’Archivio di Stato di Parma, debitamente firmato dai testimoni, ha trovato il luogo dove il Nostro ha finito i suoi giorni, dopo il ritorno malato da Parma, dove aveva dovuto abbandonare la stampa della sua Enciclopedia. La notizia, insieme alle riproduzioni delle bellissime incisioni della raccolta personale dell’Abate - individuate dalla stessa - altre lettere inedite e lo scritto del bussetano Vitali, redatto per contestare l’autenticità della stampa scoperta dal Fidentino a Parigi, sarà pubblicata in un prossimo futuro).
Le ossa di don Pietro furono dissepolte dalla nuda terra, verso il1890, per voto del Comune, e poste nella chiesetta del cimitero di Borgo, in un’urna di vetro sopra l’epigrafe di marmo (A. Toscani 1893).

Quando nel 1934 fu costruita la nuova chiesa del cimitero urbano, sempre per voto del Comune, per esse fu fatta scolpire da Cenzo Boeri un’urna di marmo di Carrara con l’iscrizione “Resti mortali dell’abate Pietro Zani” (A. Aimi A. Copelli 1982).
Tuttora, nella parete destra, in alto è collocato il busto dell’Abate in stucco dipinto, sopra un grande modiglione a duplice voluta, elegante mensola in legno intagliato dalla forma a S, ottocentesca; sotto, l’urna bianca e la lapide incisa in latino.
Il testo in latino l’avevo tradotto semplicemente. Ora ho chiesto al prof. Fausto Cremona una traduzione più precisa, degna del personaggio, con particolare riguardo alla data, non di lineare lettura.

ANIMAE
PETRI.ANTONII.MARIAE.ZANI
SACERDOTIS.FIDENTINI
ET.AUCTORIS.ENCYCLOPAEDIAE
ARTIUM.GRAPHIDOS
QUI.VIXIT.ANN.LXXIII.DECESS.PRID.ID.AUG
ANNO.MDCCCXXI.
REQUIEM.AETERNAM.DONA.EI.DOMINE
ET.LUX.PERPETUA.LUCEAT.EI
REQUIESCAT.IN.PACE
AMEN
-----
TITULUM.HUNC
PETRUS.IPSE.MORTI.PROPINQUUS
SEPULCRO.SUO.INSCRIBI
IUSSIT

Questa la traduzione del professore, con le relative note, che ringrazio vivamente:

ALL’ANIMA
DI PIETRO ANTONIO MARIA ZANI
SACERDOTE FIDENTINO
E AUTORE DELL’ENCICLOPEDIA
DELLE BELLE ARTI SPETTANTI Al DISEGNO [1]
VISSE [2] 73 ANNI E MORÌ IL 12 di AGOSTO [3]
DELL’ANNO 1821.
L’ETERNO RIPOSO DONAGLI SIGNORE
A LUI RISPLENDA LA LUCE ETERNA
RIPOSI IN PACE
AMEN
--------------------------------------------
LO STESSO PIETRO ORAMAI PROSSIMO ALLA MORTE
VOLLE
CHE SULLA SUA TOMBA FOSSE POSTA QUESTA ISCRIZIONE [4].

[1] EncYclopaediae artium graphidos. Considerato che il sost. grăphis, ĭdis (gen. anche graphĭdos, come nel nostro caso), significa “ strumento/matita per disegnare” e, poi, per relazione di contiguità, rimanda all’”atto del disegnare” (Cfr. Plin. 35, 68: graphidis vestigia = abbozzi, schizzi) e all’ “arte del disegno” (Cfr. Vitr. 1, 1, 4: graphidos scientiam), ho preferito tradurre “l’abate Zani con l’abate Zani”, riproponendo cioè il titolo che proprio l’autore diede al Prodromo dell’Enciclopedia nel 1789, certo di far piacere non solo all’abate fidentino ma anche alla lingua latina. Va da sé che nel caso si voglia pubblicare l’epigrafe così interpretata bisognerà chiarire in nota la scelta traduttiva.

