Ricordo di Don Amos
Vorrei
esprimere pure io il grande dolore e lo sconforto per la perdita di
Don Amos, ma anche trovare parole di gratitudine verso di lui, grande
uomo di fede e ringraziare il Buon Dio per averlo messo sul mio
cammino.
In
questi giorni mi sento un po’ persa, non riesco a capacitarmi…pur
avendo saputo del suo stato di salute e dell’imminente fine, non mi
sono per niente preparata, il nodo alla gola persiste e spesso le
lacrime scendono. Ho detto tante volte che Don Amos era un
personaggio da clonare, troppo prezioso per perderlo su questa terra.
Mi manca veramente, mi manca il confessore che sapeva capirmi prima
che io parlassi, che ricordava tutto di me, che sapeva farmi ridere e
sdrammatizzava i miei problemi con dolcezza.
Quante
volte ho aspettato inutilmente per ore, in Duomo, per parlare con
lui, sempre assillato da una moltitudine di persone in difficoltà,
che giungevano anche da molto lontano per trovare sicuro conforto, e
quando mi riusciva, il discorso scivolava spesso su argomenti di
storia e di arte, con un entusiasmo contagioso che rendeva molto
piacevole l’incontro e il tempo passava velocemente …e la
confessione rimandata. Gli dicevo spesso: “Don Amos, se vado
all’inferno, è colpa sua!”, e lui rideva e mi rassicurava.
S’illuminava
quando aveva la possibilità di esprimere le sue tante conoscenze o
descriveva qualcuno della miriade di progetti che aveva ancora in
testa; nonostante l’età, era un fiume in piena, per me, però, ci
voleva un registratore per raccogliere e conservare quello che
diceva. Lui aveva una grande memoria e una carica straordinaria, era
una miniera di sapere; io pendevo dalle sue labbra.
Mi
manca e mi mancherà lo studioso di Fidenza e non solo, profondo e
intuitivo, tenace nella ricerca, non sempre capito, a volte
invidiato, che aveva promesso di aiutarmi a rivedere i documenti
dell’abate Zani nell’Archivio Vescovile, per la revisione del
libro a lui dedicato, poiché erano stati solo fatti scorrere in modo
frettoloso, un paio di volte, col Preside Mesolella. Con le sue
grandi competenze, ognuno di quei fogli di carta avrebbe assunto più
valore; ora, sperando che qualcun altro apra l’Archivio, la mia
ricerca sarà sicuramente più arida e più povera.
Avevo
conosciuto Don Amos all’UNITRE, appassionato docente che insegnava
con musica classica in sottofondo. In quegli anni notavo un forte
entusiasmo nelle sue lezioni e nelle sue conferenze che non
riscontravo poi nella sua persona, chiusa e silenziosa. Seppi poi di
tristi vicende famigliari che gli avevano tolto il sorriso.
La
sua disponibilità era proverbiale, lui si dava da fare per tutti,
per qualcuno fin troppo, ma lui era così, quando prendeva una
decisione… non lo fermava nessuno, non ascoltava consigli (lo sa
bene la sorella Roberta), e non pensava più a se stesso.
Ricordo
tutta quella strada fatta insieme per andare a benedire la mia casa
in campagna, o quella Messa sul prato sotto il declivio del Monte
della Croce vicino al Baganza, per commemorare un compagno di caccia
di mio marito, ucciso in una battuta; e tutto con grande amore e
premura, senza chiedere niente in cambio.
Ricordo,
nei primi anni novanta, quando insegnavo a Fontanellato, che mi
rivolsi a lui per una ricerca di Scuola sugli “ex voto” del
Santuario. Avevo saputo che la Curia Vescovile di Fidenza possedeva
un esemplare de l’“Inventario degli oggetti d’Arte in Italia”
(Vol. III, Provincia di Parma) del 1934, su cui erano elencati i
dipinti del Santuario.
Mi serviva la copia di due pagine, in una
delle quali era descritto il quadro riferito al più antico dei
miracoli compiuti dalla Madonna di Fontanellato: la guarigione
improvvisa della gamba di un certo Ugolotti di Borgo San Donnino,
nell’ottobre 1628. Dopo tre giorni di “appostamenti”, verso le
due del pomeriggio riuscii a trovarlo al telefono, appena tornato da
Piacenza. Gli chiesi il favore, lui mi rispose: “Mi faccio un uovo
poi ci vediamo in Vescovado”. Io partii subito, pensando di
aspettarlo là. Quando arrivai, con mia grande sorpresa lo trovai già
con le fotocopie in mano! Rimase poi sul posto. Anche quel giorno,
per amore della cultura e per la sua grande bontà d’animo, il suo
pur frugale pasto era saltato.
Ho
il grande rammarico di non aver potuto collaborare, come mi aveva
chiesto, a scrivere la sua seconda “Storia di Fidenza”. Capitò
una mattina d’estate a casa mia, con la prima stesura del testo in
una busta: “Per favore leggila, poi mi sai dire”. Al mio diniego,
per vera incompetenza e mancanza di tempo, insistette: “Mi basta
solo che descrivi o aggiungi qualche particolare ai quadri e alle
opere d’arte elencate e metto il tuo nome in copertina, insieme con
il mio”. In quei giorni io e mio marito stavamo pitturando in casa,
poi venne il tempo della Scuola e la busta rimase chiusa…
Non
riesco a immaginare la Chiesa di Bastelli senza di lui, l’ha curata
e arricchita in questi anni chiedendo a tutti gli artisti che
conosceva di lasciare un dipinto-preghiera, fino a renderla un
assortimento particolare di forme e colori forse discutibile, ma
sicuramente vivo e sentito dai fedeli.
