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mercoledì 28 giugno 2023

Valdemaro Vecchi: il grande tipografo partito da Borgo San Donnino (Fidenza)

Valdemaro Vecchi: il tipografo di 
Benedetto Croce partito da Borgo San Donnino.






Dodici anni fa, in occasione dei 150° anno dell'Unità d'Italia la città di Trani dedicò una mostra alla figura del nostro concittadino tipografo-editore Valdemaro Vecchi, nato a Borgo San Donnino nel 1840, che  con la sua operosità rese Trani capitale culturale del meridione d'Italia negli anni post-unitari. A Trani, dove Valdemaro ha vissuto ed operato, fu stimato come "Cittadino nostro per elezione", dirà Giovanni Beltrani. 
Dalla biografia emerge la figura di un italiano esemplare che ha contribuito a cucire attraverso il suo impegno professionale e la sua cultura due parti così diverse di quell'Italia che, alla sua nascita, era ancora divisa in tanti stati e zone di influenza.  Un monito a chi oggi enfatizza i momenti di divisione.

Così lo ricordò Luciano Carcereri, funzionario della biblioteca barese che ha voluto allestire un consistente spazio espositivo dedicato al tipografo ed editore: 
 "Venuto dall'Emilia per portare in Puglia la sua proposta imprenditoriale e il suo progetto culturale Vecchi fu lo scopritore del giovane talento Benedetto Croce, di cui fu il primo editore, e quando il Croce si rivolse all'editore Laterza pretese con la sua proverbiale tenacia che le sue opere fossero stampate nella tipografia tranese. La Rassegna pugliese fu una rivista rivoluzionaria che precorse i tempi e con la quale il Vecchi stupì tutti i grandi editori del nord Italia, ed ancora oggi è utilizzata come un pozzo senza fondo di cultura da molti studiosi e ricercatori. Sì, un uomo del nord venuto in Puglia per far sviluppare l'imprenditoria e la cultura, ma anche per contrastare le tesi del Lombroso sull'inferiorità di razza dei meridionali, e per diffondere idee di democrazia, uguaglianza, progresso, come fece con la società generale operaia di Trani". 
Su Valdemaro Vecchi, Eugenio Garin ha scritto:  
Precursore dei tempi moderni, pioniere dell’editoria pugliese, instaurando una scuola e una tradizione tipografica di alto livello, contribuì alla promozione, al rinnovamento e allo sviluppo della cultura meridionale. Secondo Giovanni Gentile era forse il più grande dei tipografi italiani del suo tempo e per Benedetto Croce, di cui il Vecchi era l’unico stampatore, dell’editoria egli era un vero artista.
Biografia

