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giovedì 10 luglio 2014

Fidentini d'oggi alla ricerca delle proprie radici



Storia locale, 23 anni di ricerca per 
scoprire le radici di alcune famiglie fidentine
di Roberta Taccagni
1° parte

Stiamo camminando sulla terra dei nostri antenati. La ricerca genealogica racchiude la storia delle nostre famiglie, è un “viaggio” nel tempo alla ricerca, alla scoperta e alla conoscenza delle nostre origini: ciò che siamo noi ora è la conseguenza delle scelte fatte dai nostri antenati. Ogni loro azione e decisione, giusta o sbagliata che fosse, ha creato il loro destino, la loro storia.
Noi siamo ciò che siamo perché nel nostro DNA c’è una parte di ognuno di loro. Per capire chi siamo e perché, ho intrapreso questo viaggio iniziato nel 1990 dopo la morte di mia madre, Ada Lucca e ho terminato questa ricerca dopo 23 anni nel 2013. Ogni notizia e ogni data è frutto di faticose ricerche fatte con tanto impegno, volontà e testardaggine.
Ho impiegato moltissimo tempo: per 3 anni ho lavorato tutti i giorni per completare le mie ricerche. Per realizzare queste storie ho consultato vari uffici anagrafe e parrocchie di diversi Comuni, Regioni e Stati.

Mi sono ritrovata a spedire lettere in vari Paesi del mondo per cercare parenti emigrati all'estero, a fare corrispondenza via mail con consanguinei in Francia e moltissime con Argentina e Bolivia per ricostruire il loro (nostro) ramo genealogico.
Ho dovuto armarmi di tanta pazienza (e anche mal di testa) per capire come ci si doveva muovere e cosa cercare e come. Ho imparato il latino “fai da te” al momento per decifrare scritture illeggibili, ho dovuto tradurre da “francese-parmigianato”. Ho riverito e circuito impiegati comunali per lo più poco simpatici.
Tante arrabbiature e minacce (velate) ad impiegati comunali con alla mano articoli del codice civile italiano per richiedere i documenti. Ho effettuato migliaia di telefonate, fax e e-mail. Ho fatto avanti e indrè e avanti e indrè per uffici, chilometri e chilometri, ho visitato tantissimi cimiteri (tanti quanti i Comuni!) per cercar foto di parenti. 
Ho speso soldi per pratiche comunali, soldi in benzina, soldi in carta per stampante e cartucce colore, tempo infinito a fare e rifare le pagine del libro per aggiungere i dati nuovi, per cambiare le pagine, per mettere le foto, per “fare belli” tutti i parenti senza fare preferenze. Tempo per rincorrere i consanguinei che ti dicono: Si, ti preparo le foto subito! Guei s’le vera! Migliaia di visite a parenti conosciuti e sconosciuti, miei e di mio marito: ora conoscono più me di lui! (ed è stato un piacere rivederli e conoscerne di nuovi). E non so cos’altro.
I tre ultimi anni di lavoro sono stati estenuanti, ma poi si viene ampiamente ricompensati.
Conoscere il nostro passato è importante per tracciare noi stessi il nostro futuro. Non rammarichiamoci per decisioni e scelte sbagliate che abbiamo fatto: ognuna di esse ci ha portato sino a qui.
Questa è la nostra vita, questo siamo noi.
Questi 23 anni di ricerche hanno portato alla stesura di 7 libri genealogici. Ho fatto 1libro per ogni nonno, 7 famiglie e mezzo: i miei 4 nonni e i 3 nonni e mezzo di mio marito Mario. Le 7 genealogie partono quasi tutte dal 1750 (circa) fino al 2013, 260 anni di storia per ogni famiglia; un totale di 1820 anni ! Non male! Meglio dell'Odissea!  Queste storie sono storie vere. In questo mio viaggio alla ricerca delle nostre origini ho fatto molte scoperte e ho sfatato miti e leggende tramandate erroneamente.
Ora ve le racconto. 

I miei 4 nonni.

