Sabato pomeriggio 11 scorso, ho accompagnato il musicista Andrea Mora in versione amante della natura nella presentazione del suo cortometraggio “QUINTO GIORNO” nella splendida sala del Ridotto del Teatro Magnani.
Sua era stata la richiesta, con mia sorpresa, e, anche se non mi si addice quel ruolo, non ho saputo dire di no.
Introducendo l’incontro davanti a un piccolo pubblico, mi è venuto di citare la frase che disse il prete di S. Maria del Taro quella volta che organizzò un pellegrinaggio sul Penna, vicino a Bedonia, e si ritrovò in cima al monte, davanti alla grande statua della Madonna col Bambino, con soli sei parrocchiani: “Pochi, ma buoni!”
Qui erano un po’di più, ma effettivamente interessati, attenti e coinvolti.
Alcuni di loro conoscevano già Andrea, per altri, invece, è stato una vera scoperta, sia come musicista - ha incantato, infatti, ed emozionato, con la versione dal vivo, pianistica, dei due brani del filmato e un’improvvisazione finale - sia come appassionato escursionista, conoscitore vero e fotografo curioso del nostro Appennino.
Anche per lui, comunque, vale il detto che nessuno è profeta in Patria.
Prima di parlare del suo video, approfitto dell’occasione per dire chi è veramente il Maestro Andrea Mora: un fidentino di cui la Città dovrebbe essere orgogliosa!
Ha tenuto il primo concerto d’organo come solista all’età di sedici anni, diplomandosi poi con il massimo dei voti in Organo Principale sotto la guida di Claudia Termini presso il Conservatorio di Musica “A. Boito” di Parma. Ha studiato Improvvisazione e si è perfezionato all’Accademia di Musica Italiana per Organo di Pistoia. Ha completato poi e approfondito la Preparazione Pianistica e la Composizione. Ha svolto attività concertistica come solista d’organo in tutta Italia collaborando con diversi Enti e Associazioni anche nelle vesti di compositore e pianista.
Le sue composizioni sono state inserite in concerti, rassegne organistiche e importanti manifestazioni cittadine da complessi bandistici e corali. Dal primo gennaio 2000 - ormai sono vent’anni - è organista titolare del prestigioso Organo Bossi 1797 della Parrocchiale di S. Michele A. in Roncole Verdi, oggi monumento nazionale, sul quale il giovanissimo Giuseppe Verdi mosse i primi passi nell’arte musicale ed al quale rimase sempre molto legato.
Con la propria composizione Sonata per Organo, composta espressamente per tale strumento, ne ha siglato, nel 2001, la solenne inaugurazione post-restauro, e ha contribuito alla stesura del volume “L’ORGANO DI GIUSEPPE VERDI IL RESTAURO DELLO STRUMENTO DI FRANCESCO BOSSI (1797) NELL’ANNO CENTENARIO VERDIANO”.
Nell’ottobre 2012 ha tenuto il concerto d’apertura del Festival Verdi e nell’ottobre dell’anno seguente, quello di chiusura, nei quali ha eseguito anche le sue celebri e originalissime elaborazioni per organo di brani verdiani.
Nello stesso ottobre 2013, per le Celebrazioni del Bicentenario Verdiano, sempre alle Roncole, ha suonato nella S. Messa trasmessa in Eurovisione, in diretta da Rai 1, le proprie composizioni per organo.
Riguardo a Giuseppe Verdi, sono numerosissime le sue collaborazioni e partecipazioni con emittenti televisive italiane e straniere e case editrici.
Con le proprie esecuzioni all’organo “Verdi”, è stato tra i protagonisti del film-documentario “Passion Verdi” di produzione franco-italiana, firmato dal regista Michel Follin.
Nel 2011 ha realizzato la prima incisione discografica assoluta del celebre “Va pensiero” eseguita all’Organo Bossi 1797; il Compact Disc, dopo diverse ristampe è arrivato da Roncole Verdi in Europa e nel mondo, in particolare, in Austria, Germania, Francia, Cina, Giappone, Stati Uniti, Sud America, Argentina…, e con l’autografo, a richiesta dei vari turisti e amatori, di Andrea.
Nel 2012, ancora in assoluta anteprima, ha curato anche il CD ROM “L’ORGANO DI GIUSEPPE VERDI”, che illustra le caratteristiche e le peculiarità dello strumento suonato da Verdi fanciullo. Nel 2015 le sue esecuzioni verdiane sono state raccolte nel Compact Disc “Andrea Mora plais Verdi”.
Specialista di musica elettronica, ha composto diversi brani, anche contrappuntistici, avvalendosi di tecnologie d’avanguardia (sintetizzatori e workstations digitali).
Per quanto riguarda il cortometraggio, quando ne ho letto il titolo su IL FIDENTINO, mi sono incuriosita, e ho cercato: oggi la tecnologia ti apre un mondo…
Ho trovato che “Il quinto giorno” è un romanzo tecno triller di fantascienza del 2004, del tedesco F. Schatzing, che racconta di una misteriosa intelligenza nascosta negli abissi marini che guida gli abitanti degli oceani in guerra contro l’umanità…
Ecco: niente di tutto questo è nella mente di Andrea, ma solo il riferimento al “QUINTO GIORNO” della Creazione, secondo la Genesi, prima della comparsa dell’uomo!