[2] Ho eliminato il pronome relativo QUI (che si può comunque salvare Che/il quale) perché in questo modo la traduzione mi sembra più sciolta.

[3] In questo caso la data è corretta. Si arriva al 12 Agosto, tenendo presente quanto segue. Nell’ambito del mese, i Romani avevano stabilito tre date fisse su cui si regolavano per contare tutti gli altri giorni: il “giorno della luna nuova” (kalendae)= il 1° giorno del mese; il “giorno del primo quarto di luna” (nonae) = il giorno 5; il “giorno della luna piena” (idus)= il giorno 13. Nella nostra epigrafe abbiamo PRID(IE) ID(US) AUG(USTI), dunque, il giorno prima (pridie) delle idi di Agosto, e cioè il 12 Agosto. Va inoltre tenuto presente, ma non è il nostro caso, che nei mesi di marzo, maggio, luglio, ottobre (parola mnemonica marmaluot), le none e le idi cadevano due giorni dopo, rispettivamente il 7 e il 15.

[4] HUNC TITULUM: si può rendere anche con questo epitaffio.

Piccole curiosità raccolte da Google sul calendario romano: 
Romolo, fondatore di Roma mise il nome ai mesi che erano dieci, con Marzo come primo e Dicembre decimo. Era il 753 a, C. All’epoca la luna segnava la durata del mese.
Le calende (Kalendae) da cui derivò il nome calendario erano il primo giorno del mese, sacro a Giunone, nel quale i sacerdoti annunciavano al popolo le date importanti del mese. Era anche periodo in cui venivano normalmente regolati i debiti e i prestiti; nel calendario greco, però, le calende non esistevano, da cui l’espressione “Alle calende greche” con cui l’imperatore Augusto si riferiva a un pagamento che non sarebbe mai avvenuto. Espressione rimasta ancora oggi in tutte le lingue europee.
Il modo di indicare una data era molto diverso da quello odierno. I Romani non contavano i
giorni a partire dall’inizio del mese (primo, secondo, terzo... dall’inizio del mese), ma contavano i giorni mancanti alle calende, none o idi, a seconda di quali di esse fossero più prossime, un po’ come quando si contano i giorni mancanti alla data di un particolare evento molto atteso. Essi, inoltre, contavano ‘tutto incluso’ (cioè comprendevano nel conteggio anche i giorni di partenza e di arrivo): così, ad esempio, il 3 settembre era considerato il terzo e non il secondo giorno prima delle none, quando queste cadevano il 5.
Per cui, con ‘tutto incluso’, non esisteva la possibilità di dire “il secondo giorno prima di...”.
Il giorno precedente a queste date fisse era indicato con l’avverbio pridie (il giorno precedente) seguito da Kalendas, Nonas, Idus. Il giorno successivo alla data fissa si indicava con l’avverbio postridie.
La ‘parola mnemonica marmaluot’ (nelle note del prof. Cremona), è una formula mnemonica scolastica indicante i mesi che nell’antico calendario romano avevano le none il giorno 7 anziché il 5 e le idi il 15 anziché il 13; dalle sillabe iniziali dei nomi di tali mesi: marzo, maggio, luglio, ottobre.

Per quanto riguarda gli anni vissuti dall’Abate, non erano proprio settantatré, mancavano
ventitré giorni al suo compleanno del 4 settembre.

Fidenza 12 agosto 2023 Mirella Capretti













4 commenti:

  1. Cara Mirella, è sempre un piacere leggere e apprendere cose nuove sul nostro Abate! Grazie

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  2. Bravissima profesoressa. Graxie per tutto quello che fa per il nostro caro Abate Piietro Zani. Un abbraccio.Paolo Mesolella ( Caserta)

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  3. Bravissima professoressa. Grazie per tutto quello che fa per il nostro amato Abate Pietro Zani.Paolo Mesolella da Caserta

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  4. Grazie prof. Mirella Capretti per quello che ci fai conoscere

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