Famiglia Taccagni. Non erano zingari spagnoli come si credeva. Nel 1750 provenivano dal Piacentino. Il mio illustre 4° nonno Francesco sapeva scrivere già nel 1826: un mito! Ho scoperto che le altre persone hanno incominciato a fare la loro firma solo 2 generazioni dopo! La sua famiglia assieme ad altre 3 generazioni abitarono tutte a Cortemaggiore e il mio 4° nonno Francesco era sarto. 
Nonni Aldo Taccagni e Argenide Dalcò
Certamente per questo motivo io ho fatto la sarta per 29 anni: buon sangue non mente! Immaginare il mio 4°nonno Francesco nella sua piccola bottega nel centro di Cortemaggiore che prende le misure ai suoi compaesani e crea modelli per le loro esigenze e trascrive tutte le misure sui fogli (uomo molto edotto per quei tempi!) mi riempie di gioia e orgoglio.  Altri Taccagni a seguire fecero vari mestieri artigianali: ombrellaio, barbiere, venditore di frutta e verdura, mugnaio, etc. 
I Taccagni arrivarono a Fidenza nel 1862. Mio nonno Aldo durante la 2a Guerra Mondiale fu catturato e portato in campo di concentramento. Lui fu uno dei pochi che riuscirono a tornare. I Taccagni erano comunisti.

Famiglia Lucca. Nel 1780 provenivano da Parma: era il periodo del Ducato di Maria Luigia, moglie di Napoleone. Si scriveva in francese e i loro nomi erano francesi ma sicuramente solo sugli atti legali.
Trisnonni Pietro Lucca e
Ferdinanda Bruni
Certamente in casa la gente comune si faceva chiamare con il nome italiano essendo di origini molto umili. Trovare scritti antichissimi in “francese-parmigianato” è stata una bella e gratificante sfida!
Il mio trisnonno Pietro fece il “cap d’um” (capo-lavoratori) e per questo sapeva scrivere e far di conto: anche lui per quei tempi era molto istruito.
Lavorò molto e probabilmente fu ben remunerato perché è l’unico trisnonno, insieme a sua moglie, di cui ci sia una fotografia, cosa alquanto costosa e “frivola”. I soldi erano pochi e si spendevano solo per le estreme necessità. 
Ci fu anche un prete in famiglia, don Artemio Lucca (fratello del mio bisnonno Emilio): fece il parroco anche a Fidenza nella chiesa di S. Maria dove ancora oggi si trova una lapide commemorativa a destra nell'ingresso della chiesa.
Don Artemio Lucca
Fu segretario della Curia del Vescovo di Fidenza e morì di tubercolosi, durante la funzione davanti ai suoi parrocchiani a Ragazzola Qui ora riposa nella piccola chiesa del cimitero, sua ultima dimora dove chiese di andare per finire i suoi ultimi anni di vita, là dove era nato. 
Virginio e Odoardo Lucca (fratelli del bisnonno Emilio) andarono a Santa Fè (Rosario, Argentina) nel 1911 per cercare lavoro. In quel periodo in Italia non c’era abbastanza terra da coltivare per tutti perché le famiglie avevano molti figli. Là sono rimasti e sono morti, là vivono ancora i loro discendenti che ho contattato.
Alcuni ora abitano anche in Bolivia e Australia. Grazie alle mie ricerche e al materiale genealogico che ho loro spedito hanno iniziato le pratiche per richiedere la cittadinanza e il passaporto italiano. Le mie ricerche sono state molto utili anche ad altri: è una grande soddisfazione! 
I Lucca arrivarono a Soragna nel 1905 e dopo varie migrazioni vi si stabilirono definitivamente nel 1915. Erano tutti contadini e cristiani praticanti.

Famiglia Dalcò. Probabilmente avevano origini spagnole, precedenti al 1600. Si annovera un compositore di musica nel 1700 di nome Leonardo che fondò la Scuola Napoletana, Enrico storico tedesco del 1800, Antonio celebre incisore di rame nel 1850 a Parma.
Il mio bisnonno Lodovico guadagnò l’onorificenza di 1 Stella nella 1a Guerra Mondiale.
Nonni Esterina Montanari
e Lucca Pietro
La mia bisnonna Amabile Casalini, moglie di Lodovico Dalcò, era una donna forte ed era anche lei una sarta. Aveva un atelier a Fontanellato dove lavoravano ragazze del paese e anche le sue 2 figlie quando furono grandi (mia nonna Argenide Dalcò e sua sorella Maria). La mia bisnonna la sera, finito di mangiare, fumava la pipa perché diceva che questo la faceva digerire. Morì a 75 anni. Certamente il fumo non fa bene alla salute, ma lei è riuscita a vivere abbastanza a lungo considerato il periodo.
E allora forse ..... a lei non fece poi così male!

