"Il territorio, per un lunghissimo tempo, era stato inoppugnabile ed incontrastato possesso del torrente Stirone, che anticamente vi scorreva limitrofo: ne è conferma il nome di "INGHIARATA" che tuttora conserva. Rasentava la miserevole casupola, una stradina di campagna che portava alla villa di Bastelli, non ancora collegata alla via Emilia, come è attualmente, e lambita dal rio Fontanella, che poco più a monte, si arricchiva degli scoli del Canalone, una cloaca a cielo aperto, ricettacolo di tutti i rifiuti di Oriola e di Borgo San Donnino.La località era praticamente deserta, con una sola abitazione ed il mulino dei Chierici. Dal posto la vista spaziava a mezzodì e per un largo giro di orizzonte, dalla Rocca, alle torri del Comune e del Pilastro fino a quelle della Cattedrale, non esistendo ancora il rialzo della strada ferrata, tracciato nel settembre del 1853 ed ultimato pochi anni dopo, solo per la parte che congiunge Parma e Piacenza."
La prosa di Vittorio Chiapponi e il disegno di Ettore Ponzi sono ripresi da "Buragh du" della collana Quaderni Fidentini a cui rimando per maggiori informazioni di storia e cronaca cittadina.
La casetta menzionata è quella dell'immagine sopra ed era denominata "la cà del boia" in quanto era adibita ad ospitare il giustiziere del duca quando doveva esercitare a Borgo san Donnino, siamo quindi alla prima metà del mille ottocento.
La zona ha cambiato radicalmente fisionomia con con la costruzione del terrapieno della ferrovia ed alcune costruzioni. La costruzione del nuovo Solari darà probabilmente il via alla restante "urbanizzazione" già da anni progettata. Ad omogeneizzare il tutto ci penserà il sottopasso di Via Mascagni e la viabilità già impostata sul terreno della fascia tra Via Marconi e la tangenziale nord. Resterà il fabbricato dell'ex Mulino Chierici abbandonato all'incuria e privato del canale che lo serviva.
Tornando al lavoro del boia val la pena ricordare che ladroni e briganti venivano appesi in vista a ponente del ponte della Stirone verso Piacenza all'altezza del bivio con la strada che portava verso Busseto detta appunto "della Forca".
Tornando al lavoro del boia val la pena ricordare che ladroni e briganti venivano appesi in vista a ponente del ponte della Stirone verso Piacenza all'altezza del bivio con la strada che portava verso Busseto detta appunto "della Forca".
Ambrogio, quali delicati tasti vai toccando! Io so cl'era la ca' del bòja; conosco episodi, raccontatimi dai vecchi borghigiani dell'1800, che si confondono tra realtà e leggenda. Ricordo storie narrate di generazione in generazione, ma io non so più a chi narrarle. La generazione che abbiamo partorito e quella di cui siamo nonni, si nutre di analfabetismo tecnologico, frasi fatte, linkamenti, mästüròtt, lacune.. vuoti.. omissioni. Nessuna carta d'identità.
RispondiEliminaCiao Claretta
EliminaEppure nascono come prima. Ed è per questo che non deve venir meno il contributo che possiamo dare.
RispondiEliminaLa "speme" può fuggire i sepolcri ma non le culle.
Orbene, Ambrogio, affinché "non involva tutte cose l'Oblìo nella sua notte"..., dumäs da fèr.
RispondiEliminaClaretta carissima ,come non sai piu' a chi narrare ? Narrale a noi quelle antiche storie .Narrale su queste pagine e noi ascolteremo ,seduti per terra in silenzio ,a bocca aperta come facevano i bambini una volta .Certo che dovrai immaginare che siam tutti li ad ascoltare ,perchè oggi tutto è virtuale e non saremo li davvero ,ma davanti ad uno schermo ,ma che importa in fondo? lo stupore è rimasto uguale a quella dei bimbi per molti di noi ,e molti tramanderanno le antiche storie che vorrai raccontare perchè non si perdano . Allora dai ,comincia a raccontare ...
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