Sperava
tanto che fosse eretta a Santuario dedicato a Sant’Anna.
Lui
ha inventato, infatti, la “Festa dei nonni”: Gioacchino e Anna, i
nonni di Gesù, ma la cosa non è stata accettata... diversi anni più
tardi l’allora sindaco di Noceto, propose una festa dei nonni in un
altro periodo dell’anno (credo in ottobre), senza alcun riferimento
cristiano ed ebbe successo. Quanta gente Don Amos è riuscito a
coinvolgere con amore in quella Chiesa, anche col “Presepe vivente”
e la “Passione vivente”!
Ho
assistito fin che mi è stato possibile alle sue ultime Messe a
Chiusa Ferranda, dov’era stato “catapultato” alla scomparsa di
Don Capuzzi; anche là tanta gente desiderava incontrarlo, nonostante
l’orario, e lui non si negava, anche se era molto evidente che
stava male. La domenica, senza far colazione, voleva essere presto a
Bastelli, prima della Messa, perché lo aspettavano per le
benedizioni; poi andava a Chiusa, dove qualche volta si è fermato
fino quasi alle due del pomeriggio, ritornava a Parma e di nuovo
indietro alla sera per un’altra Messa e “benedizione di
guarigione” a Bastelli. Il suo fisico, già minato fortemente,
deperiva, ma lui aveva una volontà di ferro e accoglieva tutti con
tanto amore e faceva proprie le altrui pene. A Chiusa ho ascoltato le
sue ultime omelie, sempre più brevi, per la sua difficoltà a stare
in piedi, ma sempre più essenziali e intense, in forte sintonia col
pensiero di Papa Francesco. In una di quelle, dopo il solito
amorevole inchino alla bella statua della Madonna di Caravaggio,
aveva detto che il Signore, in Paradiso, ci prepara un trono tutto
d’oro! La cosa mi stupì.
Ora,
provo a immaginarlo con la preziosa veste di pizzo di quando era
stato ordinato sacerdote (che aveva tenuto in una scatola in fondo a
un cassetto per l’ultimo viaggio), lui che in vita non aveva mai
curato il vestiario o amato la ricchezza (la bellezza, si),
sorridente e gioioso, seduto su un trono d’oro, in un Paradiso
sfavillante di luci (che già, come mi diceva, aveva potuto
pregustare in una visione avuta grazie a Padre Pio), che mi aspetta
per prendermi la testa fra le mani e farmi sentire veramente accolta,
amata e benedetta come sapeva fare solo lui.
Lo
terrò vicino a me con pensiero affettuoso e con la preghiera e gli
parlerò, sicura di un suo aiuto dal cielo, ma mi mancherà
sicuramente fino a quando ci rivedremo e, allora… continueremo il
discorso in perfetta letizia.
Lo
voglio ricordare con queste foto da me scattate il giorno in cui il
Consiglio Comunale di Fidenza gli ha concesso la Cittadinanza
benemerita rendendolo molto felice. Ero riuscita a rubargli un
sorriso. In una è con la sorella Roberta, che tanto ha lavorato per
farlo studiare da prete, e con la nipote Angela.
Fidenza
05/01/14
Mirella Capretti
Condivido pienamente il ricordo della Prof. Mirella Capretti, che idealmente affianco al mio. Proprio nel passaggio dove riferisco "che se gli pestavi un piede, era lui a chiederti scusa per aver messo il suo piede sotto al tuo" sottindendo la questione "Festa dei Nonni" "scippata" da Noceto a Bastelli, oltretutto in collocazione ottobrina asolutamente non peritinente. In alcune occasioni mi affidò l'incarico di scrivere una pagina sull'opuscolo illustrativo della Festa di Sant'Anna, presentando così la Marcia dei Fontanili Memorial Michele Rossi, oggi purtroppo dismessa, cosa che lo addolorò molto. In quelle righe facevo specifico riferimento alla "appropriazione indebita" di Noceto sulla Festa dei Nonni. Egli mi disse di cancellare quel passaggio, rifiutando totalmente la polemica, anche se lui era inevitabilmente dalla parte del giusto. Cara Prof. Mirella Capretti, per tanti fiumi di inchiostro che spargeremo, mai riusciremo a completare il "ritratto" di questo Sant'Uomo, nel vero senso della parola.
RispondiEliminaGrazie di cuore ad Ambrogio per aver pubblicato il mio ricordo e al sig. Germano Meletti per averlo condiviso.
RispondiEliminaSì, è vero, la figura di Don Amos, prete umile e colto, dalla vita sofferta, profondamente devoto alla Madonna, non si può racchiudere in poche righe.
A noi, fortunati per averlo conosciuto, rimane la consapevolezza del grande dono ricevuto e l'emozione dell'accoglienza intrisa di tenerezza che riservava a chiunque si rivolgeva a lui, ancor prima dell'insegnamento di Papa Francesco, che non sfumerà col tempo.