E “SILENZI, NEI LUOGHI NASCOSTI…”, il sottotitolo, ci indica il carattere dell’opera.
Non è un documentario di quelli che si vedono in TV o in internet, realizzato da gruppi di specialisti con attrezzature e tecniche all’avanguardia impegnate per mesi, non ci sono riprese da droni o dall’aereo, non sono immagini eclatanti di luoghi famosi…
Sono vedute del nostro Appennino fissate ad altezza d’uomo.
Un uomo che cammina a piedi, in solitudine, a volte per più di un giorno, dormendo in tenda, che si ferma davanti a un fiore, una farfalla, l’ingresso di una grotta, un sentiero… poi guarda lontano, attorno a sé, e assapora la dolcezza dei declivi, e cammina ancora, e ad ogni passo, si incuriosisce e gode ammirato di quel cambio di profilo dei luoghi. Porta con sé una semplice macchina fotografica - grande invenzione di metà Ottocento - per fissare quegli attimi, quei colori, quelle vedute, e poterli rivedere poi e rivivere negli anni…ha anche una piccola cinepresa con cavalletto, con cui, pure, si riprende quasi sempre da solo.
Il suo è un amore per la natura coltivato fin da piccolo, quando andava sull’Appennino accompagnato dal padre; e ora ritorna sui suoi passi da adulto, con una coscienza più profonda che gli fa capire il grande valore di questo paesaggio emiliano non troppo lontano da casa che riempie di gioia il suo cuore.
Per questo ha voluto condividere quelle immagini, finora tenute chiuse in un cassetto, con noi. E siccome è un musicista, ha creato un sottofondo.
È il nostro territorio, senza pretese. È un invito a fermarsi per cercare la grandezza nelle piccole cose vicine. Un invito che mi piace, forse perché io ho girato come una pianta di zucca, per cui ho sempre cercato di vedere il bello a portata di mano…
Ricordiamo che G. Leopardi si è fermato, incantato, dietro a una “siepe”… (”che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”), e in un pugno di parole (L’infinito), ha racchiuso un universo di sensazioni… a distanza di 200 anni abbiamo scomodato voci celebri per far risuonare quelle parole che troviamo magiche, perché le abbiamo ripetute tante volte e la conoscenza ce le ha fatte amare, ma ora, da adulti, scopriamo quanto ci aiutano a riflettere… Leonardo si fermava ammirato davanti a un filo d’erba, a un fiore, e nel disegnarli li rendeva protagonisti insostituibili del creato, e chissà quali erano i suoi pensieri mentre cercava di coglierne l’essenza…
quindi, non è necessario andare sulla Luna o su Marte…
Dicevo, sono immagini del nostro territorio, queste, di Andrea:
territorio fragile, da amare e rispettare fin che è ancora verde,
fin che gli incendi, spesso dolosi, non ne riducano la massa arborea,
fin che le frane conseguenti non lo livellino, magari facendo riemergere una discarica nascosta da tempo,
fin che non viene abbandonato completamente a se stesso,
fin che dai boschi non curati, i tronchi caduti e portati a valle dai torrenti, facendo diga contro i ponti non ci facciano affogare nell’esondazione…
Non so che fine faremo… Non ci pensiamo…
Già è cambiato, dice Andrea, questo nostro ambiente, rispetto agli anni passati…
ma nei ricordi di quei luoghi, in lui riemerge una serenità che sola gli permette di scrivere musica, isolandosi dal caos dei giorni lavorativi, ed è quella serenità che Andrea ha voluto condividere con noi… credo che ci sia riuscito!
Per molte di quelle immagini c’è un’avventura o una storia da raccontare, ma le sue riservatezza e discrezione hanno limitato il suo intervento con le parole, per preferire l’espressione musicale.
Io so che lui conosce ogni anfratto, ogni roccia, ogni grotta naturale, ogni miniera scavata dall’uomo e poi abbandonata, ogni monte, ogni laghetto nascosto, di tutto l’Appennino, Emiliano, Piacentino e Parmense.
Ci ha presentato animali, che è riuscito a fotografare da vicino solo perché si è immerso nella natura, nel paesaggio, dopo notti in tenda e lunghe postazioni: una marmotta, un coniglio selvatico, fagiani, caprioli, un cervo… un grosso rettile che mangia una vipera (straordinario!)…
Poi il fascino di una sorgente dentro a una grotta, di stalactiti variopinte, di lacerti di prati in fiore, nascosti da alberi e cespugli, con gigli e orchidee selvatiche, funghi, coloratissime e rare farfalle ormai in estinzione…
E ancora spazi lontani, dove il profilo dei monti si confonde col cielo, con un sottofondo musicale per rendere lirica l’immagine…
Ho scattato solo una foto mentre eseguiva al pianoforte, poi mi sono persa a guardare il filmato, e non ne ho più fatte: mi dispiace.
Non ho lo spirito, il tempismo e la bravura di Ambrogio!
Fidenza 14.01.2020 Mirella Capretti
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