giovedì 17 ottobre 2013

Un Cardinale nel Duomo di San Donnino

Nella foto (da sinistra): mons. Carlo Mazza, il
card. Angelo Comastri e mons. Antonio Machado
Nell'omelia in cattedrale nella festa del nostro santo patrono il Card. Angelo Comastri ha cercato di coniugare il ricordo del Santo con quello che è lo stato attuale della società.  Non è stato tuttavia un discorso di grande speranza quello rivolto ad una chiesa che attende le grandi occasioni come questa per riempire il duomo. 
Anche la posizione sulla famiglia diventa così una dichiarazione di debolezza quando si afferma "Fra non molto saremo soltanto noi cristiani a difendere la famiglia". Certamente dopo un'assenza politica prolungata, non della chiesa, ma dei cattolici, nella vita politica può capitare d'essere relegati al margine. 
Il richiamo al martirio nei termini espressi dal cardinale è forse forzato, il vero rischio per i cristiani oggi è l'indifferenza, perlomeno nella nostra vecchia ed esausta Europa. 
Tutto questo non suoni comunque irriverenza e la lettura della trascrizione del testo dell'omelia, che trovate qui sotto, potrebbe suggerirvi altre e diverse considerazioni.
(A.P.)






L’omelia del Card. Comastri
Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, Presidente della Fabbrica di San Pietro. Già Vescovo di Massa Marittima-Piombino e successivamente Arcivescovo Prelato di Loreto e Delegato Pontificio del medesimo Santuario


“Quella attuale è una crisi legata ai falsi idoli: 
torniamo ai santi, veri modelli da imitare”















La festa del vostro Santo Patrono (così sentita e così partecipata!) mi permette, innanzi tutto, di dire una parola chiara sull'importanza dei modelli ai quali guardare per prendere ispirazione nella vita. 
Il grande sbandamento dell’attuale società dipende, in gran parte, da un colossale errore riguardo ai modelli di vita. Oggi - fateci caso! - generalmente si prendono come modelli di vita le persone di successo, le persone famose, le persone che hanno una grande risonanza mediatica. Non ci si preoccupa se si tratta di persone frivole, vuote, corrotte, egoiste. Quel che conta è che abbiano successo: questo le rende automaticamente invidiabili e invidiate, imitabili e imitate.

Il mito del successo 

Mi limito ad un esempio. Alcuni mesi fa, mentre attendevo il TG delle 20, mi sono soffermato a guardare la parte finale di un gioco televisivo chiamato Eredità. Erano in palio 42.000 euro e il giovane concorrente doveva indovinare una parola che si collegasse ad altre cinque parole. Il conduttore ha avuto l’idea di chiedere al concorrente: “Se tu vincessi, che cosa faresti con questa bella sommetta?”.
Risposta: “Vorrei realizzare il sogno della mia vita “. “Quale?”. “Vorrei andare a Los Angeles a visitare la casa di Michael Jackson e respirare l’aria che ha respirato e adorare il suo genio!”. 
Sono rimasto impressionato da questa risposta. Se questi sono i modelli, se questi sono gli ideali, se questi sono i sogni nascosti ... non meravigliamoci di quello che sta accadendo: è logica conseguenza!

Il grido di Geremia 

Il profeta Geremia, in un’epoca di grande corruzione (come la nostra!), mise davanti al popolo un forte avvertimento di Dio e disse: “Il mio popolo mi ha dimenticato; essi offrono incenso al niente. Così hanno inciampato nelle loro strade.” (Ger 18,15).
E il profeta Isaia, con altrettanta lucidità, avvertiva: “Voi confidate nella perversità e nella perfidia ponendole a vostro sostegno: ebbene questa colpa diventerà per voi come una crepa che farà cadere un alto muro”. (Is 30,12-13). 
Ritorniamo ai modelli veri: ritorniamo ai santi. La festa di San Donnino ci restituisca la convinzione, un tempo tanto diffusa, che i santi sono i veri modelli di vita: dai santi, infatti, si impara a vivere, si impara l’onestà e il coraggio, la generosità e l’altruismo, la coerenza e la fedeltà. Guardando i santi, si capisce che la vita non è un gioco ma è un impegno, non è come una sigaretta che diventa cenere, ma è come un chicco di grano che deve portare il suo frutto.

Due storie tragiche 

Nel 1954 lo scrittore Stig Dagerman si suicidava a Stoccolma perché non era riuscito a trovare nulla nella sua vita - era appena trentenne- che sostituisse quel Dio nel quale non aveva mai creduto. Il 1° ottobre 1957, a Parigi, nel cortile del carcere della “Santé” venne ghigliottinato il giovane francese Jacques Fesch. 
Aveva 27 anni e aveva commesso un delitto durante una rapina a mano armata: pur avendo una famiglia benestante, voleva avere più soldi per avere più divertimenti, perché questo era l’unico sogno della sua vita. In carcere si mise a riflettere sulle cause che l’avevano portato al delitto e, nel suo diario, scrisse: “Ho sbagliato l’impostazione della mia vita: mi bastava un ideale, un vero ideale... e sarei stato diverso e non sarei mai diventato un assassino”.
I santi ci trasmettono i grandi ideali, i veri valori che danno senso alla vita e la rendono bella e felice.
San Donnino è ricordato come martire; non dimentichiamo che la fede cristiana, in vario modo, è stata sempre perseguitata. San Donnino non ha avuto paura della persecuzione perché sapeva che i tiranni prima o poi passano, mentre Dio resta e spetta a Lui l’ultima parola su tutto e su tutti.

