A pochi giorni dalla morte di don Amos Aimi perdura l'emozione in chi lo ha conosciuto. Già il nostro Vescovo nella sua omelia alle esequie di Don Amos ne descriveva meriti e virtù soffermandosi su alcuni aspetti che particolarmente lo avevano colpito.
Ecco alcuni passaggi significativi (l'intera omelia è pubblicato sul settimanale diocesano "il Risveglio"):
"Abitato da forti mozioni spirituali, queste lo portarono a dedicarsi alla preghiera cosiddetta di guarigione, sia come penitenziere della Cattedrale, ma soprattutto come opzione del sentire personale.
Ricco di una sorta di magnetismo mistico, tanto non esibito in forme clamorose quanto variamente sperimentato, sembrò essere afferrato da un fuoco intimo e pulsante in modalità di intensa devozione.
Forse al nostro sguardo, un po’ troppo disincantato e razionale, questo modo introverso e individualistico di spiritualità rischiava di sembrare un po’ strano da cadere sotto il giudizio di ingenuità.
Nel tempo, attraverso la meditazione della vita dei Santi, in particolare di Sant’Anna, aveva interiormente sviluppato un’acuta sensibilità tanto da sentire-con-i-santi, presi quali modelli di vita cristiani, difensori dei cristiani, intercessori vicini e solidali. Dai santi ai demoni la via è breve e contigua. Ma lui vi passò dentro con spirito di combattente e ottenne dal Signore risultati sorprendenti verso le insidie del maligno da renderlo perdente e innocuo.
Fu un prete santo? La domanda non è oziosa. I “suoi” fedeli lo sussurrano concordi.
Certamente la sua popolarità come sacerdote confessore e dotato di sovrabbondante spiritualità, è da considerare un segno di Dio, segno di una santità personale e sacerdotale, segno di una dovizia di doni interiori. "
Ricco di una sorta di magnetismo mistico, tanto non esibito in forme clamorose quanto variamente sperimentato, sembrò essere afferrato da un fuoco intimo e pulsante in modalità di intensa devozione.
Forse al nostro sguardo, un po’ troppo disincantato e razionale, questo modo introverso e individualistico di spiritualità rischiava di sembrare un po’ strano da cadere sotto il giudizio di ingenuità.
Nel tempo, attraverso la meditazione della vita dei Santi, in particolare di Sant’Anna, aveva interiormente sviluppato un’acuta sensibilità tanto da sentire-con-i-santi, presi quali modelli di vita cristiani, difensori dei cristiani, intercessori vicini e solidali. Dai santi ai demoni la via è breve e contigua. Ma lui vi passò dentro con spirito di combattente e ottenne dal Signore risultati sorprendenti verso le insidie del maligno da renderlo perdente e innocuo.
Fu un prete santo? La domanda non è oziosa. I “suoi” fedeli lo sussurrano concordi.
Certamente la sua popolarità come sacerdote confessore e dotato di sovrabbondante spiritualità, è da considerare un segno di Dio, segno di una santità personale e sacerdotale, segno di una dovizia di doni interiori. "
Non ci può quindi sorprendere questa nota che Germano mi ha fatto pervenire e che integralmente propongo:
DON
AMOS SANTO SUBITO
di Germano Meletti
Il
2013 ci ha lasciato con un evento tristissimo, come la scomparsa di Don Amos
Aimi, parroco di Bastelli, archivista (ed io aggiungo emerito) della Diocesi di
Fidenza e penitenziere (confessore) presso la Cattedrale. Persona di grandi
doti, di grande umanità, di grande altruismo, di grande cultura storica e non, e
poi, diciamolo pure, esorcista.
Sono trascorsi solo undici giorni dalla sua
dipartita, si sono spenti i riflettori delle varie cerimonie tenutesi presso il
Duomo e presso la chiesa parrocchiale di Bastelli, che lui voleva far
classificare Santuario e per questo aveva avviato una petizione popolare con
raccolta di firme per avallare il suo progetto. Ma Don Amos non era solo questo,
del resto mi sembra superfluo ritornare su un argomento ancora fresco per essere
dimenticato e che, tra l'altro, mai andrà nel dimenticatoio per chi lo ha
conosciuto come me.
L'argomento
d'attualità che lo riguarda è invece un altro ed è proprio questo che voglio
affrontare con il duplice scopo di fare informazione e di lanciare un appello:
si vocifera che qualcuno voglia (giustamente!!!) istruire, con documentazione di
fatti avvenuti, un processo di beatificazione.
