Relegata tra la Posta al Direttore questa nota di Mario Cantini ex sindaco di Fidenza pubblicata sulla Gazzetta di ieri 21 giugno 2014 avrebbe meritato certamente maggior evidenza. Ma la cronaca è impietosa, così tesa a cogliere miserie e successi del presente quanto pronta a scordarsene.
Cantini, la verità emerge dal fango
di Mario Cantini (ex sindaco di Fidenza)
Caro direttore,
lentamente le verità emergono dal fango che era stato gettato ad arte per screditare l'Amministrazione che ho presieduto e i colleghi che mi hanno supportato.
Come pubblicato ieri la Corte dei conti ha stabilito che nell'esame del bilancio consuntivo 2011 "non sono emerse gravi irregolarità contabili suscettibili di specifica pronuncia".
Certo sono state rilevate "criticità da tenere sotto controllo", che sono però ben altra cosa.
E' noto ai fidentini l'altissimo indebitamento - 43 milioni di Euro - che abbiamo ereditato, così come sono note le difficoltà a riscuotere i crediti per le gravi condizioni economiche delle famiglie e delle imprese. Sono altrettanto noti i continui tagli alle finanze locali operati dai diversi governi che si sono succeduti.
Come è sempre stato nel nostro stile di amministrazione, nessun trionfalismo, ma solo la serena convinzione di avere sempre agito nell'interesse di Fidenza, distanti anni luce da scandali e ruberie varie.
Consapevoli che qualche errore può essere stato commesso, ma che di errori, eventualmente, si tratta.
Situazione, la nostra, ben diversa da quella del Comune di Parma per il quale la stessa Corte dei conti ha concluso l'esame dei bilanci consuntivi 2011 e 2012, "segnalando al Consiglio comunale le gravi irregolarità riscontrate".
Si apre adesso la lunga partita dei risarcimenti dei danni procurati da chi scientificamente, con esposti e denunce pubbliche, ha screditato l'immagine degli Amministratori.
Mario Cantini
Mario Sindaco, non avevo dubbi. Per di più: se La Corte dei Conti ha stabilito che non ci sono irregolarità... etc., significa che si tratta äd fälüpen'ni da tgnîr d'òcc' e basta. Invece, il prosieguo di questa pauperrima vicenda, mi preoccupa, parché j'en ròbi ch i sè stirasän par âni e änòrum e it fan gnîr èl lât äi gùmät.
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