Perseguitati per 3 secoli 

Ma perché la fede cristiana, per tre lunghi secoli, è stata ferocemente perseguitata dagli imperatori romani a cominciare da Nerone (anni 64-68) fino a Diocleziano (che lasciò l’impero nell'anno 305)?
Il motivo della persecuzione stava nella novità del messaggio cristiano. E la prima novità che dava fastidio era questa: tutte le persone, ricche o povere, dotte o ignoranti, uomini o donne, hanno la stessa dignità. Il primo che ha affermato questo è stato Gesù! Memorabili sono le Sue parole: “Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, voi l’avete fatto a me!”, cioè a Dio.
Questa affermazione era esplosiva per una società nella quale l’imperatore era divinizzato e la schiavitù era legale ed era la base dell’economia ingiusta di quel tempo. Il cristianesimo infrangeva questo sistema di vita: e allora ... persecuzione!
Tertulliano, un cristiano africano, nell'anno 197, nel suo “Apologetico” scrisse: “Noi non adoreremo mai l’imperatore. Lo rispettiamo e obbediamo alle sue leggi, ma non lo chiameremo mai Dio: perché non lo è e lui stesso sa di non esserlo”. Quanto è attuale questo messaggio di fronte a”tanti “idoli’ che imperversano anche oggi! Il coraggio dei martiri sia norma ed esempio per noi. Non facciamoci imporre false divinità!

La lettera a Diogneto

Ma la persecuzione romana non aveva quest’unica ragione. In una stupenda lettera indirizzata ad un certo Diogneto (siamo verso la fine del secondo secolo) troviamo scritto: “I cristiani non si distinguono dagli altri uomini, né per il territorio, né per la lingua, né per il vestito.
Si sposano come gli altri, ma non espongono neonati (nella società romana l’infanticidio era comunemente praticato: sia per i figli indesiderati, sia per i figli portatori di handicap, per i quali esisteva un particolare luogo per l’abbandono o esposizione). I cristiani hanno in comune la mensa (cioè vivono fraternamente), ma non il letto. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro tenore di vita superano le leggi”. Il cristianesimo ha portato nuova luce sulla famiglia, ha portato nuova luce sulla fedeltà alla famiglia e sul senso della famiglia; ha portato nuova luce sul valore della vita umana dal concepimento fino all’ultimo respiro.
Anche questa era una grande novità all’inizio dell’avventura cristiana ... ed oggi sta ritornando ad essere una novità. Conseguenze?
Vedrete... Fra non molto saremo soltanto noi cristiani a difendere la famiglia: a difenderla nella dualità uomo-donna che è scritta a chiare lettere nel libro della vita e a difenderla nella missione insostituibile del padre e della madre per il bene dei figli. Madre Teresa di Calcutta, dando voce alla più elementare saggezza, diceva: “Il più grande dono che un padre possa fare ai propri figli è amare la loro mamma. E il più bel dono che una mamma possa fare ai propri figli è amare il loro padre”. 
L’osservazione di Madre Teresa è nella linea dell’attenzione al bene vero dei figli. Ma, oggi, per molti, questo non è più prioritario. Prepariamoci pertanto ad essere perseguitati! San Donnino e i martiri che con lui difesero la bellezza e la ragionevolezza dell’inondazione di luce portata da Gesù, siano per noi un esempio e un modello e un incoraggiamento.
Gesù ripete anche a noi quello che disse agli apostoli e ai cristiani di tutti i tempi: “Non abbiate paura! Io ho vinto il mondo”, cioè io ho vinto la cattiveria umana, anche quella di oggi! E i santi ne sono una prova. Cerchiamo di esserlo anche noi.

Angelo Card. Comastri
Vicario Generale di Sua
Santità per la Città del Vaticano

2 commenti:

  1. Le parole di Papa Francesco hanno fatto la fine della semente caduta fra sassi e sterpi o sul cemento o sull'asfalto, tanto per aggiornare la parabola ai giorni nostri. Ma la notazione peggiore sta nel fatto che ci sono troppi prìncipi della Chiesa a non accogliere il seme delle parole di Cristo, gli esempi dei santi, le raccomandazioni di Papa Bergoglio. Siamo proprio messi male; il discorso del presule avrà comunque mandato in estasi mistica bigotti e pinzochere e gli affiliati a CL.

    RispondiElimina
  2. Umberto bigotto affiliato a Madre Chiesa18 ottobre 2013 alle ore 19:49

    Grazie di aver documentato la Solennità, amico Jet!
    Ti sono grato "bota bota" come diciamo qui a Piacenza.

    RispondiElimina