Famiglia Montanari. Il mio 4° nonno Pietro Montanari fu un soldato della duchessa Maria Luigia di Parma. Quando la regina fu deposta gli fu chiesto di consegnare il suo fucile ma lui pur di non dare soddisfazione al nemico lo andò a seppellire sulle rive del Po. In un atto era scritto che la famiglia della mia bisnonna Delina Minardi (moglie del mio bisnonno Enrico Montanari) era benestante perché” possidenti” (proprietari del podere dove abitavano). Avevano 2 mucche: un vero lusso per l’epoca! I Montanari furono sempre contadini e cristiani praticanti.
Roberta Taccagni
(1-continua)

Questo lavoro è pubblicato dal settimanale "il Risveglio"  del 11 luglio 2014.




10 commenti:

  1. Queste storie sono veramente interessanti e coinvolgenti, il lavoro di ricerca genealogica e storica della signora Roberta è quanto mai avvincente. Fra l'altro, dimostra che è inutile vantare una borghigianità del sasso, come il fatto di essere indigeni, da generazioni, di ogni altro paese o città, dato che, specie noi italiani, siamo un popolo-macedonia, un'insalata mista di razze ed etnìe, da migliaia di anni, un miscuglio di culture e di civiltà, come dimostrato anche dall'infinita e variegata diversità di dialetti. Nessuno è del sasso o del legno, cosa fra l'altro assolutamente insignificante, da un punto di vista delle qualità umane, siamo tutti, più o meno, dei bastardini. Se ogni civiltà fosse vissuta e cresciuta solo con apporti autoctoni ed indigeni, probabilmente, non sarebbe arrivata mai a certi livelli. Gli stessi Latini assorbirono energie ed elementi importanti ed essenziali dagli Elleni, dagli Etruschi e da ogni altro popolo da loro sottomesso, nel corso di secoli e secoli di storia romana. Io stesso sono un bastardino, frutto dell'unione di genitori di origini campane e valtellinesi; e dicono che i bastardini siano tutti molto intelligenti. Chi si oda, s'imbroda, lo so; ma io mi faccio un doppio brodo Star…Non capisco, però, quell'insistere sul fatto della cristianità assoluta ed integerrima; e se gli antenati fossero stati ebrei od atei, allora?

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  2. Molto interessanti i risultati della ricerca che ha condotto la Signora Taccagni, con la quale mi piacerebbe avere un incontro. Concordo con Franco Bastardino su diversi punti, ma, voglio precisare che, per quanto riguarda il mio lavoro di vernacolista, non è "assolutamente insignificante" la borghigianità del sasso. Essa è quella che mi permette di riqualificare la purezza di una lingua autoctona, cioè quella nata entro le mura, senza nulla togliere all'importanza del parlato forese, di cui non sono un'esperta e che, ritengo, debba essere indagato dalle persone di ogni paese limitrofo, che lo usano. Veda Gentile Franco, quando si parla di possidenti terrieri che abitavano nel loro sito, non si parla più di Borghigiani del sasso, infatti la Signora Taccagni, non ne parla proprio. Si tratta di famiglie dei dintorni di Borgo o frazioni, che possiedono un vocabolario vernacolo, molto più ricco di quello del "sasso" in quando vi sono annoverati tutti i termini dell'agricoltura che, a noi mancano.

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  3. «Nel 1780 provenivano da Parma: era il periodo del Ducato di Maria Luigia, moglie di Napoleone. Si scriveva in francese e i loro nomi erano francesi».
    Se leggo bene, Maria Luigia avrebbe cominciato a governare undici anni prima della sua nascita (1791). Però! Non è che, oltre alla storia dei propri nonni, sarebbe il caso di dare una ripassata alla Storia? Giusto per inquadrare meglio.
    A volte basterebbe una sbirciatina alle prime righe di Wikipedia per evitare gli scivoloni più dolorosi. «Maria Luisa Leopoldina Francesca Teresa Giuseppa Lucia d'Asburgo-Lorena, nota semplicemente come Maria Luisa d'Austria o Maria Luigia di Parma (Vienna, 12 dicembre 1791 – Parma, 17 dicembre 1847), fu imperatrice dei francesi dal 1810 al 1814 come consorte di Napoleone I, e duchessa regnante di Parma, Piacenza e Guastalla dal 1814 al 1847 per volere del congresso di Vienna». Il che, vista la provenienza, la dice lunga anche sulla fola del francese importato nella città ducale dalla suddetta.

