Come avevamo preannunciato la nostra nuova Provincia, nata dall'accorpamento della provincia di Parma con quella di Fidenza, riproporrà quell'unità territoriale che si realizzò col Ducato di Parma e Piacenza, con una particolarità, Piacenza verrà indicata prima di Parma e quindi si chiamerà Provincia di Piacenza e Parma (PIPA quindi, non PAPI).
Il passaggio al nuovo organismo territoriale prevede vari passaggi: abolizione delle Giunte dal 1 gennaio 2013, elezione nuovi vertici nel novembre 2013 e completamento della riforma dal 1 gennaio 2013.
Fidenza si troverà quindi al centro della nuova provincia, questa particolarità è stata vista come una opportunità, c'è chi ha già ipotizzato di portare nella torre vuota della stazione gli uffici, ma questa iniziativa di "marketing territoriale", ha poche o nulle possibilità di successo; d'altra parte gli "organi delle province hanno sede esclusivamente nel comune capoluogo di provincia e non possono essere istituite sedi decentrate" , quindi sarà Parma, il Comune maggiore, a prendersi, come sempre, tutto.
Gli amici piacentini hanno tuttavia alcune perplessità, ricordandosi di essere stati longobardi vorrebbero diventare lombardi, vedremo se andranno in fondo alla cosa. In caso di successo Fidenza tornerà a essere città di frontiera.
Già da gennaio prossimo dovremo sopportare un paio di rientri illustri, sono gli assessori Giancarlo Castellani ed Andrea Fellini, dimissionati, ma non rottamati. In totale gli assessori mandati a casa nella sola provincia di Parma sono 10, un numero importante se consideriamo che le materie precipuamente “provinciali” sono la gestione delle strade e delle scuole.
Tornando ai nostri due al minimo potranno pretendere la carica di sindaco (Fidenza? Salsomaggiore?) qualora non fossero tentati dalle prossime elezioni politiche a fare un passo maggiore. Detto questo ecco le notizie.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge relativo al riordino delle province e alla istituzione delle città metropolitane. E' possibile leggere il testo dello schema del Dl approvato qui mentre riprendiamo, di seguito e con alcune sottolineature, il comunicato stampa diffuso ieri:
"La riforma si ispira ai modelli di governo europei. In tutti i principali Paesi Ue, infatti, ci sono tre livelli di governo. Il provvedimento consente inoltre una razionalizzazione delle competenze, in particolare nelle materie precipuamente “provinciali” come la gestione delle strade o delle scuole. Con il decreto approvato le province sono state ampiamente ridotte.
Dal 1° gennaio prossimo le giunte delle province italiane saranno soppresse e il Presidente potrà delegare l’esercizio di funzioni a non più di 3 Consiglieri provinciali.
Il numero delle province delle Regioni a statuto ordinario si ridurrà da n.86 a n.51 (ivi comprese le città metropolitane)
Il riordino delle province è stata l’occasione che ha spinto numerosi Comuni a chiedere lo spostamento in un’altra provincia, confinante con quella di appartenenza, per ragioni di maggiore affinità territoriale e socio-economica.
Sempre dal 1° gennaio 2014 diventeranno operative le città metropolitane, che sostituiscono le province nei maggiori poli urbani del Paese realizzando, finalmente, il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e, tuttavia, finora incompiuto.
Per assicurare l’effettività del riordino posto in essere, senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il Governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati ed adempimenti preparatori, garantiti dall’eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta.
Resta fermo il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali. Resta altresì ferma l’abolizione degli Assessorati. Infine gli organi politici devono avere sede esclusivamente nelle città capoluogo
Il riordino delle Province è il primo tassello di una riforma più ampia che prevede la riorganizzazione degli uffici territoriali di governo (prefetture, questure, motorizzazione civile etc etc) in base al nuovo assetto. Dunque anche gli altri uffici su base provinciale saranno di fatto dimezzati. Al termine di questo processo sarà possibile calcolare gli effettivi risparmi che comporterà l’intera riforma.
La riforma delle Province sarà attiva a partire dal 2014; a novembre del 2013 si terranno invece le elezioni per decidere i nuovi vertici: lo ha riferito il ministro per la Funzione Pubblica Patroni Griffi a Palazzo Chigi.
Sul riordino delle Province delle Regioni a statuto speciale «ci occuperemo in seguito, visto che la legge sulla spending concedeva a queste realtà 6 mesi di tempo in più», ha continuato Patroni Griffi, aggiungendo che «la Sardegna ha già provveduto mentre la Sicilia ora è impegnata su altro».
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