Pubblichiamo l'intervista a Claretta Ferrarini curata da Primavera Fidentina che, in questo modo, intende iniziare un percorso di raccolta di pareri ed opinioni dei cittadini sul futuro del nostro centro cittadino. L'intento è quello di arrivare ad un rilancio commerciale e cultura di una realtà urbana in continua trasformazione, ma che oggi sembra aver perso molto del suo smalto nel contesto urbano e territoriale.
24
febbraio 2018 di Giovanna Galli
Questa è la nostra prima intervista: abbiamo voluto cominciare con Claretta
Ferrarini, grande donna e autentico simbolo di Fidenza.
Claretta è un’autorità nel campo del dialetto ma, vista la sua versatilità,
sarebbe alquanto riduttivo limitarla a questo. Infatti ogni qualvolta che entra
in scena lei non ce n’è più per nessuno.
La ricordo in una manifestazione
cittadina in Piazza Garibaldi dove si è esibita con classe innata in balli come
“paso doble” e “fox trot”. E’ una persona generosa, sempre disponibile a
partecipare a iniziative fatte per beneficienza. E’ dotata di una notevole
cultura, fatto abbastanza raro per quell’epoca ha compiuto studi magistrali. Il
suo dialetto non è mai risultato una lingua morta perché lei, attraverso lo
studio assiduo, è riuscita a portare alla luce tanti momenti della nostra
storia passata facendo emergere tradizioni che i più avrebbero ormai
dimenticate.
Fidentina doc, ha sempre avuto a cuore la vita della nostra città. Figlia
di un operaio del Gudrón (ex Cledca, ex Carbochimica) e nipote di un necroforo
(èl süpión ) è nata nella casa adiacente al cimitero dove ha abitato fino a
quattro anni, quando insieme ai genitori si è trasferita nelle case di via
Porro e via Ariosto.
La incontriamo per carpirle alcune idee e suggerimenti per ridare vita al nostro centro storico, per capire che cosa non funziona e sollecitarla a
fornirci suggerimenti e proposte dal suo punto di vista.
Claretta
cominciamo dal dialetto, a che età è nata questa sua passione?
In casa nostra non si parlava il
dialetto, i nostri genitori si rivolgevano a noi in italiano. Quando a 4 anni
andai ad abitare nelle case tra Via Ariosto e Via Porro fui colpita dal
linguaggio di alcuni bambini che vivevano lì, sfollati come noi dalla guerra.
Tra loro parlavano tutti in dialetto e mi piaceva starli ad ascoltare.
La vera artefice della mia passione,
però, è stata mia zia Alda: con me parlava sempre in dialetto, utilizzando un
dialetto dottissimo. Di ogni parola mi spiegava il significato e la traduzione
in italiano.
Da allora la mia passione per il
dialetto ha cominciato ad ingrandirsi portandomi ad occupare gran parte del mio
tempo nello studio. Momento decisivo è stato quando ho conosciuto Piren
Bernardi detto Pir. Leggendo la sua poesia El puledar ho avuto una sorta di
folgorazione.
Da anni faccio parte del “Comitato
scientifico per la salvaguardia, la valorizzazione e la trasmissione dei
dialetti dell’Emilia-Romagna di cui alla Legge Regionale 18 luglio 2014 n. 16
art. 5”. Si tratta di una commissione formata da 11 esperti del dialetto (i
famosi “saggi”) che avrà compiti propositivi e consultivi. Essere in
questa commissione rappresenta un bel riconoscimento che sotto molti versi
ripaga della fatica fatta per studiare e approfondire il dialetto.
Da
questi studi mi risulta che lei ha scritto alcuni libri in vernacolo
Sì finora ne ho scritti sei: La bonna
nova (che è la traduzione dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli), due libri
di cucina El cùciar d’ùton e èl cuciar d’or, “…Sì… tò surèlla cävala a ‘n
òppi”, la Genesi e da ultimo il Dizionario etimologico borghigiano. Ci tengo a
dire che il ricavato di questi libri è stato dato in beneficienza ad
associazioni locali.
Ma lei
non ha fatto solo questo, ricordiamo di averla sentita anni fa condurre
trasmissioni radiofoniche
Sì ho condotto trasmissioni in tutte le
radiolocali della nostra città. Ho iniziato con Radio Fidenza Onda Libera poi
sono passata a Alfa Radio per poi terminare in Radio Monte Kanate. Il mio
cliché era un po’ sempre lo stesso: invitavo personaggi locali famosi, politici
e non, e li intervistavo. Chiudevo sempre le mie trasmissioni con un quiz sul
dialetto e ogni volta alla radio arrivavano una miriade di telefonate.
Lei è
stata C’la rägasa ad buragh, la prima e certamente la più famosa maschera di
Fidenza
Sì nel 1972 la Famiglia Fidentina mi ha
scelto come maschera della città impegno che ho rivestito per quattro anni. Ci
tengo a precisare che la maschera cittadina è un simbolo della città che non va
banalizzato perché ha un valore importante in quanto rappresenta le trait
d’union tra chi gestisce il potere e la gente.
