Cerca nel blog e nelle pagine collegate

giovedì 6 ottobre 2016

I colori della Cattedrale

Arte e spiritualità nel Medioevo
La Chiesa dei secoli XI e XII concentrava i suoi sforzi nel tentativo di sollevare una popolazione poco istruita, facendole intravvedere l’esistenza di una realtà superiore.
La “Bibbia di pietra” doveva spiegare il cammino di Dio verso l’uomo e il cammino dell’uomo verso Dio, facendo pregustare allo sguardo dei semplici la bellezza del cielo.
Sugero, famoso abate di Saint-Denis (1081-1151) aveva definito con precisione la prospettiva religiosa che doveva ispirare la costruzione dei luoghi di culto. L’anima dell’uomo - diceva - aspira a ritornare a Dio; ma non può giungervi se non per quelle che sono le cose visibili, le quali, a mano a mano che si avanza verso le realtà celesti, devono riflettere in maniera sempre più perfetta la luce.
Sugero aveva perciò fatto incidere sulla porta di bronzo di Saint-Denis (basilica nella cintura di Parigi, visitata secondo alcuni esperti, dall’Antelami, dopo che aveva visitato la Provenza) la seguente iscrizione: “Per mezzo della bellezza sensibile, l’anima intorpidita si eleva verso la Bellezza e, da luogo ove giaceva sonnolenta, risuscita verso il cielo contemplando la luce di questi splendori”. In altre parole: mediante le cose create, lo spirito può risalire verso quelle non create.
Contro la spiritualità rigorista di San Bernardo (Chiaravalle della Colomba), che desiderava per le abbazie cistercensi purezza di linee, semplicità di forme e assenza di ornamenti, l’Antelami ha sicuramente assorbito quella concezione dell’arte che ricercava la mediazione del sensibile.



Il Duomo di Borgo San Donnino
Immaginate ora un gruppo di pellegrini del secolo XIII che, dopo una lunga giornata di cammino, arrivavano nel nostro Borgo. Stanchi, assetati, con le piaghe ai piedi e con tutto il peso dei loro problemi sulle spalle, attraversato il ponte sullo Stirone si trovavano di fronte al Santuario di San Donnino.
La pavimentazione del sagrato era in mattoni in cotto, di un bel colore rosso, a lisca di pesce (esistono ancora, basta scavare per 40/50 cm davanti al cancello del Vescovado). Rossi erano anche i mattoni della parte superiore del Duomo, mai terminata. In pietra rossa di Vicenza/Verona (molto pregiata) erano le due colonne sopra i leoni, come pure, sopra il capitello di sinistra, sul fronte della mensola, la figura di Abramo.
I leoni e il bassorilievo che raffigura Elia portato in cielo su un carro di fuoco, erano colorati in rosso mediante un trattamento con calce bianca viva e ossido di ferro (che è il pigmento che dà colore).
E non finisce qui! Negli occhi dei leoni (rotondi), nei giorni di festa, venivano posti “gli occhiali”, cioè dei vetri colorati. Negli occhi (buchi) di alcuni personaggi, come il Cristo del protiro centrale, venivano posti vetrini o perline, così come nell’aureola di San Donnino. Gli occhi di altri personaggi, invece, (come l’umile Raimondino e il prevosto benedicente sottostante), erano stati ben scolpiti ed avevano le pupille azzurre, realizzate con piombo.
Alla calcarenite bianca di alcune parti (l’architrave centrale con il martirio di San Donnino) faceva da contorno l’arenaria di un bel colore giallo/arancione/ocra delle torri e di gran parte della facciata.  
La luce dorata del tramonto che illuminava il santuario, provocava nei pellegrini un vero e proprio CHOC emotivo, suscettibile di prolungarsi in un autentico cammino spirituale.
A mio avviso, è questo che l’Antelami e la sua scuola ha desiderato e progettato: una facciata di rara bellezza… anzi, la più bella al mondo!

Ettore Ponzi
A questo punto qualcuno potrebbe pensare: “Sarebbe bello rivedere il nostro Duomo così come era nel 1200… E certamente, con i mezzi attuali, se ne potrebbe ricostruire un’immagine virtuale”.
Qualcuno, però, lo ha già fatto: il nostro concittadino Ettore Ponzi, un innamorato della Cattedrale di Borgo (mi piacerebbe sapere quanti quadri ha dipinto con questo soggetto).
Ettore Ponzi - Olio su faesite  38x60 1948
Almeno due sono i “capolavori” che ha realizzato e che pongono davanti ai nostri occhi il Duomo così come descritto sopra: la “Porta del Paradiso”, o “Porta del cielo”, e la parte inferiore della facciata, dipinta su faesite.
Ettore Ponzi Olio su compensato 70X72 1953
La bellezza e l’unicità del nostro monumento più prezioso la poteva raffigurare solo un borghigiano doc, con le mani d’artista e il cuore di un poeta!

Fausto Negri

4 commenti:

  1. Semplice, chiaro, esauriente come sempre, il nostro Fausto Negri. La descrizione del cromatismo nel Duomo di Fidenza, ci fa capire (tra le altre cose), come tutto passi e lentamente si evolva e gradualmente si corrompa, fino a costringere i posteri, ad una faticosa ricerca dei significati e dell'aspetto primitivo di un monumento come il nostro.

    RispondiElimina
  2. Il nostro Duomo rimane per me riferimento identitario unico, mi emoziona sempre rivederlo. Rappresenta le mie radici. Quando ne scorgo arrivando le torri mi da il senso della secolarità della nostra terra, delle nostre radici, appunto.

    RispondiElimina
  3. Ambrogio, tuo padre è stato un grande artista, di cui Fidenza deve andare orgogliosa. Mi pregio di averlo conosciuto, a Salsomaggiore,come collega di Disegno, allora così si chiamava la materia.

    RispondiElimina
  4. I lavori di restauro in corso potrebbero anche dare consistenza alle intuizioni di Fausto Negri che concorrono a tener alta l'attenzione. Credo tuttavia che sia necessario attendere con pazienza il completamento dei lavori di rilevazione e di restauro in corso. Seguiranno poi certamente altri fasi di verifica e di studio.

    RispondiElimina