Uno
stupido, ma non per questo trascurabile, esempio l'ho fatto io in un commento ad
uno dei pezzi che tracciavano un suo ricordo: seppi della morte in mattinata da
Ambrogio, quando ritornai a casa vidi su fidenza-luoghi.blogspot.com un ricordo di Don Amos scritto da Ambrogio Ponzi. Immediatamente volli scrivere anch'io un
commento, fare un altro pezzo mi sembrava di volermi mettere in mostra solo
perché lo conoscevo da 42 anni volendo sovrastare il pezzo di Ambrogio, non mi
sembrava corretto. Scrissi il mio commento nell'apposito rettangolino che
troviamo alla fine di ogni pezzo, una volta dato "l'invio" con sorpresa noto che
mi compare il simbolo di Google ed una scritta in inglese che più o meno voleva
dire così: "errore, messaggio non partito, riprovare più tardi". Una cosa così
da quando bazzico su internet, anche se in modo elementare, non mi era mai
capitata, questo in circa quattro o cinque anni, oltretutto, anche se sono
passati solo pochi giorni, mai mi è successa dopo.
Quando succede una cosa del
genere il pezzo va perso, non rimane una "ricevuta" come quando invii un
messaggio di posta elettronica. Riprovo, riscrivendo e "ricostruendo" a memoria
il tutto, ad inviarlo una seconda volta e poi una terza ed una quarta, ma
inesorabilmente il pezzo relativo al mio commento non partiva. Telefono ad
Ambrogio per chiedere lumi in merito e lui mi risponde: "Fallo anche tu un
pezzo". Mi sono concentrato, seppure al momento ero vuoto come una zucca e sono
riuscito a mettere in piedi qualcosa che ritengo sia stato gradito, visto il
numero di visite conseguito. So che si rischia di cadere nel profano, nella
credulità, lontana dal "credere" vero, ma il mio primo pensiero è andato alla
mano di Don Amos che ha fermato la limitatezza di un commento, spingendomi a
scrivere qualcosa di più completo nei suoi confronti, qualcosa che ne rispecchia
il carattere, la persona e le sue passioni di una vita.
La chiesa di Bastelli |
Presi
uno per uno questi fatti possono alimentare stupide dicerie o miscredenza, ma
messi tutti assieme possono effettivamente riuscire ad avviare una causa di
beatificazione. Quindi se qualcuno avesse beneficiato, in vita o "post mortem",
di simili prodigi ed in essi riconosce la "firma" di Don Amos può scrivere una
lettera con meticolosa descrizione dei fatti, firmarla chiaramente (mai il nome
verrà divulgato se non per volere di chi ha apposto la firma) e consegnarla al
Vescovo (preferibilmente a mano), tante lettere sicuramente non passeranno
inosservate e sotto silenzio. So che le procedure ecclesiastiche non permettono
una santificazione veloce, ma lo dissi in conclusione del mio pezzo su Don Amos
e lo ripeto oggi: DON AMOS SANTO SUBITO.
Germano Meletti
Io rimango convinto che, per quanto riguarda la santità, bisognerebbe lasciare a Dio, più che ai posteri, l'ardua sentenza. Se penso a certi santi cattolici, come Pio V e Bellarmino, mi vengono i brividi, specie se fossi un ebreo o un discendente di Giordano Bruno o di Galileo. Lasciamo fare a Dio quel ch'è di Dio, a cesare quel che gli spetta. Ci sono, ogni giorno, decine e centinaia di sant'uomini e santissime donne, perfettamente sconosciuti al clero ed ai laici, magari anche atei o fedeli di altre religioni, che mai saranno santi, per Santa Romana Ecclesia, apostolica e cattolica, ma che, sicuramente, siedono alla destra ed anche alla sinistra di Dio e dei santi, quelli cattolici e non. Non saranno certo pochi uomini, anche se sacerdotes Dei, a decidere su certe questioni. Don Amos non ha certo bisogno di spintarelle o di approvazioni, per rimanere vivo ed operante, nel cuore di chi lo ha conosciuto, e che ne conserverà il prezioso ed inimitabile ricordo, dentro di sé, e lo trasmetterà ad amici, conoscenti, familiari. Se posso fare un breve commento su quanto ho letto circa l'omelia vescovile pro Don Amos, consiglierei di usare parole più semplici, che possano essere accolte e comprese da tutti, anche dai più semplici ed illetterati. Non tutti possiedono una cultura eccelsa come la mia, che diamine!, che ho pur faticato a interpretare certi ermetismi ed enigmi grammaticali, sintattici e lessicali. Le parole di Cristo erano comprensibili a tutti, sia che fosse Gran Sacerdote del Tempio, come un umile pescatore, contadino o pastore, e i Discepoli di erano degli illetterati analfabeti. Papa Bergoglio docet, specie con quel Suo : Buon pranzo a tutti!, a ricordare il Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
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