lunedì 12 marzo 2018

Le figure femminili del Palazzo Orsoline

Sabato 10 marzo nel pomeriggio nel Palazzo Orsoline e nel Museo del Risorgimento L. Musini due visite guidate alla scoperta degli affreschi, dei dipinti e delle sculture a soggetto femminile presenti nel palazzo. 
L'iniziativa fa parte del programma di manifestazioni dedicate alle donne coordinato  dall'Ufficio Cultura del Comune e dall'assessore di riferimento Maria Pia Bariggi. 
Mirella Capretti ci racconta tutto compreso il suo entusiasmo.

LE FIGURE FEMMINILI DEL PALAZZO ORSOLINE


Vorrei esprimere tutta la mia gratitudine anche a Isabella, che con tanta passione, ogni tanto si offre come guida amorevole nel Palazzo delle Orsoline dove lavora, di cui conosce e fa apprezzare ogni angolo, anche il più nascosto. 
Sabato scorso ha aspettato i convenuti all'ingresso della Biblioteca per accompagnarli a scoprire, grazie alla settimana dedicata alla "Festa della donna", la figura femminile nei dipinti e nelle sculture dentro e fuori l'edificio.
Si è presentato un bel gruppetto di donne, e pure tre maschietti hanno fatto onore all'iniziativa!

La "lezione ad alti livelli", poteva essere spalmata sicuramente su un intero pomeriggio, vista la sua bravura e le descrizioni fatte con dovizia di particolari e di riferimenti storici veramente interessanti e curiosi.
Dall'ingresso monumentale con l'altorilievo dell'Immacolata, patrona delle Orsoline, scolpita da Giovanni Rossi in un ovato sopra lo stemma di Francesco Farnese, con tutti i suoi attributi (corona di dodici stelle, panneggi svolazzanti - da passo dell'Apocalisse - , mano destra al petto, piede su falce di luna calante, serpente, angeli), ci ha accompagnati allo scalone imperiale o a forbice, prestigioso passaggio, appena restaurato, per la Biblioteca e il Museo del Risorgimento. 


La struttura nata sopra le fondamenta della Torre Salvaterra fatta saltare in aria dalle Orsoline (ne rimane il ricordo nel nome del Vicolo) è imitazione di quella della Pilotta di Parma, di origine spagnola.
Qui la figura femminile non si vede, ma si immagina: un statua della Madonna, sicuramente, nella grande nicchia decorata con fiori e racchiusa da una grande conchiglia, altro attributo di Maria: "La conchiglia perfetta che ha prodotto la perla perfetta".


Solo donne, per quasi un secolo - dal 1735 al 1805, anno della soppressione - a salire e scendere queste scale dai bassi gradini, tra pareti e soffitto affrescati, dove sorprende una finestra dipinta a "trompe l'oeil" (nel '700 l'illusione era di moda), con un Cristo benedicente, racchiuso in una cornice a rilievo ovale, che attendeva in alto: le Suore e le educande.
In fondo al lungo corridoio del primo piano, ricoperto di dipinti di Oreste Emanuelli, che è un peccato attraversare di fretta, Isabella ci ha illuminato sull'affresco di Maria Maddalena pure in un ovato (forse dipinta per ricordare il nome di una delle sorelle Pallavicino, committenti dell'edificio, l'altra era Anna Giacinta). Raffigurata secondo un Vangelo apocrifo che la identificava come prostituta (probabilmente invece donna ricca, visto che ha unto i piedi di Gesù col nardo, un profumo costosissimo e li ha asciugati con i suoi lunghi capelli), e dopo la morte di Gesù e la prigionia in Francia, ritiratasi nel deserto in eremitaggio, qui appare inginocchiata, con le mani giunte verso il libro aperto appoggiato alla croce e il teschio, sulla roccia, rivolta indietro ad ascoltare gli angioletti. Nel terreno spoglio, il vasetto del profumo, e rametti d'edera, altro simbolo cristologico.
Sopra la porta della parete destra ci ha fatto notare la scritta "Prigione" in un rettangolo: è riferita alle stanze dove venivano incarcerate le donne quando il Collegio, nel periodo napoleonico, è stato requisito come ricovero di mendicità femminile.


Nel Museo del Risorgimento, nella prima sala ci ha raccontato le storie di vita delle donne di Napoleone, ritratte in incisione: la prima moglie Giuseppina vedova Beauharnais, sua figlia Ortensia (avuta dal primo marito) e divenuta figlia adottiva del Corso, Maria Luigia, seconda moglie, imperatrice dei Francesi, poi Duchessa di Parma (nel pregiato ritratto inciso da Giovanni Rocca e nella statuetta bronzea).
Di Maria Luigia in particolare, ci ha ricordato le opere caritatevoli, come l'Ospizio per le ragazze madri, una rarità a quel tempo, insieme al Codice Civile da lei adottato che era quello più in avanguardia di tutta l'Europa (ai bambini che rubavano non potevano più essere tagliate le mani, i patrioti non venivano più fucilati, ma imprigionati, e poi libertati con la scusa di un'amnistia...).
Anche l'ultima duchessa Luigia Maria Teresa di Borbone, soprannominata per la mole "la Gigiassa", rimasta vedova fece opere buone (scuole, strade ecc), ma, soprattutto, all'inizio della II^ Guerra d'Indipendenza, per evitare un inutile spargimento di sangue, sciolse l'esercito del Ducato dal giuramento di fedeltà.
Ecco, mi viene da pensare: donne così al posto di certi capi di stato, nel tempo..., la storia sarebbe stata diversa? E oggi...?
Nella sala più grande del Museo, Isabella ci ha indicato il soffitto dove Giuseppe Barbieri (il monaco che ha decorato anche il Palazzo dei Gesuiti), ha affrescato l'Assunzione di Maria in cielo, con il corpo, secondo il Vangelo apocrifo di Giuseppe D'Arimatea, e con Eva tra i santi - qui in parte perduta -  riprendendo la cupola del Correggio di Parma.
Il pezzo forte della sala, una vera rarità, l'Album dei Mille di Alessandro Pavia (quante preziosità abbiamo nascoste tra le mura degli edifici fidentini!), di cui esistono solo sei esemplari, era stato aperto per l'occasione nelle pagine dove appariva tra le "carte de visite", la foto della vivandiera Balli, una delle due donne che hanno avuto l'onore di essere ricordate insieme ai garibaldini; l'altra era Rosalia Montmasson, moglie di Crispi.
Passando per una scala nascosta dalla cui finestra si vede il tamburo della cupola di San Michele, e che presenta in alto un curioso e misterioso balconcino ad angolo, sorretto da tre grossi modiglioni a voluta (piccola vedetta?) siamo arrivate alla stanza sopra la Cappella da cui la Badessa seguiva la Messa.
Visione straordinaria dalla piccola tribuna, nonostante il diverso uso del luogo di culto, dove si può ammirare la lunetta sotto la cupola dell'abside con l'affresco delle virtù teologali nelle figure di due donne: quella di sinistra che esprime la fede nel bianco del vestito e l'ancora di salvezza, e la speranza nel mantello verde, quella di destra che rappresenta la carità o amore con il cuore ardente in mano e il bimbo che prende il latte.
Grazie Isabella!
Mirella Capretti

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