Cinismo, volgarità
e fetido decadentismo, ecco ciò che abbonda nel film “La grande bellezza” di
Paolo Sorrentino, un grido di dolore per la generale assuefazione etica e
l'indifferenza morale. In esso la finzione è spesso superata dalla
corrispondente realtà sociale e topografica. Questo è il brodo di coltura in cui
galleggiano i personaggi del film, perfetti interpreti di gran parte della
società italica attuale.
Assistere allo
spettacolo della capitale e dei suoi vizi, risulta ancora più forte nel
contrasto tra la tradizionale tendenza nordica all'ordine e l’ordinaria
inclinazione al disordine, che ridonda specie tra partenopei e romani.
Qualche tempo ed
ecco ricomparire, nella realtà dei nostri giorni, al processo che la riguarda,
la “suorina” delle feste di Arcore, Nicole Minetti, indagata per induzione alla
prostituzione, anche minorile. Prima ancora, abbiamo potuto ascoltare le
confessioni di purezza virginale della famigerata Ruby, tutta casa e
lavoro.
Anche in questo
caso, senza entrare nel merito del processo, basta riascoltare le
intercettazioni telefoniche delle varie invitate alle feste galanti del capo del
Governo, per carpirne il livello infimo di disumanità, di sconcezze e volgarità
senza limiti.
L'Italietta
contemporanea continua, cinicamente, a sguazzare nella propria mediocrità
quotidiana, senza il minimo barlume di redenzione. Il lumicino della speranza
salvifica, lontano lontano, laggiù, nelle oscure foreste delle fiabe dei Grimm,
si è spento per sempre. L'istinto di sopravvivenza, puramente fisica, al merito,
alla cultura, alla competenza professionale, preferisce ed antepone la facile
strada, lastricata di banconote, non di rose, del sotterfugio, dell'intrigo,
degli inciuci, del sottobanco, la vendita al migliore offerente del proprio
corpo e della propria dignità; alla vita modesta, ma decorosa, lo schifo di una
laida esistenza, dove l’onestà è sempre più un esercizio inutile ed un valore
aggiunto dannoso. Sullo stagno immobile dell'immobilismo, prospera la vacuità di
un ambiente, conformato sui peggiori vizii di una borghesia da due soldi bucati,
tra intellettualoidi che si esprimono in cripto-linguaggi di nicchia o in
politichese stretto, radical-chic che giocano ad interpretare il ruolo del
marxista da parata e da vetrina, religiosi cui nemmeno l'abito dona l'aspetto di
monaci.
A proposito,
invece, dell'assoluta mancanza di carità e di amore per il prossimo, mi è venuto
alla mente il libro di H.G.Wells, “La macchina del tempo”, con le sue
trasposizioni filmiche. Nell'anno 802.701, un crononauta, viaggiando su una
macchina temporale, rinveniva, sul nostro pianeta, una razza di poveri omini,
tutti giovanissimi, sprofondati in una completa atarassia ed apatia, dediti a
cibarsi ed a passare il tempo cazzeggiando, qua e là: un po’ come i nostri
attuali bamboccioni di famiglia. Il cibo era loro fornito dai mostruosi Morlock,
umani, come loro, ma da millenni abitanti nelle viscere della Terra, che si
cibavano delle carni dei poveri Eloi. Non si nota una certa somiglianza tra
costoro e certi nostri mafiosi, parlamentari e imprenditori, con loro collusi,
e faccendieri varii? Ebbene, nel tempo presente, e non nell'802.701, siamo su
questa strada, del totale disinteresse degli Eloi per quanto e chi ci circonda,
accada quel che accada. Questa indifferenza esprime una mancanza di interesse e
di partecipazione emotiva verso il mondo esterno e rappresenta, io credo, il
prodotto di un narcisismo esasperato, indotto da un'educazione familiare
eccessivamente permissiva e giustificativa di ogni azione, per cui, ad essere
investito di interesse, è solo il soggetto Io, in forme di egocentrismo ed
egotismo che sfociano, spesso, in un egoismo infame.
C'è chi vive, perennemente,
chiuso in atteggiamenti di impassibilità, di insensibilità, di assenza di
qualsiasi passione, in una indifferenza affettiva per situazioni, positive o
negative, che pur dovrebbero suscitare interesse od emozione, normalmente. Io
sono convinto che questa assoluto distacco sia da attribuire ad una sorta di
malefica depressione generalizzata, dove la capacità di gioire e la possibilità
di qualsiasi proiezione ottimistica nel futuro sono azzerate. Siamo spesso
invischiati ed assorti nei nostri fantasmi interiori ed abbiamo perso la
capacità di reagire emozionalmente agli stimoli del mondo esterno ed alle
relazioni interpersonali. Viviamo in situazioni routinarie e frustranti, in
perenne stato di forte ansia, di eccitamento, di crisi affettive. In troppi,
oramai, come i Morlock, si accorgono che esistono gli altri, gli Eloi, solo nei
momenti, rari o frequenti che siano, in cui li possono sfruttare pro domo sua,
divorandoli e fagocitandoli.
Esimio Prof. Bifani, come sempre, la sua critica cinematografica è degna di grande attenzione. Non so se la vita e la storia di solo sessanta o settantant'anni fà,possano permettere un'obiettiva valutazione di ciò che la gente era nel passato; posso solo dirle che, leggendola, ho ritrovato tante situazioni di allora. Panta rei? Sì, mo j'en sémpar èl stèssi ròbi ca pasa e pò pasa anmò. E ävanti indré, ävanti indré che bèl divertimento. Âvanti indré, ävanti indré, la vita è tutta qua♪.
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