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  4. Mi aspettavo il tuo commento, come la notte segue il giorno e viceversa; il mio antecedente aveva valore universale, non limitato a Fidenza-Fidentia-Borgo S. Donnino, ed era una critica, garbata e precisa, ad ogni forma di campanilismo esasperato, cocciuto, esclusivo ed escludente. Quello pe rcui, se non si è nati da almeno otto generazioni, come prescriveva il nazismo per gli ariani puri, ben distinti dagli Juden, entro le quattro mura di un paesino o paesone o città o metropoli, allora si viene sottoposti ad una specie di apartheid socio-culturale dagli indigeni ed autoctoni puri e duri. Dopodiché, Clary, se c'è uno che ti apprezza, ma non solo come vernacolista -il che sarebbe molto limitativo- ma come persona, donna e borghigiana di alto valore umano, culturale ed intellettuale-, quello,sono proprio, e tu lo sai bene. Detto da uno che non è di Borgo, ma nativo di Salsomaggiore, da due genitori non del sasso salsoiodico, ma milanesi. Ti pare che ciò mi abbia limitato, nella mia esistenza, nel mio lavoro e nelle qualità e quantità umane?

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  5. Anonimo, lei è stato un tantino impietoso con la Signora Taccagni ed ha inficiato l'incontro che desideravo avere con lei. Le avrei suggerito di correggersi da se. Infatti la Signora Roberta si è sicuramente sbagliata con Luisa Elisabetta figlia di Luigi XV e Duchessa di Parma, ma forse (viste le date) con la figlia di lei, Maria Luisa di Borbone. Per quanto riguarda i nomi in francese, ho già scritto tanto e tanto scriverò ancora nel prossimo libro. Una cosa è certa: Napoleone e Maria Luigia d'Austria, non c'entrano punto.

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  6. 2.Non mi considero perfetta (al contrario di altri), come amo dire io – io non sono nessuno e non conto niente-. Non mi considero “intelligente” più di altri, non mi permetterei mai, anche perché sono consapevole che non è realistico. Non sono saccente. Ho sbagliato a datare il 1870 legato al regno della Maria Luigia moglie di Napoleone, è stata una leggerezza. Mentre cercavo di motivare i nomi in francese ho cercato molto velocemente a quale periodo corrispondesse e non ho ” letto” . Sinceramente non ritengo basilare ed essenziale quale regnante fosse (non in questo caso), non essendo legato alla storia dei miei avi in questione. Al contrario, ogni mia singola scoperta riportata è documentata e riscontrabile, frutto di serio e faticoso lavoro. Solo chi non ha fatto il mio STESSO percorso non può valutare e giudicare il mio operato. 23 anni di ricerche di cui gli ultimi 3 anni passati OGNI giorno alla ricostruzione storica delle mie famiglie sono un lavoro (passione) immane. Questo articolo è stato pubblicato perché esplica l’amore per la famiglia, alle nostre origini. L’orgoglio (nel bene e nel male) di sapere chi siamo stati e cosa abbiamo fatto. La gioia e la felicità nello scoprire le persone che hanno composto il nostro ramo. Sapere le loro vicissitudini attraverso la storia personale. L’arricchimento nel conoscere i parenti mai frequentati. Che l’impegno e la caparbietà , nonostante “i muri” incontrati, danno i loro frutti. Che l’amore “mentale” per la ricerca e la scoperta riempiono il cuore e la mente. Che più si scopre del passato più si capisce il nostro presente. Ed una serie infinita di sensazioni che arricchiscono il nostro essere. Se leggendo il mio articolo le uniche cose che alcuni di voi hanno “letto” sono quelle riportate sopra ne sono immensamente rattristata.Torno a chiedere venia perché non ho molto tempo a disposizione e “ho rubato” momenti alla mia vita per rispondere a questi commenti ma non ne abuserò ulteriormente. Se volete comunicare con me per ulteriori pensieri e contatti, oltre che sul blog, lascio alla redazione la mia mail e la autorizzo a girarvela. Sono Roberta Taccagni e ci metto la faccia.

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  7. 3.spero che il mio commento venga pubblicato senza correzioni o cambiamenti, nella sua integrità.

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  8. 4.X la Redazione - Se mi date una mail dove comunicare la mia x contatti commenti con le sopracitate persone, grazie, buona giornata, buon lavoro e ottimo blog di informazione. Ne sono stata onorata. Da: " Roberta Taccagni e ci metto la faccia" (titolo)

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  9. Serena (ma non troppo)31 luglio 2014 alle ore 19:36

    Mi complimento con te, Roberta.
    Per portare a termine una ricerca così lunga nel tempo ci vuole costanza e caparbietà.
    Credo che la ricerca di chi siamo servirebbe molto hai giovani per .........."capire dove andranno"!

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