Aveva esattamente 60 anni l'Italia Unita quando, nel 1921, nacque Gino Narseti, ma fu amore a prima vista ed oggi Gino, ormai ultranovantenne, le resta fedele anzi ostenta il suo patriottismo ad ogni occasione solenne instancabile organizzatore di eventi e sempre presente da protagonista alle ricorrenze patrie.
I
suoi meriti hanno superato da tempo i ristretti limiti cittadini
tanto che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha
conferito recentemente (data del conferimento: 27/12/2013) il titolo di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana, un
riconoscimento che si aggiunge agli altri Narseti Sig. Gino è
infatti Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana,
onorificenza che gli è stata conferita il 02/06/1993.
Tempo
fa ci siamo incontrati nella sede dell'Associazione Italiana Reduci
nell'ex Collegio dei Gesuiti ed abbiamo parlato di lui, della sua
storia risalendo, non a caso, da quel 6 aprile del 1941, primo giorno
di guerra per Gino Narseti. Sui muri foto ed anche alcuni lavori di
mio padre, suo grande amico, che rimandano alla prigionia ed ai campi
di concentramento.
Ne
è uscito questo breve racconto della sua storia
"Il
mio primo giorno di guerra è avvenuto alla frontiera con lo stato
Jugoslavo il 6 aprile 1941 con la 5^ compagnia chimica nebiogeni. La
resistenza del nemico è stata quasi inesistente per cui tutte le
postazioni logistiche in campo nemico furono occupate senza perdite
umane e senza alcun danno al nostro materiale bellico compresi i
mezzi di trasporto.
Dal
19 aprile 1941 la nostra armata ebbe il compito di presidiare tutto
il territorio Jugoslavo per tutelare la popolazione ed i punti
strategici per le forze occupanti, (assieme alle truppe tedesche)
dagli attacchi giornalieri che ci venivano da parte dei partigiani di
Tito.
La
maggior parte dei nostri compagni morirono contro la guerriglia
partigiana in quanto agivano sempre di notte e su un territorio a
loro conosciuto.
In
data 31 agosto 1942, dopo quattordici mesi in terra jugoslava la
nostra compagnia venne trasferita in Africa settentrionale con la 43^
compagnia nebbiogeni mobile.
Il
trasferimento avvenne dal porto di Trapani a quello di Biserta via
mare e di notte a bordo di piccoli natanti veloci con un mare in
tempesta da far paura, questo per evitare di essere visti ed
intercettati dalle corazzate inglesi in perlustrazione nel
Mediterraneo. Lo sbarco nel porto di Biserta avvenne senza
complicazioni a terra, il pericolo veniva dal cielo con assidui
bombardamenti.
In
Africa settentrionale dopo la travolgente avanzata della VIII armata
inglese, al comando del generale Montgomerj le armate italo-tedesche
vennero cacciate dalla Cirenaica e dalla Libia e fatte prigioniere in
Algeria.
Dopo
alcuni giorni di prigionia in un campo francese fui prelevato assieme
a tanti altri prigionieri italiani da un comando americano e
trasferito su una nave con destinazione Stati Uniti d'America.
La
nostra gioia era incontenibile ci stavamo allontanando da una guerra
europea per arrivare in uno stato libero, U.S.A.
Lo
sbarco avvenne a New York nei primi giorni di giugno 1943,
percorremmo in treno 6000 Km. per raggiungere la località di S.
Bernardino (California) e fummo sistemati in una casa colonica a
stretta sorveglianza di militari U.S.A. armati (a ricordarci, semmai
lo scordassimo, che eravamo prigionieri di guerra) ed adibiti a
lavori agricoli. In quel momento c'era la raccolta della frutta. A
fine giugno fummo trasferiti al campo militare di Florence nello
stato dell'Arizona per la raccolta del cotone.
Dopo
l'armistizio dell'otto settembre 1943 i nemici di prima diventarono
alleati e mi fu proposto di collaborare con le forze armate
statunitensi. Il mio consenso avvenne sotto giuramento e firmai
l'adesione di servire in guerra gli Stati Uniti D'America.
Subito
dopo mi tolsero dal campo di prigionia e mi dettero la divisa
militare con una patacca da tenere sul braccio sinistro con scritto
lo stato di provenienza cioè l'Italia.
Pochi
giorni dopo mi misero al lavoro assieme ai cittadini statunitensi
nell'arsenale di Odgen Ars nello stato dello Utah per il controllo
delle armi leggere in partenza per il fronte del Pacifico.
Nel
mese di ottobre 1945 venne l'ordine di rientrare in Patria via mare.
Sbarcato a Napoli con mezzi di fortuna raggiunsi Fidenza nel giorno
di S. Donnino il 9 ottobre 1945, trovai la casa distrutta ma i miei
cari erano sfollati ed in buona salute."
Ambrogio
Ponzi
Gino Narseti, ovvero: come avere 93 anni e dimostrarne 75 e sentirsene 30. Grande Gino, a te la mia ammirazione e quella che per te ha sempre avuto mio papà, tuo coetaneo.
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