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mercoledì 19 dicembre 2018

L’arte nei lager nazisti



Martedì 18 dicembre 2018 presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma 
è stato presentato il libro L’ARTE NEI LAGER NAZISTI: memoria, resistenza, sopravvivenza. Pittori militari italiani internati in Germania. 1943 – 1945 della professoressa Paola Cintoli (Palombi editore, 2018).
Un libro d’arte con immagini di pitture realizzate durante la prigionia da vari internati militari pittori nel Lager nazisti, commentati e con riferimenti sui singoli artisti ripresi dall'autrice. 
Largo spazio è dedicato all'esperienza pittorica del Pittore Ettore Ponzi, 25 opere sono state riprodotte e commentate dall'autrice. In questi ultimi due anni ho fornito tutti gli elementi conoscitivi di cui ero in possesso. Ringrazio quindi la Prof.ssa Paola Cintoli che ha portato a conclusione un lavoro di cui conosco sia le difficoltà sia la tenacia con la quale sono state affrontate.         Ambrogio Ponzi
Alla presentazione sono intervenuti Agostino Bistarelli - professore Storia contemporanea Giunta Centrale per gli Studi Storici, Marta Nezzo - professoressa Fonti e metodologia della Storia dell’arte Università degli Studi di Padova e Giuliana Tomasella - professoressa Museologia e Storia della critica d’arte Università degli Studi di Padova, ha coordinato e concluso Luciano Zani - professore Storia contemporanea Sapienza Università di Roma. L'iniziativa è stata patrocinata e curata dall'associazione  ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati Nei Lager Nazisti)



Il libro
L’opera affronta da una prospettiva insolita – quella dell’arte –, l’internamento dei 650.000 militari, catturati dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, deportati e rinchiusi per venti mesi nei lager nazisti con la qualifica di Internati Militari Italiani, per aver rifiutato, nonostante le continue minacce e le terribili privazioni, di continuare la guerra al fianco dei tedeschi  e di aderire alla Repubblica di Salò.
L’intento del lavoro, che si caratterizza per un intreccio di storia e storia dell’arte ed è frutto di una ricerca presso enti pubblici e collezioni private, è stato quello di raccogliere in un unico corpus le vicende umane e la produzione figurativa di quegli artisti, i quali, nello squallore di una condizione degradante, al di fuori del mondo civile, hanno avuto la forza di reagire e sentito l’esigenza di esprimersi per raccontare la loro dolorosa esperienza. Le loro opere hanno saputo interpretare sentimenti comuni di dolore, protesta, speranza in una situazione di abbrutimento e disperazione,disadattamento ed estraneità. I loro segni scarni e tormentati rivelano la volontà di opporsi alla sopraffazione nell'unico modo possibile, una straordinaria capacità di difesa dell’individualità e dell’identità, la fermezza nel dare a quella drammatica esperienza un valore di resistenza − “l’altra Resistenza” – affermando silenziosamente i valori e la dignità di esseri umani nei confronti della spersonalizzazione e dell’intento di annullamento del sistema concentrazionario.

L'autore
Paola Cintoli, già ricercatrice presso l’Istituto di Scienze storiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, poi docente nelle Scuole Superiori, risiede a Roma.
Sugli Internati Militari Italiani ha pubblicato il volume “Il ritorno da Schokken, lager 64/Z. Il diario  del gen. Giuseppe Cinti. Una voce della Resistenza senz’armi”,  Bibliotheka Edizioni, 2015; il saggio  Gli Internati Militari Italiani (IMI) nei lager nazisti: una “Resistenza senz’armi”,  presso la “Rivista di Studi militari”,  dell’Università di Bologna, Patròn Editore,  2017; l’articolo Tre ufficiali internati a Flossenbürg, sulla rivista dell’A.N.E.I. “Noi dei lager”, n. 3-4 Luglio – Dicembre 2016.

3 commenti:

  1. Impariamo a ricavare perle dalle lacrime. Nulla accade per caso e nulla esiste che non debba dare frutto. Proprio quando tutto sembra perduto, dal profondo dell'Uomo possono emergere le risorse per rinascere, tornare a vivere e donare.

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    1. Beh, Marisa, non so che penserebbero del tuo commento, tanto per fare solo due esempi, Primo Levi e Liliana Segre.

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    2. Caro Franco so bene che il Male è male comunque e che la sofferenza non si può discutere perchè è personale ed affonda nel profondo dell'essere individuale, ma purtroppo i fatti esistono, le nefandezze della Storia sono innumerevoli.
      Per mia scelta e sensibilità e per rispetto cerco di stare lontana da proclami che entrano nell'intimo dei sentimenti per cui non mi sento di giudicare l'atteggiamento di Primo Levi e di altri come lui che hanno subito l'umiliazione, la distruzione di se stessi, che sono stati travolti e calpestati da uomini nati nudi come loro.
      Come però ci schieriamo con le vittime che sono state sopraffatte , perchè non riconoscere che qualcuno ha vinto su tanta barbarie e si è ritrovato Uomo?

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