Questo messaggio, un'insegnante che si accomiata dai colleghi, è stato da me catturato dal diario FB di mia cugina Clara Dos Santos nata Vajenti, fidentina trapiantata in Brasile. Mi è subito apparso molto bello e molto vero, lo propongo come appare su Facebook, tentando una traduzione dal portoghese, perché le scuole anche qui spesso, troppo spesso, sono "gabbie".
Há escolas que são gaiolas e há escolas que são asas.
"Escolas que são gaiolas existem para que os pássaros desaprendam a arte do voo.
Pássaros engaiolados são pássaros sob controle. Engaiolados, o seu dono pode levá-los para onde quiser. Pássaros engaiolados sempre têm um dono. Deixaram de ser pássaros. Porque a essência dos pássaros é o voo.
Escolas que são asas não amam pássaros engaiolados. O que elas amam são pássaros em voo.Existem para dar aos pássaros coragem para voar. Ensinar o voo,isso elas não podem fazer, porque o voo já nasce dentro dos pássaros. O voo não pode ser ensinado. Só pode ser encorajado".
Rubens Alves.
Aos meus queridos colegas educadores e professores que já nasceram sabendo disso! Parabéns a todos!
Tentativo di traduzione
Ci sono scuole che sono gabbie e non ci sono scuole che sono ali.
"Ci sono scuole che sono gabbie per uccelli per dimenticare l'arte del volo.
Gli uccelli in gabbia sono uccelli sotto controllo. Impacchettati, il loro proprietario può portarli dove vuole. Gli uccelli in gabbia hanno sempre un proprietario. Cessano di essere uccelli. Perché l'essenza degli uccelli è il volo.
Le scuole che non si amano sono gabbie per uccelli.
Che cosa amano gli uccelli se non il volo? La scuola è nata per dare agli uccelli il coraggio di volare.
Insegnare il volo, questo non lo può fare, perché il volo è nato all'interno degli uccelli. Il volo non può essere insegnato. Può solo essere incoraggiato ".
Rubens Acosta.
Ai miei cari colleghi educatori e insegnanti che fin dall'inizio sanno questo! Complimenti a tutti!
Clara Dos Santos ha, purtroppo, ma anche per fortuna, tutte le ragioni del mondo. Vedo che le scuole-gabbie sono diffuse per ogni dove, non solo qui da noi. Esse sono spesso frequentate da allievi, un tempo succubi dei prof e prostrati ai loro voleri, metodi e contenuti, ora, troppo spesso, da cafoni, maleducati, urlanti come bertucce, schiamazzanti come orde di jene, che arrivano ad insultare, quotidianamente, i loro docenti, non imparano nulla, ma alla fine, poi, sono sempre promossi, diplomati e laureati; e gli effetti, di questi semiananlfabeti, sono sotto gli occhi di tutti. I docenti, anche qui troppo sovente, non possiedono la materia, ossia non hanno una cultura sufficiente per insegnare; oppure, mancando totalmente di una metodologia corretta, pedagogica e didattica, fanno come il cattivo seminatore, ossia, lanciano semi culturali su terreni inadatti, ed anche il buon seme viene spesso soffocato dalla zizzania. Io ho avuto, fino all'Università, insegnanti vecchia maniera, ma validi,; comunque, uscito dal Classico, con una fatica improba di anni, ho dovuto ricostruire, aggiornare, completare e ricondizionare la cultura accumulata in 20 anni di scuole-gabbia; dopodiché, mi sono sempre prefisso di lasciare che i miei alunni volassero come e dove volessero, pur indicando loro i rami ed i nidi che mi parevano più accoglienti e, sopratutto, infondendo in loro il desiderio di volare sempre più in alto e più lontano, a scoprire cose nuove e persone sconcosciute fino ad allora.
RispondiEliminaBifani, è molto bella e toccante l'allegorìa del maestro che indica ai suoi änvlén, i rami e i nidi più accoglienti. Ambrogio, sai quanto mi sia difficile uscire dal mio ruolo di vernacolista ed ho notato che, la gabbia (intesa come prigione) in Portoghese è "gaiola" e da noi è "gäjòffa".
RispondiEliminaLe gabbie esistono in qualsiasi luogo, peró la peggiore gabbia è quella che non lascia l'uomo vedere l'altro, non permete conoscere altre realitá , altre idee , non ascolta nessuno , non vede nulla , vede solo a se stesso.E cosí muore piano , piano , senza avere il coraggio di volare.Chi non ha il coraggio di volare , non puó incoraggiare il volo di nessuno.
RispondiEliminaEsistono anche gabbie sociali, per cui, anche se solo qualche passerotto tenta il suo primo volo, viene impallinato, immancabilmente ed inesorabilmente, dopo pochi battiti d'ala, dai soliti noti cacciatori, i controllori infami delle gabbie. Spesso si tratta di strutture dorate, fornite di ogni comfort, ma sempre gabbie rimangono. E nessun volontario della LIPU si muove per disarmare i cacciatori ed aprire le gabbie. I passerotti possono solo sognare di librarsi per il paesaggio, che scorgono dalle sbarre, ma che non è permesso loro percorrere, affinché non conoscano l’Infinito, nel quale i cacciatori beceri non sanno avventurarsi, limitat, come sono, nella cultura, nell’intelletto, nel senso della socialità, forti solo delle loro armi, meschino prolungamento del loro organo di riproduzione, limitato pure quello
RispondiElimina"Le gabbie esistono in qualsiasi luogo", dice Clara Vaienti, ma la gabbia più "gäiòffa" che ci sia, confermo io, è quella che rélega l'uomo a secondino di se stesso. Se dessimo ancora, alle parole, il loro significato intrinseco, vedremmo che, ciò, significa: egoismo, egocentrismo; prigionìa dell'amor di sè e dell' attaccamento al proprio interesse. Non servono maestri per capire che siamo soltanto formichine in uno sconfinato universo. Lasciamoci andare. Diamoci una calmata, tutti, insegnanti e discepoli.
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