Valdemaro Vecchi (1840 – 1906) Nato a Borgo San Donnino (Fidenza) il 5 ottobre 1840 e spentosi a Trani la sera dell'8 febbraio 1906, colpito da un inesorabile attacco di anginapectoris. Suo padre Giuseppe, che non fu certo uomo fortunato, ma al tempo stesso coltissimo, aveva fondato, nella sua città natale, una tipografia che gestì fino al 1853, quando, per un grave dissesto finanziario, dovette cessare l'attività.
II piccolo Valdemaro aveva tredici anni e dovette abbandonare gli studi già ben avviati e contribuire ad alleviare il disagio familiare, ricercando nel lavoro una dignitosa sussistenza. Gli studi scolastici, cosi bruscamente interrotti, non impedirono al giovane Vecchi di completare quella formazione culturale che tutti in seguito, gli avrebbero riconosciuta profonda e vasta e che avrebbe permesso di coltivare con successo la sua passione per il giornalismo. 
Nel 1855, a quindici anni, il Vecchi si trasferì a Milano, dove nella tipografia Guglielmini, una delle maggiori del capoluogo lombardo, in pochi anni passo dalla qualifica e dalle mansioni di compositore a quelle ben più importanti ed impegnate di "proto". 
Nel 1859 tornò a Parma, dopo aver peregrinato attraverso l'Italia, e si cimentò con giovanile entusiasmo nell'attività giornalistica da cui trasse un'esperienza che gli sarebbe stata preziosa nel corso della sua attività in Puglia. Tre anni dopo, nel 1862, il Vecchi fu chiamato a dirigere una tipografia ad Alessandria, dove si sposo nel 1864 con Luisa Penna che gli fu silenziosa, amorevole e devota compagna per tutta la vita.
Ad Alessandria, dove l'anno stesso del suo matrimonio aveva acquistato una piccola tipografia, gestendola con amore e con particolare zelo, rimase fino al 1868, anno in cui dovette prendere, dopo comprensibili esitazioni, la decisione più importante della sua vita: il trasferimento a Barletta. 
A consigliarlo era stato il suo amico Giuseppe Onesti, direttore delle Scuole Municipali di Barletta che, insieme con l'offerta concreta di aiuto da parte del Comune, gli aveva fatto balenare delle buone prospettive di lavoro e di guadagno. 
E' importante rilevare come in quel momento storico, ad eccezione delle piccole tipografie operanti a Bari e Trani, esistevano altre nell'intera provincia; inoltre le condizioni di queste tipografie erano più rudimentali e tenute da gente incompetente e di questo se ne lamento lo stesso Vecchi in alcuni suoi scritti. Vecchi giunse a Barletta il 28 dicembre 1868. 
Gli furono sufficienti pochi minuti per cogliere prontamente e con acuto senso di osservazione gli aspetti più desolanti delle condizioni ambientali ed igieniche della città, comuni ad altre città della provincia destinate in pochi anni, comunque, ad una radicate trasformazione in meglio. A Barletta Vecchi impiantò la sua tipografia nei locali dell'ex convento di San Domenico (essa assunse la denominazione di Tipografia Municipale).
Convinto assertore della funzione della stampa come libera palestra di idee, nella quale si potesse pubblicamente ed utilmente dibattere i grandi problemi della vita sociale ed amministrativa delle città, fondo il "Circondario di Barletta", che fu il suo primo giornale ed anche il primo giornale che si stampasse a Barletta. Indipendente e di principi liberali moderati, bisettimanale, il periodico vide, la luce il 9 febbraio 1871, e fu accolto come una "novità ardita" e di sicuro interesse. 
Vecchi si dimostrò sereno in questa esperienza, palesando onestà e massimo rispetto per quanti non condividessero l'orientamento politico amministrativo del giornale. Tuttavia, l'insofferenza delle critiche e della pubblica discussione da parte degli avversari e la scarsa maturità di un ambiente sociale non aduso alla libera circolazione delle idee e al gioco democratico, furono la causa prima di lotte accanite, condotte senza esclusione di colpi e senza tregua.
Nel 1879, Vecchi accarezzo l'idea di impiantare altre tipografie in altre città della Puglia: Scelse Trani come prima filiale perché, attraverso i suoi avvocati, questa città costituiva da tempo per la sua tipografia una fonte di lavoro costante ed abbastanza remunerativa. 
Ad indurlo poi a trasferirsi definitivamente a Trani concorse un avvenimento luttuoso che sconvolse il suo animo, lasciandogli una ferita dolorosa, la morte del figlioletto Tommaso.
Con il trasferimento a Trani, Vecchi ebbe l'opportunità di operare nel luogo stesso in cui da tempo sempre più consistenti si manifestavano le prospettive di lavoro. Nella scelta influì anche il richiamo fascinoso di una città come Trani, centro di studi giuridici e sede del massimo istituto giudiziario dell'intera regione pugliese. 
Nel 1880 Vecchi prese stabile dimora a Trani, impiantando la propria tipografia negli ampi locali a piano terreno di Palazzo Sarri: dove è rimasta fino a pochi anni fa. Il Vecchi, come a Barletta, cercò subito un socio, non tanto per motivi economici, quanto per assicurarsi un collaboratore. 
Ebbe la fortuna di trovarlo nel giovane Giuseppe Petrarota, lavoratore infaticabile e diligente, che gli fu fedelmente a fianco come capo tecnico per 26 anni e che, dopo la sua morte, ne seppe continuare l'opera con amore, omaggiando la memoria del maestro.
Dal I880 al 1887 Vecchi aprì una tipografia anche a Giovinazzo. 
Tra i periodici stampati dal Vecchi merita un ricordo "La Nuova Parola", rivista mensile dedicata ai nuovi ideali nell'arte, nella scienza, nella vita, che si pubblicò a Roma dal 1902 al 1908. 
L'ultimo periodico pubblicato dal Vecchi fu "Critica", rivista di letteratura, storia e filosofia, fondata e diretta da Benedetto Croce, stampata anch'essa a Trani, anche dopo la morte del Vecchi.
Oltre a queste riviste furono numerosissime le opere fatte stampare dal Vecchi, con conseguenti successi di critica da parte dei vari autori facenti parte della "scuderia Vecchi".



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