Carola e Caroline.
Non erano le radiose giornate di maggio dannunziane, ma un 13 maggio del 1968, a Parigi, e Caroline de Bendern, indossatrice di nobili origini inglesi, nata a Windsor, si trovava, casualmente, tra centinaia di studenti parigini, che avevano occupato la Sorbona, a contestare De Gaulle, a capo di una Francia che essi consideravano vecchia e stantìa.
A cavalcioni sulle spalle di un amico pittore, Caroline agita una bandiera del Nordvietnam. Quel giorno, gliel'avevano passata, raccomandandole di levarla più in alto che potesse.
Jean-Pierre Rey, reporter dell'agenzia Gamma, scatta una foto-simbolo, che fa il giro del mondo e Caroline diventa l'eroina del Maggio parigino, la Marianna del '68 francese, paragonata alla Libertà del quadro di Eugène Delacroix.
La foto finisce, però, anche in mano al ricco bisnonno di Caroline, che viene ipso facto diseredata. «Quando il nonno vide la foto, poco tempo prima di morire, mi disse che non gli piaceva come ero vestita. Te ne pentirai, mi disse al telefono. Fu di parola: non mi lasciò un soldo dell'eredità. Tuttavia, Gamma avrebbe potuto ricordarsi di me per i diritti della fotografia».
Quanto allo spirito di quel Maggio, Caroline dice che non esiste più. “Ognuno pensa solo a se stesso». Oggi Caroline vive tranquilla in campagna, in Francia, 74enne, tra ritagli di giornali e riviste con foto ed articoli di quel Maggio radioso, tra cui anche un numero del 2005 di una nota rivista italiana, che riporta quella famosa foto.
Suggerirei a Caroline di non disperare; come a quei tempi, forse, ancora oggi, può essere valido quello slogan: Ce n'est q'un dèbut, continuez le combat!
Fra 51 anni, pensavo tra di me, ma ci sarà qualcuno che ricorderà ancora Carola Rackete, Pia Klemp ed altre capitane coraggiose di barcarole ONG, portate sugli altari della gloria politica unicamente da vicende contingenti?
Franco Bifani
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