Lei è
sempre stata molto attenta anche al tema ambientale. Ricordo il suo impegno
nella difesa del Cabriolo?
Ritengo che la zona attorno alla chiesa
del Cabriolo rappresenti un vero gioiello della città e non sarebbe accettabile
nessuna nuova costruzione. Ho fatto parte del gruppo “Amici del Cabriolo” col
quale abbiamo portato avanti una battaglia a difesa di questo angolo della
città.
Lei ha
dato tanto alla nostra città che in un certo qual modo glielo ha un po’
riconosciuto. Mi riferisco alla consegna della cittadinanza benemerita.
Era il 6 giugno 2012. In una sala
consiliare piena di gente il sindaco Mario Cantini mi ha consegnato la
cittadinanza benemerita. E’ stato un momento molto emozionante che mi porto nel
cuore.
Ma
veniamo al nostro progetto sul centro storico. Ha qualche proposta da fare per
rivitalizzarlo?
Ormai la situazione è molto compromessa.
Per risolvere il problema del centro storico ci vorrebbe la bacchetta magica.
Di cose ne sono state fatte tante ma il commercio ha subito un colpo da cui è
difficile risollevarsi. La responsabilità di tutto questo è da ricercare nella
nascita dell’Outlet e nella proliferazione di tanti supermercati. Auspico la
rinascita delle vecchie botteghe che, si sa, applicano prezzi più alti ma
rivitalizzano il centro.
Delle vecchie botteghe mi mancano molto
i sapori e ho una vera nostalgia degli odori. Mancano i negozi dei piccoli
artigiani. Penso agli ombrellai, ai calzolai, ai materassai ..
Mi piacerebbe tanto che qualche giovanevolesse
tornare ai vecchi mestieri e non venisse, però, ostacolato da una burocrazia
imponente con pesanti controlli del comune e dell’Asl.
Tornando alle iniziative per il centro
storico credo che si dovrebbe fare di più per promuovere il nostro Duomo per il
quale si fa ancora troppo poco. Non dobbiamo dimenticare che è stata la prima
cattedrale d’Italia (1601). Importante è anche il monumento a Giuseppe
Garibaldi, che è stato il primo obelisco italiano (1884).
Alla
fine di questa lunga chiacchierata c’è qualcosa che vorrebbe aggiungere, che
vorrebbe chiedere alle nostre autorità?
C’è una cosa a cui tengo in modo
particolare ed è quella di associare ai nomi di alcune vie e borghi di Fidenza
i vecchi nomi dialettali che avevano in passato e con il quale venivano
conosciuti. Sia chiaro non intendo la traduzione dall’italiano al dialetto del
nome attuale ma il recupero dei nomi vecchi. Faccio un esempio: Via Frate
Gherardo e Via Romagnosi prima non c’erano ma si chiamavano “i Trâj äd San
Pédar”, Vicolo Bondi era Burghén Schivädebit . Un esperimento del genere è
stato realizzato a San Giovanni in Persiceto. Voluto con impegno e tenacia dal
Dott. Serra (uno degli 11 saggi del comitato regionale) sta riscuotendo molto
successo richiamando molti visitatori cultori del dialetto. Va detto che per
poter fare questo Fidenza potrebbe usufruire di un contributo economico messo a
disposizione dalla Regione Emilia Romagna.
Non ci si stanca mai di parlare con Claretta, una persona simpatica che si
ascolta volentieri. Rappresenta una fonte di cultura non scolastica ma di vita,
piena di ricordi di persone e di luoghi del Borgo che testimoniano antiche
tradizioni che non vanno dimenticate.
Alla fine ci accorgiamo che abbiamo tralasciato tante cose importanti il
suo impegno politico, la sua magnifica interpretazione della maestra nel film
di Nave Corsara “Te la do io la zebra” oltre alla sua presenza nell’ Accademia
del Rumal, associazione di cui è Fondatrice e Presidente. Rimandiamo il tutto
ad una prossima puntata.
Giovanna Galli Maria Gentilini
Grazie a Claretta per il suo impegno a tener vive in Fidenza le tradizioni. E' molto simpatica l'idea di ricordare i nomi caratteristici di alcune vecchie vie di Fidenza, sarebbe bene realizzarla. Una cosa che vorrei aggiungere alla rivitalizzazione del duomo è la ristrutturazione di palazzo Arzaghi, che in questo momento si trova in uno stato di grave criticità. Sarebbe un arricchimento notevole alla piazza del duomo. Teniamo presente che con la nomina di Parma, capitale delle cultura, anche il duomo di Fidenza verrà visitato e non è certo decoroso vedere questo palazzo così bello abbandonato all'incuria.
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